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Data: 16/04/2012 - Ora: 12:36
Categoria:
Politica
L'Anci Puglia preoccupata della situazione
C'è forte preoccupazione tra i sindaci per la situazione che si va delineando per la finanza comunale dopo il varo dell'Imposta Municipale Unica (IMU) sperimentale da parte del Governo. Nei Comuni regna la confusione dal punto di vista programmatico e contabile. Infatti, emergono difficoltà nell'approvazione del bilancio preventivo 2012 e pluriennale 2012-14 e col passare dei giorni, cresce nelle Amministrazioni comunali, il timore di non riuscire ad assicurare servizi essenziali ai cittadini.
Il Governo non ha recepito le proposte dei Comuni, non ha dato risposte concrete sulle questioni di finanza locale più volte sottolineate dall'ANCI e avallate dallo stesso esecutivo nei tavoli di concertazione, ma, cosa che appare più allarmante, sembra essere distante dai problemi reali dei territori, delle famiglie e delle imprese. Ancora una volta lo Stato sposta il peso della crisi, le difficoltà del paese e le relative responsabilità su Comuni e cittadini. Tutto questo in piena tensione sociale per i problemi legati alla recessione, alla disoccupazione e alla crescente pressione fiscale.
Sull'IMU, il paese si appresta a vivere una situazione drammatica. L'imposta nata e concepita in ottica federalista, doveva semplificare il rapporto con i contribuenti ed essere il principale sostegno all'attività amministrativa dei Comuni. Con il decreto "Salva Italia", viene snaturata, introdotta come sperimentale e anticipata di due anni. Inoltre, il Governo ne sovrastima il gettito per i Comuni, riducendo contestualmente i trasferimenti comunali (circa 2 miliardi di Euro). L'IMU sperimentale diventa di fatto un introito per lo Stato che passa dai i Comuni. Un ulteriore prelievo definito "municipale", ma che non darà alle comunità alcuna "redistribuzione" in termini di servizi aggiuntivi.
In tutto questo i sindaci, ci rimettono la faccia e la credibilità. Diventano esattori per conto dello Stato, di un tributo centrale, gestito e riscosso a livello statale; obbligati ad aumentarne le aliquote, per compensare i tagli alle risorse trasferite dallo Stato e privati della possibilità di ridistribuirne il gettito in servizi a livello locale. L'IMU, è bene ricordare, è una partita che per lo Stato vale oltre 9 miliardi di Euro di entrate, oltre al taglio dei trasferimenti operati ai Comuni per gli anni dal 2012 al 2014. Nel complesso, quindi, i cittadini con l'IMU dovranno alimentare la finanza pubblica per oltre 21 miliardi di Euro.
Oramai la "ricetta IMU" assomiglia sempre più a una maionese impazzita da somministrare ai cittadini. Il caos è totale anche a seguito dei recenti emendamenti concordati dal Parlamento con il Governo. Un groviglio normativo per enti locali e cittadini, un calendario di date assolutamente irrealistico con il quale approvare aliquote e detrazioni, regolamentare esenzioni e adempimenti e versare l'IMU, senza alcuna certezza sul peso che la stessa avrà sulle risorse delle famiglie italiane. In tutto questo i Comuni sono sempre più in emergenza finanziaria: infatti, l'acconto fissato dal Governo a giugno 2012, con le aliquote base e con le rateazioni ipotizzate, porterà ulteriori seri problemi di cassa e di "funzionamento". I Comuni dovranno effettuare anticipazioni di cassa e metteranno a rischio stipendi e servizi primari per i cittadini.
La linea di ANCI Puglia resta nel solco di ridare spirito federale all'IMU, nel senso che il gettito relativo sia assegnato per intero ai Comuni e ciò anche per ridare certezze nelle relazioni tra Sindaci e cittadini. ANCI Puglia a tal proposito è in procinto di varare una campagna informativa con cui spiegare ai cittadini il ruolo dei Comuni nella partita IMU e delle ripercussioni che la stessa avrà sulla gestione delle Città e dei servizi locali.
