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Data: 01/03/2011 - Ora: 16:04
Categoria:
Politica
Mancano i fondi: passa chi fa domanda prima
Sono oltre trent'anni, infatti, che si parla di favorire con un anticipo della pensione i lavoratori che svolgono mansioni particolarmente faticose, disagiate, che rendono più breve per forza di cose l'arco della vita lavorativa. Ci sono voluti anni per definire la platea dei lavori usuranti; ci sono voluti altri anni per trovare i soldi e mettere nero su bianco le regole. Ma oggi a Montecitorio in Commissione Lavoro si comincerà a discutere lo schema di decreto legislativo messo a punto in modo sostanzialmente bipartisan da maggioranza e opposizione.
È il punto finale per questo annoso problema? Sì, anche se i soldi che sono stati appostati in bilancio permetteranno di mandare in pensione anticipata (di tre anni, a partire dal 2013, a regime) soltanto 5.000 dei 15-18.000 lavoratori «usurati» che secondo le stime dei sindacati ogni anno maturano il diritto. Sono circa 800.000 gli italiani che svolgono un lavoro «usurante». Nella lista ci sono quelli individuati nel 1999 dall'allora ministro Cesare Salvi: circa 360.000 persone che lavorano in miniera, in cava o in galleria, in cassoni ad aria compressa, i palombari, chi lavora ad alte temperature o in spazi ristretti, quelli che trattano l'amianto o il vetro cavo. A questi vanno aggiunti quelli di altre categorie, indicate nel 2007 dall'allora ministro Cesare Damiano nell'accordo sul Welfare con i sindacati: circa 500.000 lavoratori dipendenti con turni di lavoro notturni (almeno 64 notti l'anno); i 90.000 operai addetti alle linee produttive con catene di montaggio; i circa 65.000 conducenti di mezzi del trasporto pubblico.
A regime dal 2013 lo scivolo per anticipare la pensione sarà di tre anni, il che significa che si andrà a 58 anni e non a 61 se si avrà raggiunto «quota» 94 (la somma di età e contributi) anziché quota 97. Fino al 2012 (a partire dal 2008) lo scivolo varia da 1 a 3 anni in base all'età anagrafica e da 1 a 2 anni in relazione alla «quota».
Per i «notturni», 3 anni pieni si hanno con 78 notti annue. Chi va in pensione entro il 2017 deve aver svolto lavori usuranti in 7 degli ultimi dieci anni di attività, dal 2018 servirà almeno la metà dell'attività. Ma attenzione, non ci sono soldi per tutti. Solo 5.000 l'anno saranno i fortunati: potrà andare in pensione prima chi ha maggiore anzianità di servizio, e a parità di anzianità chi ha presentato prima la domanda.
Gli altri dovranno aspettare. Si tratta di una norma concordata da tutti i partiti, che, come chiarisce il relatore - Giuliano Cazzola, Pdl, vicepresidente della Commissione Lavoro - «è stato costruita sull'impianto preparato dal governo Prodi, apportando solo alcune modifiche che nel frattempo erano intervenute». Dunque, «avrà un ampio consenso bipartisan». «Di norme sui lavori usuranti - ricorda Cazzola - se ne parla dal 1980. Sono stati fatti degli interventi parziali, di cui il primo nel 1992, poi nel 1999 dall'allora ministro Salvi, ma ora finalmente si può scrivere la parola fine a questa vicenda».
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