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Aggressione al regista Riso. Più che omofobia è ignoranza

Data: 06/10/2017 - Ora: 10:22
Categoria: Cultura

gay

La violenza effettuata ai danni di Sebastiano Riso è una vergognosa macchia non solo verso i gay

Lo scorso 2 ottobre il regista Sebastiano Riso è stato aggredito a Roma "reo" di aver girato il film "Una famiglia" presentato al Festival di Venezia con protagonisti Micaela Ramazzotti e Patrick Buel. Nel film il quale tratta tra le varie tematiche, la possibilità per le coppie omosessuali di crearsi una famiglia con prole.
Il regista ha subìto in ordine cronologico degli insulti prima essere picchiato riportando ferite al torace, zigomo e un edema alla cornea con una prognosi di dieci giorni.
A seguire poche ore dopo le sue dichiarazioni in seguito all'infelice evento sono state: "Ieri sono stato colpito tre volte, sul viso, allo stomaco e all'altezza dello sterno e per tre volte mi sento attaccato: come omosessuale, come regista e come persona. Come omosessuale perché, mentre mi colpivano, mi rivolgevano insulti omofobi. Come regista e come persona perché quegli insulti facevano riferimento a tematiche affrontate nel mio ultimo film, come la possibilità per le coppie gay di formare una propria famiglia, e perché la violenza è stata esercitata contro la mia inclinazione a esprimere me stesso anche e soprattutto attraverso il mio lavoro". Ma, ha concluso il regista "nonostante la paura e la rabia che ancora provo a distanza di qualche ore sono sicuro che continuerò a farlo, come e più di prima".

IL Gay Center ha commnetato cosi l'aggressione:

"Tutta la nostra solidarietà a Riso, questa è solo l’ennesima aggressione a sfondo omofobo che avviene in Italia. Ogni hanno abbiamo oltre 20 mila contatti, al nostro servizio Gay Help Line 800713713, da tutta Italia da parte di utenti che subiscono discriminazioni ed aggressioni in quanto lesbiche, gay e trans"

La violenza effettuata ai danni di Sebastiano Riso è una vergognosa macchia non solo verso i gay, ma anche nei confronti del vivere civile e nel manifestare disappunto o divergenze di idee in maniera pacifica e puramente verbale.
Non si tratta di avere punti di vista differenti sui temi omosessuali quanto nel saperli esprimere nel modo corretto senza sfociarre nelle offese verbali o peggio ancora fisiche.
Queste errate esternazioni sono derubricate con il terminie "omofobia" ovvero quell'atteggiamento che qualifica un'avversione irrazionale nei confronti dell'omossesualità, transessualità e bissesualità basata 1) sul pregiudizio contro queste tendenze sessuali, 2) l'ossessione di diventare omosessuali stando anche solo a contatto che coloro che lo sono.
Tuttavia pur essendo comparata dall'UE al razzismo, l'omofobia non è riconosciuta dal DSM (manuale diagnostico e statistico dei disuturbi mentali) quindi non viene trattata come una malattia clinica.
Considerare l'aggressione al regista come omofoba potrebbe essere improprio poiché l'avversione irrazionale nei confronti di queste persone, con la possibiltà o meno per le coppie gay di adottare bambini, non sono direttamente collegabili : un soggetto può non essere d'accordo con l'idea di "famiglia arcobaleno" senza però essere classificato come omofobo.
Per concludere, derubricare ogni soggetto avverso agli omossessuali a "omofobo" non è corretto: in quanto sarebbe più consono classificarle come "persone violente ed ignoranti", ma non omofobe nel senso stretto del termine il quale al giorno di oggi viene usato in maniera generica ed esagerata.
Questo esempio di generalizzaione di termini potrebbe essere paragonato come un individuo che non è d'accordo nel vedere i bambini che mendicano ai semafori manifestando il disappunto con ingiure, essere ritenuta "razzista" non cogliendo la vera natura della parola razzismo.

Autore: Susanna Conte

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