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La difficile situazione lavorativa dei giovani del Salento

Data: 23/11/2010 - Ora: 12:23
Categoria: Politica

La difficile situazione lavorativa dei giovani del Salento

La Cgil annuncia la mobilitazione del 27 "Occorre partire dal lavoro e contrastare il rischio di desertificazione nel Salento CIG nella provincia di Lecce gennaio-ottobre 2010: 8.164.874 ore"

"Mobiliteremo tutto il territorio per riprendere il cammino produttivo in tutti i settori In migliaia dal Salento per la manifestazione nazionale di sabato 27 novembre. Giovani non più disposti a tutto: laureati e ricercatori del Sud beffati senza saperlo. Un impegno che ha visto la protesta di ampi settori della società: dal mondo della conoscenza, a quello del pubblico impiego, per arrivare alla giornata di lotta dei metalmeccanici del 16 ottobre scorso. "Il 27 novembre a Roma manifesteremo per chiedere più diritti e più democrazia, per rimettere al centro il lavoro, la contrattazione, per rivendicare sviluppo, equità e giustizia sociale e per imporre al Governo scelte che facciano uscire il Paese dalla crisi. Il Governo, in questi due anni di crisi economica, non si è preoccupato né dell'emergenza occupazionale, né del rilancio del sistema produttivo: l'unica azione avanzata è stato il sistematico attacco ai diritti del lavoro". Bisogna far ripartire il Paese attraverso provvedimenti sulla ricerca e l'innovazione e con una rapida riforma fiscale, che dia risorse ai lavoratori, ai pensionati e alle imprese, perché possa ripartire anche la produzione interna e non solo l'export.

SULLE SPALLE DEI GIOVANI La politica del governo non ha dato risposte ai lavoratori e ai pensionati e ha di fatto costruito un gigantesco debito. Tutto sulle spalle dei giovani. Giovani, che devono avere delle prospettive e che non possono continuare a vivere nel precariato occupazionale ed esistenziale. Il futuro è dei giovani e del lavoro: è infatti con questo slogan che la CGIL lancia una grande vertenza fatta di proposte concrete per la crescita del Paese e lo fa a partire dalla manifestazione di sabato 27, a cui i lavoratori di tutti i settori, i pensionati, i giovani precari, gli studenti, il mondo delle associazioni e la società civile tutta parteciperanno compatti e numerosi. Da tutta la provincia di Lecce sono in partenza migliaia di cittadine e cittadini: di famiglie, pensionati, lavoratori, giovani che chiedono diritti e lavoro e responsabilità sociale in chi governa i territori e il Paese. Siamo stanchi di sentire solo annunci e slogan privi di sostanza su sostegni al Mezzogiorno e Piani per il Sud. La Cgil fa delle proposte concrete per il Mezzogiorno e chiede che le risorse che ci sono, ma che restano congelate dall'immobilismo, voluto, di questo governo, siano messe in circolazione per la ripresa economica e produttiva dei nostri territori. Il Sud è stato letteralmente scippato di quelle risorse che ne potrebbero fare il motore per la ripresa dell'intero Paese. Faccio solo un esempio: L'informazione sulle politiche attuate dai governi sono spesso veicolate con difficoltà, salvo quando si voglia fare, appunto, mera propaganda, spesso fuorviante e non sempre veritiera. Purtroppo le notizie che interessano una fascia sociale che dovrebbe rappresentare un punto di forza per la crescita del nostro Paese, i giovani laureati e i ricercatori, vengono "beffati senza saperlo", come denuncia in un interessante articolo di questi giorni l'economista Gianfranco Viesti. Beffati mille volte, mentre il governo Berlusconi, nel giro di un anno, dissipa 933 milioni di euro che spettavano ai laureati e ai ricercatori del Sud Italia, provenienti da risorse non utilizzate della legge 488 e, come previsto dalla stessa legge, a loro destinati. Queste risorse, lasciate dal governo Prodi, sono state virate verso spese che nulla hanno a che vedere con la loro destinazione originaria: dagli incentivi per la rottamazione delle auto al finanziamento dell'industria bellica degli armamenti, fino alla illuminazione del Veneto e alla programmazione del Centro-nord. Ai laureati e ai ricercatori del Sud niente. I giovani non sono più disposti a tutto, come ribadisce l'importante campagna nazionale della CGIL diffusa anche nella provincia di Lecce, contro il precariato e le vessazioni che lavoratori e lavoratrici, giovani e altamente qualificati, sono costretti a subire in questo mercato del lavoro che, nella migliore delle ipotesi, li fa scappare via dal Sud e anche dall'Italia.

