In queste ultime domeniche, se ci immergiamo con desiderio nella
comprensione del racconto evangelico, notiamo in Gesù, un’invincibile
volontà di mostrarsi ai Suoi, Risorto, dopo la Passione e morte. Se
accorato è stato, infatti, il dolore del Maestro, nel doversi separare dai
discepoli, ancora più forte vive in LUI la gioia di rivelarsi, ora loro, con i
segni della Crocifissione, resi però gloriosi dalla Sua Resurrezione. Né il
Suo corpo vittorioso è più vincolato dai limiti spaziali (appare qua e là
senza le necessarie dilazioni di tempo). Con pazienza paterna spiega il
senso delle Scritture ai due discepoli che, non avendoLo visto Risorto, se
ne tornano tristi, sulla via di Emmaus; e di questi senza farsi riconoscere si
fa compagno di viaggio, fino a manifestarsi poi loro nello spezzare il Pane,
dopo aver cenato. Suscita però grande timore quando, nel cenacolo, si
rivela, dopo breve tempo, in mezzo agli Apostoli che, nella reciprocità,
condividono, con i due discepoli, tornati a Gerusalemme, l'incontro con il
Risorto. La nuova immediata apparizione del Signore suscita, questa volta,
spavento nei Suoi, che si domandano "È un fantasma?"
E Gesù, paziente e tenero, si fa loro vicino e li invita "Guardate,
toccatemi... sono proprio io in carne ed ossa!"
Poiché però i discepoli sono indecisi, per la troppo grande gioia, il Risorto
chiede loro da mangiare e, con naturalezza, consuma il pesce arrostito
che Gli offrono.
Il Signore, con queste Sue molteplici apparizioni da Risorto, vuole
cancellare, nei Suoi, lo smarrimento provocato dal Suo annientamento,
durante la Passione e la Crocifissione, per renderli, invece, testimoni
autentici e convinti della Sua Resurrezione, presso i loro coetanei, ed
anche presso le generazioni a seguire, nel tempo. Fra queste siamo
annoverati anche noi, resi certi, da quanti Lo hanno visto, che il Cristo,
vero Dio e vero uomo, morto, per noi, sulla Croce, è veramente Risorto.