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Data: 11/09/2010 - Ora: 16:51
Categoria:
Cultura
Una serata all'insegna di vedute originali e senza condizionamenti
"Da noi hanno fatto una manovra tagliando sui servizi e a me, che sono certamente abbiente, non hanno chiesto una lira in più. Io - ha alzato la voce Scalfari - voglio pagare più tasse. Lo Stato deve tassare i patrimoni oltre un certo livello e ridurre le tasse sui redditi". Gli applausi della sala d'Enghein del Carlo V a quel punto erano scroscianti. E' stata una serata entusiasmante malgrado l'argomento riguardasse essenzialmente i barbari e l'imbarbarimento dei nostri giorni. I due giornalisti a confronto, Mieli e Scalfari hanno saputo regalare punti di vista e opinioni certamente orginali e per nulla viziate da condiziomenti alcuni, com'è nel loro naturale DNA. SeppurPaoloMieli, allievo di Eugenio Scalfari, su molte cose divergeva dal maestro, era interessante vedere come le opinioni fosserovalide entrambe edentrambi i protagonisti coglievanoi diversiaspetti delle situazioni senza snaturarle. I barbari, per esempio secondo Scalfari hanni infiacchito la vita politica italiana mentro per Mieli questo era motivo di contaminazione, di crescita, di confronto.
Poi il discorso si sposta sul personale. Mieli non rinuncia a intervenire sulla polemica legata alle case editrici di proprietà del premier e chiede: "Perché non lasci l'Einaudi?". Scalfari riepiloga quanto già espresso sulle colonne di Repubblica: "Il management della casa editrice è rimasto legato all'impostazione iniziale di una azienda culturale che ha formato tre generazioni di italiani. Quelli che decidono sui libri, dopo questa polemica nata sulle pagine di Repubblica, si sono rafforzati e se non dovessero essere più liberi si dimetterebbero, e io insieme a loro me ne andrei". Poi Scalfari lancia la stoccata finale. "E tu Paolo, perché non ti dimetti dalla Rcs la cui maggioranza è nelle mani di imprenditori berlusconiani?". Paolo Mieli spiega che non tutti in Rcs sono dalla parte del presidente del Consiglio. Il tempo è finito, rimane una manciata di minuti per le domande del pubblico e di un lungo applauso che conclude l'incontro.
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