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Data: 05/06/2025 - Ora: 11:10
Categoria:
Cultura
Domenica prossima la Chiesa celebra la Pentecoste
Primavera strana quella che ci si è data quest'anno! L'aria umida, talora tiepida, quasi
sempre uggiosa sembra precedere la stagione autunnale; anche il nostro fisico prova
disagio: influenze, raffreddori, malesseri vari ci isolano... siamo provati, stanchi!
Speravamo di goderci un po' di giornate terse, profumate di mimosa e di umano
vigore, ma dobbiamo constatare che anche la meteorologia risente della tristezza
umana che ci attanaglia. La domanda che ci si propone più volte al giorno è la
seguente: -Abbiamo forse stancato lo Spirito Santo, nostra fiducia, saggezza e gioia
di vivere? Incapaci di riceverLo nelle nostre giornate, Lo abbiamo follemente
riconsegnato Dio Padre?-
Che tale condizione malaugurata sia possibile ce lo confermano la cronaca nera e la
mancanza di senno con cui molte famiglie consentono ai figli minori di organizzarsi
le ore notturne, lontani da casa.
In occasione dell'Ascensione abbiamo definito "Amore" lo Spirito che unisce il Padre
al Figlio. E, di Amore, abbiamo bisogno tutti per vivere. Se c'è un augurio che oggi
mi sento di fare a noi è che la "vita primaverile" (al di là delle stagioni climatiche)
esploda nei nostri cuori, ancor prima che nell'habitat nel quale viviamo. La Solennità
cristiana che ci attende, per offrirci forza d'animo e speranza, è la Pentecoste: siamo a
cinquanta giorni della Pasqua e Gesù sta preparando i Suoi al distacco! L'Unigenito
tornerà, a breve, presso il Padre Suo e nostro, ma non lascerà "sola" la chiesa
nascente; invierà infatti sugli Apostoli e sul primo nucleo di fedeli credenti un altro
"Paraclito" (= Consolatore), il Quale li confermerà nella fiducia, nella fedeltà alla
Parola e ai valori del Vangelo, annunciati dal Cristo.
Conosciamo poco lo Spirito Santo soprattutto non Lo lasciamo operare in noi, per questo non riusciamo a mettere
la nostra vita a disposizione degli altri, bisognosi di conforto e di serenità nelle loro esistenze quotidiane meste. Non abbiamo imparato a relazionarci col "dolore" elemento partecipe della "condizione umana" perché ignoriamo il Vangelo. Proviamo
allora, insieme, a impetrare oggi, con fiducia, la presenza del Paraclito sulla nostra e altrui storia... e il nostro Dio, che è Provvidenza, certamente ci aiuterà a inaugurare la tanto desiderata "Primavera" della nostra umanità.
Cominciamo col rivisitare, con gratitudine e meraviglia, l'Evento della Pentecoste sulla prima
Comunità Cristiana, preghiamo con desiderio e diventeremo anche noi "testimoni" autentici del
Risorto.
In attesa dello Spirito
... salimmo nella stanza
sopra il Cenacolo
e ci mettemmo in preghiera.
Ci ponemmo più in Alto
per andare oltre i ricordi,
che, nella malinconia,
ci legavano a LUI,
al Suo sguardo,
alla voce, alle mani,
che stringevano le nostre,
al Suo incedere eretto.
Gesù ci mancava,
non sapevamo essere felici,
pure era risorto,
Lo avevamo visto.
Non avevamo più motivo
di temere.
Ma non eravamo liberi:
ci tratteneva la fisicità
del nostro affetto!
Da uomini nostalgici
mai saremmo divenuti
gli Apostoli dell'Annuncio!
Quante volte ci eravamo sorpresi
a guardare il Cielo!
Troppo forte sentivamo
il bisogno di riaverLo!
Ce Lo ricordava Maria,
Sua Madre,
nei gesti, nel colore
dello sguardo intenso,
nel modo di congiungere
le mani per implorare Dio.
-Gesù, perché non torni?-
Domanda e preghiera
si fondevano insieme,
mentre attendevamo...
Fu ad un tratto che
la comune implorazione
ci strinse l'uno all'altro.
La Madre, che era al centro,
ci teneva stretti a Sé,
nella più calda comunione.
La stanza tremò,
anch'essa intimorita,
e noi vedemmo un riverbero,
come di fuoco,
sulle sue pareti:
un incendio d'Amore
troppo intenso
per essere contenuto
dal cuore umano.
Le pareti divennero rosse...
Tutti pensammo allo
Spirito promesso!
Una gioia nuova,
profonda, inesprimibile
ci unì in un solo afflato.
Eravamo ubriachi d'Amore,
felici!
Capimmo finalmente:
Gesù più che "con"
era "in" noi.
Ci fissammo l'un l'altro,
come per chiederci:
- Lo senti? -
- Lo vedi? -
- È LUI! -
Il Suo Spirito
ha reso eterno quel momento:
chi di noi è arrivato
al Martirio
ha continuato a vivere
del Suo Amore intenso:
quel rosso fuoco
divenne, nella gioia,
anche il colore
del sangue nostro,
sparso,
nella più intensa
passione, per LUI.
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