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Data: 17/12/2012 - Ora: 09:29
Categoria:
Economia
Ora il tasso di disoccupazione è ai livelli del 1996.
Escono i primi dati Istat sulla salute dell'Italia e non sono molto incoraggianti. Enrico Giovannini, presidente dell’Istat, per anni responsabile delle statistiche dell’Ocse, parla di difficoltà forte per gli italiani ad andare avanti però una speranza c'è per il 2013, una lenta ripresa anche se con lo zero davanti. L’Italia è tornata ai livelli del 1996, è la tesi di Giovannini, ma oggi più che allora la prospettiva di un posto (fisso, ma anche precario) e di un reddito decente sembra remota.
"Benché si preveda una riduzione del prodotto interno lordo in media d’anno, - dice - si ipotizza che attorno a metà 2013 ci possa essere un ritorno a segni positivi della variazione congiunturale del Pil anche se con lo zero davanti. Ma una ripresa di dimensioni così ridotte non può che avere effetti sulla occupazione molto ritardati.
Una crescita del Pil di mezzo punto all’anno o un punto all’anno sarebbe in gran parte assorbita dall’aumento della produttività. Il progresso tecnico riduce la relazione tra l’aumento del Pil e quello dell’occupazione. E quando c’è una ripresa prima aumenta l’orario pro capite, poi c’è l’assorbimento della cassa integrazione, poi l’aumento delle teste.
Sarebbe superato il collasso? Non proprio.
Se si è evitato sul piano finanziario non può essere ancora detto per alcuni settori produttivi, stando a quello che raccontano gli imprenditori. Molte imprese che operano sul mercato interno hanno retto finora, ma sono ormai allo stremo. Non si sa se possano sopravvivere altri sei mesi in queste condizioni. Le rilevazioni sulla fiducia registrano qualche miglioramento tra le imprese manifatturiere, mentre il terziario e, soprattutto, le costruzioni restano molto negativi. E la nostra economia è fatta all’80 per cento di terziario e per meno del 20 per cento di industria.
In Italia sta avvenendo un fenomeno di riduzione dell’inattività benché il mercato del lavoro sia depresso. Significa che molti, soprattutto ragazzi e donne, si stanno offrendo sul mercato. In aggiunta abbiamo più di un milione di cosiddetti scoraggiati, persone che non provano neppure a cercare un posto, anche se sarebbero disponibili a lavorare.
Storicamente quando il ciclo economico peggiora, il tasso di disoccupazione aumenta ma meno di quello che dovrebbe perché gli scoraggiati escono dal mercato. Il fatto che, invece, in questa fase, in tanti cerchino lavoro nonostante la situazione indica che molte famiglie sono in estrema difficoltà, come indicano i nostri dati sulla povertà. Un brutto segnale.
L’Istat ha dati annuali e trimestrali coerenti sul mercato del lavoro dal 1993. Le serie mensili, quelle che i media commentano di più, sono disponibili dal 2004.
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