Il Vangelo di Matteo in questa domenica, ci presenta Gesù, che tramite una parabola rimprovera ai capi dei Sacerdoti e agli anziani del popolo le loro gravi responsabilità nell'aver rifiutato LUI, Figlio di Dio, fino a decretarne la morte ignominiosa. Enorme è il contrasto nel racconto evangelico tra la cura che il Padrone (Dio) presta alla Sua Vigna, (antico popolo d'Israele) per renderla fruttuosa, e la malvagità dei contadini affittuari (capi e anziani), che, per impossessarsene, uccidono prima i servi (profeti), inviati dal Padrone a ritirare il raccolto, quindi il suo stesso erede (=il Cristo).
Soprattutto al nostro tempo, risulta attuale l'insegnamento che si propone questa pagina di Vangelo. Viviamo infatti in un contesto in cui la storia, la fede, la tradizione, ci "dividono", fino a divenire causa di conflitto, anche all'interno dello stesso popolo. Non ci è difficile quindi capire l'ostilità che i depositari del giudaismo provano nei riguardi del Messia, venuto a portare a compimento la "LEGGE" mosaica mediante il comandamento dell'Amore e lo svelamento del volto di un Dio misericordioso, compassionevole, padre e amante degli uomini, suoi figli, ai quali offre, per le loro colpe, un perdono inesauribile e l'Eternità. A noi, odierna Vigna del Signore, il Vangelo chiede di portare i frutti richiesti, quali la fiducia in Dio, nostro Padre, in Gesù Cristo, Suo Figlio, ponendoci alla sequela del Quale impareremo a servirci l'un l'altro fraternamente; con particolare generosità, i poveri, gli emarginati, i senza diritti nei quali Gesù ama a configurarsi. Da questi frutti il divino Padrone della Vigna, riconoscerà, in noi, gli amati continuatori della Sua Opera.