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In questa domenica il Maestro divino ci insegna ad essere figli capaci di amare

Data: 03/05/2024 - Ora: 12:05
Categoria: Cultura

gesù

VI Domenica di Pasqua.

Ci riesce difficile accostare tra loro "amore" e "legge" perché il legislatore e anche chi educa spesso
impongono regole comportamentali in modo intransigente e perciò non amabile. Di fatto, invece, Gesù,
riconosciuto "Maestro" da migliaia di generazioni, ha chiaro un criterio performante che la scienza
pedagogica trasmette a genitori e insegnanti. Il bambino, in tenera età, ha bisogno di affetto (per questo il
Signore accoglie i piccoli con tenerezza anche quando possono essere invadenti); il piccino ignora la legge
giacché la sua è l'età dell'anomia, durante la quale, il genitore insegna al figlio piccolo, con tenerezza, solo
le prime regole comportamentali. Verso gli otto anni, la famiglia, insieme con le altre agenzie educative
(scuola, associazioni, gruppi ecc.) offrono al ragazzo leggi più precise da rispettare nella vita sociale, in cui
egli si inserisce. Questa età è detta dell'eteronomia , che comporta per l'educando l'obbedienza ai precetti
del genitore e dell'adulto in genere. Nella parabola del "Padre misericordioso" il figlio che ha poco obbedito
negli anni adolescenziali "non è divenuto autonomo" quindi va via di casa e sperpera tutto finendo col
mangiare, affamato, le carrube, sottratte ai porci.

Quando, invece, il giovanissimo avrà imparato arispettare e a far proprie le regole offerte dal "genitore" (= educatore adulto), godrà di una "autonomia"che gli farà operare scelte di vita per lui stesso soddisfacenti, proficue. Potremmo quindi far riferimento, nel gruppo degli Apostoli, a Giovanni, che il Maestro predilige per semplicità affettiva; sarà poi Giovanni l'unico
fedele, fino in fondo. Spesso noi, erroneamente, confondiamo l'autonomo, colui cioè che vive in armonia
con la legge introitata da ragazzo, con il trasgressivo, separato, dal suo maestro adulto. Chi vive in
opposizione è di fatto poco armonioso nelle sue scelte di vita adulta. Da Gesù, che è il più grande educatore
mai esistito, gli altri educatori hanno enucleato le regole utili per formare le persone di tutte le età. Oggi
purtroppo ignorate. In questa domenica il Maestro divino ci insegna ad essere figli capaci di amare, come
Gesù stesso ha appreso dal Padre Suo, che, amandolo, gli ha chiesto di amare, fino all'offerta di tutto Se
stesso, gli uomini, peccatori. Perciò Amare Dio e i fratelli, per noi, è il primo comandamento: ci viene
direttamente dal "Padre nostro" che ci offre un modello da imitare nel Cristo. Capiamo quindi perché l'odio,
il rancore interpersonale, ed ancor peggio la guerra scatenata tra i popoli, non sono soltanto crimini contro
l'umanità, ma offendono anche gravemente Dio. Ancor peggio coloro che costituiscono costruttori di armi:
strumenti di morte. Gesù, modello di vita universale, ci "ama" e poi ci chiede di "amare"! Spesso noi,
invece, chiediamo ai figli di rispettare il comando del Signore, ma, non essendo testimoni coerenti, creiamo
contrasti dolorosi nei bambini e nei giovani. Se veramente desideriamo creare una società diversa da quella
attuale, cominciamo a vivere e ad educare, secondo il Vangelo; amandoci gli uni gli altri. Questa non è
retorica, è invece l'unica possibilità concreta che abbiamo ancora di salvare il mondo, noi stessi e i nostri
figli.

Autore: Mariagrazia Camassa

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