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Il voto non si vende, ma nemmeno si regala

Data: 02/05/2012 - Ora: 15:09
Categoria: Cultura / Editoriale

Non votare in cambio di favori personali e non regalare il voto a chi chiede senza voler dare sono doveri elettorali

Ogni campagna elettorale, e questa non fa difetto, fa riemergere il problema del voto di scambio, cioè del voto dato a qualcuno in cambio di denaro o promesse di lavoro e di successo. E' chiaro che si tratta, nel peggiore dei casi, di un reato, nel migliore, invece, di una degenerazione della politica.
In questi giorni molti candidati mi hanno raccontato di essere stati avvicinati da cittadini che chiedevano denaro o posti di lavoro, cittadini che non sono stati cercati, ma che si sono spontaneamente presentati, magari nei vari comitati elettorali di Lecce città. Cittadini disperati che, non avendo altre possibilità, credono di risolvere i loro problemi andando a cercare direttamente i candidati. Gente che è nel bisogno che va a trovare altra gente che è nel bisogno, ovvero i politici, i bisognosi di voti.
Anche il momento elettorale è una dinamica relazionale. E' uno scambio. Io ti voto, tu fai. Che cosa non si sa, ma qualcosa dovrà pur fare chi è stato votato. Lo aveva capito perfettamente Silvio Berlusconi quando si presentò con il contratto per gli italiani che doveva sancire un rapporto di collaborazione della durata di 5 anni. Gli italiani lo avrebbero votato e in cambio Berlusconi da presidente del Consiglio avrebbe realizzato i punti contenuti nell'accordo. Regole semplici e comprensibili a tutti.
Certamente resta da chiarire quanto di quel contratto è stato veramente trasformato in provvedimenti reali e quanto invece non è stato onorato. In questo caso però il cittadino italiano non ha avuto possibilità di risarcimento da inadempimento. Ma il principio rimane, perché l'idea del patto ci offre la possibilità di riflettere sul valore e sul significato dello scambio in politica.
Chi pensa di raccogliere i voti per la "sua bella faccia" in realtà è un venditore di fumo (e ne abbiamo avuti già troppi). Oggi la politica ha bisogno di cose concrete che i candidati devono poter offrire. Non soldi per carità, ma progetti e impegni seri, questo si, e soprattutto realizzabili.
Non promesse di lavoro, quindi, che le amministrazioni comunali non possono garantire, perché prive di competenze in materia, non denaro, ripeto, perché reato, ma qualcosa vogliamo pur garantirla ai cittadini che andranno a votare? Quelli che andranno, se andranno, dovranno dare tantissimo di proprio e cioè il voto. La cosa più importante di cui dispone un cittadino italiano, e proprio per questo una cosa da non svendere e da non regalare. Vorrei dire, al contrario, una cosa che possa portare frutto.
Evitiamo allora di prendere in giro i votanti, ma soprattutto tentiamo di impedire che qualche candidato scappi col bottino, che prenda i voti, insomma, e poi vada a fare solo i comodi suoi. Nel rapporto bilaterale ci deve pur essere un dare e un avere. Siamo stanchi dei mendicanti della politica che chiedono, chiedono e non danno mai niente a nessuno, ma tengono solo per sé.
No al voto di scambio allora, ma sì a qualcosa in cambio.
Una prospettiva di vita migliore in questa città, con una politica a servizio del cittadino. Dipendente dal cittadino, rimessa alla sua volontà e ai suoi bisogni. Il prezzo adeguato per il voto di tutti.

Autore: Marco Renna

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