Gesù, condannato dai Giudei, viene portato davanti a Pilato perché Lo mandi a
morire sulla Croce. "Tu sei Re?" -domanda al Nazareno Pilato. E il Signore, in catene,
come fosse il peggiore assassino, risponde "Sì, tu lo hai detto. Il mio Regno non è
però di questo mondo; se così fosse i miei sudditi non mi lascerebbero
condannare..."
Riflettiamo, solo per un momento: un omiciattolo, come il procuratore romano,
pavido, che sa di condannare a morte un innocente, ma non osa opporsi per non
rischiare il "posto", spadroneggia la scena: si pone come giudice di Dio. Egli non sa
chi è l'imputato, è vero, sa però di avere di fronte un innocente. Dall'altra parte c'è il
Signore della Storia, che, pur potendo tutto, non si difende... Tace!
La domenica odierna, che chiude l'anno liturgico, festeggia la Regalità di Gesù, Re
Crocefisso, che muore per salvare la nostra povera, misera umanità, che "Pilato" ben
rappresenta. Niente diademi per il nostro Re, ma una corona di spine; nessun
mantello di seta, ma una tunica stracciata e insanguinata, e, al collo, il capestro...
"Signore, ci ami troppo, se non decidi di
abbandonarci alla nostra cattiveria;
siamo duri di cuore tanto che, giudichiamo Te,
che hai già patito una cruenta passione,
ignominiosamente reo di morte;
devi morire appeso tra due ladri ad una Croce,...!
Già per Pasqua, molti di noi, Ti avranno, ahimè,
dimenticato...! Tu lo sai, pure vai
a morire anche per costoro".