LE AZIENDE SE NE VANNO, MA NON HANNO PROBLEMI DI PRODUTTIVITÀ Di questo passo, difficilmente l'Italia potrà uscire dalle difficoltà in cui versa: senza l'apporto del Mezzogiorno non c'è futuro per l'insieme del Paese. Ed è dal lavoro che occorre ripartire, facendone il cardine di una nuova politica di sviluppo: un lavoro come diritto e non come concessione. Occorre partire dal lavoro e la condizione è difendere il sistema industriale esistente, contrastare il rischio di desertificazione, darsi un'efficace politica industriale. In Puglia la situazione si sta facendo difficile, fra crisi che investono interi distretti, dal Tac al mobile imbottito, e aziende come Bat, Adelchi, Filanto, Miroglio, Franzoni Filati, dove il recupero dell'attività appare sempre più problematico, anche laddove si vuole seguire la strada della riconversione. La crisi ha aperto crepe anche in settori che sembravano maggiormente al riparo, come quello metalmeccanico. Sono situazioni di crisi, però, che poco e nulla hanno a che fare con problemi di produttività riferita al lavoro. In molti casi le imprese pongono il problema del costo del lavoro, di eccessivo peso del fisco. Così giustificano la delocalizzazione e l'abbandono dei nostri territori. Il piano per il Sud, secondo la Cgil, deve partire da una nuova politica industriale, puntando al potenziamento delle infrastrutture e delle reti, investendo sulla formazione e sulla valorizzazione del capitale lavoro.

SALENTO A RISCHIO DESERTIFICAZIONE INDUSTRIALE Il Salento, che fino a ieri ha rappresentato, insieme alle province di Brindisi e Taranto, uno dei poli industriali più importanti dell'intero Paese, si trova a rischio desertificazione industriale. I dati sulla cassa integrazione, aggiornati al 31 ottobre 2010, confermano questa pericolosa previsione: 8.164.874 le ore totali di cassa integrazione utilizzate nella provincia di Lecce da gennaio a ottobre 2010. 2.490.828 le ore di cassa integrazione ordinaria (Cigo), 2.667.262 quelle di straordinaria (Cigs). L'incremento delle ore di Cigs, tra il 2009 e il 2010, è del 33%. A questo dobbiamo aggiungere il dato, tutt'altro che ininfluente, della cassa integrazione in deroga, che fino al 2009 non pesava più del 10% sul dato complessivo. Le ore di Cig in deroga, nella sola provincia di Lecce, nel 2010 (gennaio-ottobre) sono 3.006.784. Nello stesso periodo del 2009 erano 1.370.636; nel 2008, 49.686. Facendo un salto all'indietro di 5 anni, tra gennaio e ottobre del 2005, la Cig in deroga nella provincia di Lecce impegnava appena 598 ore (dati Inps). Se vogliamo ulteriormente analizzare il dato sugli ammortizzatori in deroga nel Salento, vediamo che nel 2009 sono 1.336.054 le ore autorizzate agli operai, contro i 2.667.707 di ore del 2010: un incremento, per la sola categoria degli operai, del 99,67%. Per gli impiegati c'è addirittura un incremento dell'880,5%: da 34.582 ore nel 2009 a 339.077 nel 2010. Sono numeri che segnano in maniera evidente il momento di profonda crisi in cui versa il nostro territorio. Considerando anche che la Regione Puglia, grazie all'accordo con i sindacati nell'aprile del 2009, ha reso possibile l'estensione di questi ammortizzatori sociali anche a quelle aziende che prima non ne avrebbero avuto i requisiti, ma il cui futuro dipende dall'approvazione del finanziamento previsto per il 2011 nella Legge di stabilità, finanziamento che comunque riteniamo insufficiente sia per i tempi che per l'importo. La crisi è diffusa in tutto il territorio: da Maglie a Casarano passando per Tricase, Nardò e Lecce. Ma in Aziende come Filanto, Adelchi, Palumbo, Colacem, Alcar, Prototipo, gli strumenti a oggi utilizzati, come la Cassa Integrazione, gli altri ammortizzatori sociali e tutte le misure di contenimento in attesa della ripresa, pur importanti, non possono essere determinanti per il futuro di quest'area e di questo territorio.

