E' evidente che la democrazia e la partecipazione sono parte minoritaria nei congressi dei moderni partiti politici o delle degenerazioni dei compianti partiti. La parte preponderante riguarda la conquista del potere interno, da ottenere con qualsiasi mezzo. Il caso del Pdl di Lecce è emblematico. Dopo una vita e mezza si celebra finalmente un congresso e il Centrodestra sembra arrivarci nel peggiore dei modi. La base chiedeva, o sembrava chiedere nascostamente e lontano dalle orecchie dei leaders, un maggiore coinvolgimento e una rigenerazione, anche anagrafica, del coordinamento provinciale. Un bisogno impellente, diventato ormai improcrastinabile, dopo anni e anni di commissariamento e di gestione affidata al senatore Cosimo Gallo. Dirigente di partito impegnato 5 giorni su sette a Roma a fare il parlamentare e costretto, pertanto, a condensare nel week end tutte le istanze territoriali del suo partito, da gestire, insomma, nei ritagli di tempo o quando è possibile. Per sottrarsi al part time il Pdl diceva di avere bisogno di un nuovo segretario provinciale eletto da un congresso e quindi pienamente legittimato a guidare il partito a Lecce e provincia. Un coordinatore di nome e di fatto, allora, sposato al partito. Tutto facile in via ordinaria, ma il Pdl leccese ama maggiormente le vie straordinarie, ed ecco che il possibile successore del senatore Cosimo Gallo da Palazzo Madama potrebbe diventare, Saverio Congedo permettendo (seconda mozione del congresso), il presidente Antonio Gabellone da Palazzo Adorno. Un potenziale dirigente di partito chiaramente ancor meno libero e anzi molto più impegnato e distratto da mille cose di un senatore della repubblica. "Per quello che valgono le Province..." dirà qualcuno... Beh molto dipende da come si svolge il proprio ruolo e Gabellone, ad onor del vero, sembra essere un presidente forte in una Provincia debole. Un buon presidente insomma, nonostante tutto. Ma col partito che c'entra? I problemi sono almeno due: la debolezza del Pdl a Lecce e la solitudine dei numeri primi. Che significa che il partito non aveva nessuno ma davvero nessun altro di così qualificato e di così agguerrito, oltre che competente e svincolato da incarichi di governo dal territorio da proporre quale successore di Cosimo Gallo. Ma no. Certo che ce l''aveva. Ce l'aveva eccome. Ma la logica gattopardesca è prevalente in questo Pdl leccese. L'altro problema riguarda l'auto-isolamento per vocazione di chi tutto decide e tutto comanda. Di chi preferisce imporre sempre scudieri e guardie svizzere fedeli, e inclini al "buon senso" di chi tutto decide e tutto comanda. Segno di solitudine e segnale di un pensiero politico crepuscolare. Una scelta imbarazzante per mezzo partito, quella di indicare il presidente della Provincia in una mozione del congresso, che scatena l'ira furibonda degli oppositori interni e mette in crisi la sensibilità di assessori e consiglieri provinciali. Con chi potranno mai schierarsi i consiglieri alla Provincia del Pdl se non con il loro presidente? E abbandoneranno la corrente da cui provengono, il gruppo di una vita (Mantovano e Congedo), gli amici di sempre? Certo, senza dubbio qualcuno lo farà. E i collaboratori di giunta del Presidente Gabellone che faranno? Tireranno la volata al rivale del presidente? Sosterranno la parte avversa? Difficile per molti. Forse per tutti. Il congresso andava fatto perché così si è stabilito a Roma, ma qui in provincia sappiamo fare le cose a modo nostro. Nel segno della libertà e della partecipazione. Nessuno si offenda.