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Gli effetti dell'eruzione del vulcano Eyjafjallajokull sulla qualità dell'aria nel Salento

Data: 04/05/2010 - Ora: 11:19
Categoria: Cultura

Gli effetti dell'eruzione del vulcano Eyjafjallajokull sulla qualità...

Una ricera del Dopartimento di Fisica

Uno strato stabile di particelle submicrometriche sino a tre/quattro chilometri di quota: è l'effetto dell'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull sul Salento. Lo ha stabilito una campagna di misure in corso presso il Dipartimento di Fisica dell'Università del Salento, i cui primi risultati saranno presentati domani, mercoledì 5 maggio 2010, nell'ambito della conferenza internazionale European Geosciences Union General Assembly 2010, in corso a Vienna dal 2 al 7 maggio. Una sessione speciale della conferenza sarà infatti dedicata a illustrare gli effetti dell'eruzione del vulcano sulla qualità dell'aria nelle diverse regioni europee, per poter definire le possibili conseguenze sul clima futuro. A partire dal 20 aprile, presso il Laboratorio di Aerosol & Clima coordinato dalla professoressa Maria Rita Perrone, sono state effettuate misure con diversi strumenti, tutti installati all'interno del campus Ecotekne, per ben caratterizzare gli effetti dell'eruzione sulla qualità dell'aria del Salento. Le misure con il sistema Lidar, effettuate nell'ambito della rete europea Earlinet, hanno rilevato la presenza di uno strato di particelle sino a tre/quattro chilometri di altezza molto stabile, che persiste dal 20 aprile anche se la concentrazione tende a diminuire.

Le misure effettuate con il fotometro solare, nell'ambito della rete mondiale Aeronet gestita dalla Nasa, hanno dimostrato che le particelle predominanti sono essenzialmente sub micrometriche come quelle dovute alla presenza di solfati e composti organici. Le misure effettuate al suolo con lo spettrometro dimensionale e i campionatori di PM2.5 (particelle con il diametro aerodinamico minore di 2.5 micron) hanno dimostrato un buon accordo tra le proprietà dimensionali delle particelle raccolte in quota e quelle al suolo. Comunque, le concentrazioni medie giornaliere di PM2.5 si sono attestate intorno a valori tipici (20-25 µg/m3) monitorati presso il Dipartimento di Fisica.

Questi ultimi risultati sembrano indicare che l'eruzione non abbia influito in modo significativo sulla concentrazione in massa del PM2.5, come è naturale aspettarsi dal contributo di particelle submicrometriche. Le analisi chimiche sui campioni raccolti permetteranno però di evidenziare i possibili effetti della nube vulcanica sulla composizione chimica delle particelle campionate e quindi sulla loro nocività per la salute dell'uomo. Le particelle di PM2.5 (polveri respirabili) sono infatti in grado di penetrare nel tratto inferiore del sistema respiratorio, dalla trachea agli alveoli polmonari.

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