Casi come quelli della FIAT CNH, il cui rientro dei lavoratori dalla cassa integrazione è stata da alcune voci istituzionali festeggiata pubblicamente come un segnale della fine della crisi nel territorio, dimostrano come si sia del tutto fuori strada. A suo tempo invitammo tutti a una maggiore cautela sui giudizi e oggi, a distanza di pochi mesi, vediamo nei fatti che l'azienda nel Salento non ha dato ancora seguito agli investimenti annunciati di 20 milioni di dollari e ci risulta che ci siano problemi di produzione per la nuova Terna. Non c'è insomma nessun segnale sull'avvio della produzione. Così nell'indotto, l'ALCAR, che ha attivato le procedure di mobilità volontaria, ha anche annunciato il trasferimento di parte dei dipendenti, per giunta molto giovani, in uno stabilimento piemontese. Questi sono segnali negativi, come negativa è la vicenda della manifattura tabacchi BAT di Lecce, che chiude i battenti, in tempi rapidissimi, lasciando un vuoto industriale nel nostro territorio. Il processo di riconversione, di fatto imposta dalla multinazionale, presenta aspetti non condivisibili, perché non danno a nostro avviso prospettive sicure nel tempo di occupazione, né tantomeno di sviluppo nel territorio. L'unica azienda che a nostro avviso ha presentato un piano industriale più convincente e che potrebbe dare maggiori garanzie sul piano occupazionale, è la IACOBUCCI, anche per l'interessamento manifestato per la collaborazione con l'Università del Salento e il centro di ricerca per le Nanotecnologie, ma anche per l'opportunità rappresentata dal distretto aerospaziale di Brindisi.

Per questo spingeremo affinché siano assorbiti in questa azienda il maggior numero di lavoratori possibile. Se ci fosse inoltre la riapertura dei termini per il Decreto legislativo 283/98 che prevede il reimpiego nella pubblica amministrazione dei lavoratori, si potrebbe individuare una ulteriore soluzione nella ricollocazione di lavoratori ai quali riteniamo debba essere evitato un futuro incerto in un'azienda di callcenter. Nel settore delle costruzioni la crisi non ha fatto altro che destrutturare ulteriormente il settore. I provvedimenti del governo hanno: alleggerito le sanzioni per chi viola le norme in materia di salute e sicurezza; depotenziato i servizi ispettivi; depotenziato il Durc (documento unico di regolarità contributiva) che ha permesso di far emergere dal nero oltre 200mila lavoratori dell'edilizia; accentuato il ricorso al massimo ribasso negli appalti. Tra i fenomeni che si stanno espandendo in maniera esasperata c'è quello della partita iva: i lavoratori sono costretti a licenziarsi e aprire una partita iva che consente all'azienda madre di abbattere i costi del lavoro e scaricare tutti gli oneri sul lavoratore che non avendo altra scelta subisce questo ricatto. A Lecce da 2.115 aziende nel 2008 si è passati a 2.212 nel 2009. Nonostante la crisi faccia chiudere molte aziende, il numero di imprese censite in cassa edile paradossalmente cresce. Intanto, tra le situazioni più urgenti ci sono i 250 lavoratori dell'azienda Palumbo, la cui CIG in deroga scadrà il 31 dicembre, e i 36 dipendenti della Petito prefabbricati che vanno avanti con il contratto di solidarietà. Segnali poco confortanti continuano a esserci nel TAC, dove soltanto l'area di Nardò presenta qualche eccezione positiva di ripresa. Stiamo però continuando a portare avanti vertenze difficili, come quella della Filanto, su cui ci aspettiamo la presentazione di un piano industriale. Continuiamo a batterci per la tutela dei diritti dei lavoratori, davanti a vicende delicate come quella dell'Adelchi, su cui è prevista per febbraio 2011 l'udienza sul concordato preventivo.

