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Commento al Vangelo della XXIII domenica del Tempo Ordinario

Data: 02/09/2021 - Ora: 10:19
Categoria: Cultura

vangelo

E’ lo Spirito Santo che offre alla Chiesa primitiva il dono delle lingue

Tutti i sensi di cui siamo dotati sono vere e proprie finestre che Dio ci offre perché
creiamo una vera osmosi fra la nostra interiorità unica e il creato, la nostra persona
irripetibile e gli altri, la nostra umanità e il Divino.
E’ perciò comprensibile la guarigione immediata che Gesù offre al sordomuto che,
con la sua povertà umana, grida il suo bisogno per essere finalmente collocato
all’altezza della sua dignità , nei confronti di Dio e del prossimo. La sua impossibilità
di aprirsi, infatti, al mondo è la sua più grande povertà perché lo chiude alla vita di
relazione, che, nella comunicazione verbale, ha un fondamento insostituibile.
Dio, che, da sempre, conosce il valore unico che ha la Parola (detta e ascoltata)per
l’uomo, ce la dona nel Suo Unigenito Creatore, Vangelo incarnato.
E’ Gesù, Verbo del Padre, Colui che può trasformare la nostra povera vita, dominata
dal limite in kairos: storia di salvezza.


Se noi uomini possiamo aspirare alla nostra cristificazione, troviamo, nell’ascolto, la
prima sorgente di grazia, che ci apre al contatto con l’Annuncio di Gesù, il Solo che
possa trasformare noi, creature, in figli di Dio. Se è vero che l’Ascolto della Parola
coinvolge tutte le nostre facoltà fisiche, psichiche e affettive, dobbiamo però
riconoscere che l’udito ci consente l’impatto iniziale con tale esperienza.
C’è da dire che la chiusura al mondo e alle relazioni, di cui molti oggi patiscono, non
è da attribuirsi tanto all’handicap di cui soffre il pover uomo che Gesù guarisce, ma è
frutto di un tragico egocentrismo che isterilisce il cuore, causando incapacità di
accogliere, ascoltare, farsi voce di quanti vivono intorno a noi e ne avrebbero
"diritto", come nostro prossimo. Per questo tipo di mutismo e di sordità c’è un solo
medico: lo Spirito di Dio, che ci abita, fin dal Battesimo, e che, purtroppo, abbiamo
tacitato, senza renderci conto che ci stavamo autocondannando alla incapacità di
relazioni fraterne vitali.
E’ lo Spirito Santo che offre alla Chiesa primitiva il dono delle lingue (Pietro parlava
nel suo dialetto e migliaia di persone lo ascoltavano nella loro lingua e credettero e
si fecero battezzare) e, ancor prima, la sapienza di Dio a quanti si pongono al servizio
del Vangelo, con la vita e la Parola.
Oggi noi, invece, assistiamo al fenomeno "Babele" : parliamo, sopraffacendoci nella
confusione e senza più capirci.
Apriamoci ad un Ascolto più attento e cordiale della Parola del Signore e,
soprattutto, riveliamo, vivo in noi, Gesù, Verbo del Padre, che vuole farsi conoscere.

Autore: Mariagrazia Camassa

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