Il Rapporto Eurispes-Coldiretti stima che il volume d’affari complessivo dell’agromafia sia quantificabile in 12,5 miliardi di euro
La criminalità organizzata è riuscita nel tempo a consolidare e, in taluni casi, rafforzare il proprio status di grande holding finanziaria, in grado di operare, seppur in misura differente, sull'intero territorio nazionale e nella quasi totalità dei settori economici e finanziari del Sistema Paese, con un giro d'affari complessivo stimato dall'Eurispes in circa 220 miliardi di euro l'anno (l'11% del Pil). Oltre 1,8 milioni di tonnellate di grano duro sono entrate nel 2010 in Italia, di cui il 56,5% con destinazione Bari; circa 2.000.000 quintali di olio, quasi pari alla produzione regionale, importati ogni anno per essere miscelati con quello del nostro territorio, mentre sfuggono ad ogni possibile calcolo le importazioni di olio - non di oliva - che si trasformano nel prezioso oro pugliese, così come dimostrato dall'ottima attività investigativa del Comando NAS di Bari; solo a Foggia nel 2010 sono arrivate 515 tonnellate di pomodoro preparato; oltre 86 milioni di quintali di latte, cagliate ed altri derivati importati in Italia annualmente, di cui circa 1.600.000 provenienti soprattutto da Germania, Repubblica Ceca, Austria, Ungheria, Slovenia e Francia, giungono direttamente ad oltre 50 aziende lattiero-casearie pugliesi.
Sono i numeri drammatici del mercato parallelo di prodotti agricoli provenienti da migliaia di chilometri di distanza, spesso sofisticati, spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, per cui viene illegalmente utilizzato il marchio ‘made in Puglia', a danno dell'imprenditoria agricola pugliesi e dei consumatori. "È indispensabile evitare che continuino ad essere secretati – ha chiesto il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, in apertura del convegno alla Fiera del Levante - i dati relativi alle importazioni dei prodotti agricoli nei nostri territori, addirittura nei confronti degli Organi di Controllo. È, inoltre, assolutamente necessario che l'attività di controllo sia accompagnata da un sistema sanzionatorio più rigido che preveda, per coloro che si macchiano di reati contro la sicurezza alimentare, pene pecuniarie molto elevate fino ad arrivare alla detenzione e alla confisca di beni mobili ed immobili che, come già avviene per i beni sottratti alla criminalità organizzata di stampo mafioso, potrebbero essere assegnati a cooperative e/o associazioni onlus per la produzione, la trasformazione e la commercializzazioni di produzioni agricole ed agroalimentari tipiche di qualità".
In agricoltura, i principali reati che vengono attribuiti alle associazioni mafiose vanno dai comuni furti di attrezzature e mezzi agricoli all'abigeato, dalle macellazioni clandestine al danneggiamento delle colture, dall'usura al racket estorsivo, dall'abusivismo edilizio al saccheggio del patrimonio boschivo, per finire al caporalato e alle truffe, consumate, a danno dell'Unione europea. In particolare la Puglia è al quinto posto della graduatoria nazionale per finanziamenti illecitamente percepiti, pari a 1.043.798 e per finanziamenti indebitamente richiesti, concessi e non ancora erogati, per 158.790 euro.
"La Puglia è una delle Regioni maggiormente esposte ai crimini in materia agroalimentare – ha incalzato l'Assessore regionale alle Risorse Agroalimentari, Dario Stefàno - poiché vanta un sistema produttivo agricolo considerato affidabile, capace di produrre in qualità e sicurezza alimentare. Il brand Puglia evoca gusto, qualità, sicurezza e quindi si presta più di altri alle imitazioni. Su questi temi la UE si è sin qui dimostrata troppo poco incisiva ed in ritardo, con un quadro regolamentare e normativo a maglie troppo larghe, che ha penalizzato proprio chi ha una tradizione da difendere. Sul tema della lotta alle agropiraterie si deve fare molto di più, ma le Regioni non possono continuare a restare sole".