In Puglia, dove la salute nasce e si coltiva a tavola, la difesa delle specificità territoriali, a partire dai prodotti agroalimentari, passa anche a soprattutto attraverso la tutela dei "macchinari" che quei prodotti fanno arrivare sulle tavole pugliesi, da millenni: gli ulivi di Puglia. Così non stupisce affatto che il convegno organizzato stamattina per Agrimed si sia concluso con un annuncio in tal senso del presidente Nichi Vendola e dell'assessore al ramo Dario Stefàno: il prossimo varo di un provvedimento regolamentare, collegato alla legge regionale sulla tutela degli ulivi secolari, che ne impedisce la potatura a fini ornamentali, in modo da reprimere una pratica diffusa ma inopportuna, perché irrispettosa della dignità degli alberi e della storia del territorio.
Un'anticipazione che ha costituito la logica conclusione del convegno, titolo "Qualità, sicurezza e salute: il valore aggiunto dei prodotti agroalimentari di Puglia", tenutosi oggi presso il Salone Agrimed della Fiera del Levante. Un appuntamento preso letteralmente d'assalto da un pubblico desideroso di ammirare da vicino la bella Alessia Filippi, ventiduenne romana campionessa mondiale di nuoto, e di ascoltare i consigli del nutrizionista Giorgio Calabrese, consulente scientifico della Rai e della Juventus, notizie sulle normative vigenti da Silvio Borrello, direttore generale del dipartimento Sicurezza alimenti e nutrizione del Ministero della Salute, le novità della ricerca in campo alimentare di Fabio Arnesano, ricercatore presso la Facoltà di Farmacia dell'Università di Bari, l'ironia e gli aneddoti di un pugliese doc, mai dimentico delle tradizioni, come il professor Michele Mirabella, conduttore e animatore della tavola rotonda.
I saluti del sindaco di Bari Michele Emiliano, che ha ricordato come i pugliesi siano "il popolo che ha strappato la terra alle pietre. Un popolo dalla testardaggine mite che per sollevarsi dalla fame ha deciso di sfondare l'orizzonte, con il lavoro e con il sangue. Creando un core-business che ancora costituisce il principale biglietto da visita della Puglia". E il principale strumento di rilancio dell'economia pugliese, ha proseguito l'assessore Stefàno. Perché la Puglia vanta uno straordinario patrimonio agroalimentare, ricco come quello di pochi altri territori: 9 DOP riconosciute tra olio extra-vergine, formaggi, pane e ortaggi; 3 IGP riconosciute (Clementine del Golfo di Taranto, il Limone femminello del Gargano, l'Arancia bionda del Gargano) e una in protezione transitoria per l'Uva di Puglia; 26 DOP e 6 IGP per i nostri vini pugliesi riconosciuti ed apprezzati ormai in tutto il mondo. A questi riconoscimenti vanno aggiunti 220 prodotti tradizionali riportati nell'Atlante dei prodotti tipici agroalimentari di Puglia, che, seppure non ancora ufficialmente censiti in base ad un protocollo di produzione, "rappresentano però una tipologia di produzione interessantissima, capace di promuovere anche le più piccole realtà imprenditoriali e, con esse, di innescare processi di sviluppo per i singoli sistemi".
Proprio per la vastità del settore, accanto ai traguardi indiscutibilmente raggiunti, molto resta ancora da fare per dare alla Puglia un comparto strutturato e moderno, in grado di cogliere le opportunità dell'apertura dell'Area di Libero Scambio del Mediterraneo, nel 2010. Il sistema agroalimentare pugliese non è però ancora riuscito a valorizzare appieno le proprie specificità, né a dotarsi di un percorso fruttuoso di collaborazione pubblico-privato, ha spiegato ancora Stefàno. Per questo "il nostro governo regionale ha inteso da tempo facilitare i processi di innovazione messi in atto dai produttori pugliesi, incentivandoli significativamente sui percorsi di aggregazione, perché solo così si attrezza il sistema delle imprese ad affrontare le sfide di un mercato globalizzato (e purtroppo senza regole) che ci sottopone anche alla concorrenza sleale di prodotti provenienti da aree terze, spesso spacciati per pugliesi". Dopo tre anni di lavoro, si sta infatti definendo il riconoscimento di 4 distretti produttivi (2 distretti di filiera – florovivaismo e mare – e 2 distretti di comparto – il distretto agroalimentare di terra d'Otranto e quello della Daunia) "che potranno fungere da utile strumento di aggregazione sulla progettazione di sistema, mediante l'individuazione di azioni sinergiche da svolgere per la crescita del sistema distrettuale e agricolo in generale".