C'è da aggiungere che, per indicazioni ministeriali, a quasi 1600 lavoratori del Salento, in gran parte del settore Tac, non è stata erogata la mobilità in deroga per gli anni 2007-08, nonostante vari accordi sottoscritti con le istituzioni e gli enti preposti. Un problema grave, che abbiamo posto all'Inps e da cui ci attendiamo risposte in tempi celeri. Se non avremo le dovute garanzie, organizzeremo una forte mobilitazione nei confronti dell'Inps. Un monitoraggio interno alla CGIL ha rilevato che anche in agricoltura si registra un calo consistente delle giornate lavorative nelle campagne: tra gennaio e settembre 2010, rispetto allo stesso periodo del 2009, ben il 23,4% di giornate in meno. Riteniamo che questo dato possa incidere anche sull'aspetto contributivo dei lavoratori creando difficoltà per la richiesta dell'indennità di disoccupazione nei periodi di inattività. Dà da pensare non poco la coincidenza con la scadenza dei termini e il mancato rifinanziamento degli incentivi da parte governo che prevedevano le agevolazioni contributive per le imprese agricole. Ricadute negative sull'occupazione si stanno avendo nel settore della Sanità: a cominciare dalla vicenda del Piano di Rientro della Sanità in cui la Regione si trova a fare i conti con un vero e proprio ricatto politico che coinvolge migliaia di lavoratori interessati dal processo della internalizzazioni; e passando per le prime procedure di CIG in deroga nel comparto sanità privata, settore mai coinvolto prima. Senza dimenticare i 25 mila lavoratori ex Lsu addetti al servizio di pulizia delle scuole, di cui ben 1200 si trovano nella sola provincia di Lecce, la cui già precaria condizione economica con una paga di appena 800 euro al mese, rischia ora di precipitare nel baratro della disoccupazione, a causa dei forti ritardi nell'erogazione dei fondi previsti da parte del Ministero dell'Istruzione. Nonostante i numerosi incontri sindacali, dobbiamo oggi constatare che nulla è ancora stato fatto: il Governo non ha ancora stanziato i fondi che dovevano rientrare in questa Finanziaria. Intanto tutti i 5 Consorzi appaltanti, di cui è capofila il CNS, hanno aperto le procedure di mobilità per i lavoratori.

LICENZIAMENTI AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI LECCE Alla conferenza stampa partecipa anche la Segretaria regionale di Funzione Pubblica della CGIL Puglia, Patrizia Tomaselli, il cui intervento sarà riferito in particolare alla vicenda dell'annullamento delle stabilizzazioni nell'amministrazione della Provincia di Lecce. La CGIL e il Sindacato di categoria Funzione Pubblica CGIL di Lecce condannano fermamente e respingono la posizione assunta dalla Giunta Gabellone che avvia le procedure per il licenziamento dei lavoratori stabilizzati nel 2008 dalla precedente Giunta guidata da Pellegrino. Un provvedimento deciso sulla base di semplici pareri legali e di non meglio specificati pareri ministeriali. Ci chiediamo quale intento davvero ci sia dietro un provvedimento che non guarda affatto "all'interesse generale", come qualcuno della giunta avrebbe dichiarato, ma mette piuttosto in discussione il futuro di quasi 40 lavoratori che, dopo anni di precarietà nella pubblica amministrazione, stavano finalmente iniziando a costruire un futuro più stabile per se e per le proprie famiglie. Vista la gravità dei fatti, la CGIL ha già dato mandato ai suoi legali per valutare non solo la legittimità degli atti prodotti dalla Giunta Gabellone, ma anche i presupposti per avviare le procedure finalizzate alla condanna dell'Amministrazione Provinciale per comportamento antisindacale, ai sensi dello Statuto dei Lavoratori.

UNA GRANDE MOBILITAZIONE GENERALE NEL TERRITORIO La battaglia è quella di dare risposte concrete a tutti i lavoratori e mobilitare tutto il territorio, le forze istituzionali e imprenditoriali per riprendere il cammino produttivo, con la marcia in avanti, in tutti i settori, di questo territorio. Questo significa per noi rilanciare la grande mobilitazione generale del territorio per il lavoro. Sabato 27, dunque saremo tutti a Roma per portare in piazza le nostre rivendicazioni e le nostre proposte concrete.

Autore: Salvatore Arnesano Segretario Generale Provinciale

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