Poi c'è la questione Patto di Stabilità, lo snodo cruciale da cui passa la crescita e lo sviluppo della nostra economia. I vincoli restano soffocanti per un paese in piena recessione. Gli enti locali, i maggiori committenti di opere pubbliche, non possono pagare le imprese per contratti già sottoscritti e opere in corso, né tantomeno fare nuovi investimenti programmati e magari già finanziati.
Dal Governo non solo non c'è nessun alleggerimento, anzi assistiamo ad un ulteriore quanto inutile inasprimento delle sanzioni per il mancato rispetto del Patto di Stabilità. Il maxi-emendamento al Decreto Semplificazioni approntato dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, prevede l'abolizione della clausola di salvaguardia che fissa la sanzione massima nel 3% delle entrate correnti, reintroducendo la sanzione pari
all'eventuale sforamento di Patto di Stabilità registrata nel 2012. Dal 2013, inoltre, saranno obbligati al rispetto del patto di stabilità, anche i Comuni sotto i 5000 abitanti, le aziende speciali e le istituzioni comunali.
Non comprendiamo le ragioni di tale "accanimento" nei confronti dei Comuni, che sinora hanno lealmente ed efficacemente contribuito agli obiettivi di rigore di finanza pubblica stabiliti dalle manovre finanziare succedutesi negli anni. ANCI Puglia chiede, a tal proposito, che non sia modificato l'art. 7 del D.Lgs. 149/2011 "Premi e Sanzioni".
L'unica nota positiva è che oramai da settimane il Governo, le forze politiche, le parti sociali, finalmente hanno compreso che è assolutamente necessario sbloccare i debiti della Pubblica Amministrazione (Enti Locali compresi) nei confronti delle imprese fornitrici di beni, servizi e lavori pubblici. Secondo stime recentemente elaborate, tale stock di debito nel complesso si aggira sui 100 Miliardi di Euro; il comparto Comuni ne detiene ben oltre 30 Miliardi.
Sempre nel maxi-emendamento sul Decreto semplificazioni viene esteso l'utilizzo della "cessione del credito". Sarà infatti possibile, anche per i Comuni, certificare i crediti delle imprese nella modalità "pro-solvendo", oltre alla classica formula "pro-soluto"; tale possibilità dovrebbe consentire alle imprese di smobilizzare i propri crediti tramite il canale bancario. La soluzione ipotizzata è accoglibile, con tutti i limiti che ha sul rispetto del Patto di Stabilità e anche se toccherà così alle imprese caricarsi ulteriormente del costo di interessi passivi, derivante dalla cessione del credito alle Banche.
A tal proposito chiediamo al Governo, al fine di alleggerire il carico fiscale gravante sugli interessi passivi per le imprese creditrici dei Comuni, che gli stessi interessi siano resi deducibili dalle basi imponibili di IRES e IRAP. Non è etico, né equo che le imprese creditrici già scontano incolpevoli i ritardi della PA nella riscossione legittima dei crediti, ne sopportano maggiori oneri finanziari e sugli stessi, per assurdo, versano imposte gravose quali l'IRES e l'IRAP, che in taluni casi possono raggiungere oltre il 32% di carico fiscale.
Sempre in tema Patto di Stabilità, in questi ultimi giorni circola la bozza del Decreto ministeriale contenente l'elenco ufficioso dei c.d. Enti Locali virtuosi. L'elenco comprende ad oggi solo 143 tra Comuni e Province soggette al Patto di Stabilità; dalle prime analisi effettuate risulterebbero delle distorsioni macroscopiche nel calcolo dei parametri utilizzati. Per gli enti non virtuosi, vi saranno effetti ulteriormente penalizzanti derivanti dall'applicazione della clausola di salvaguardia, con un incremento della manovra sul Patto di Stabilità 2012, dal 15,60 al 16%. Ricordiamo che gli enti che saranno compresi in detto elenco non parteciperanno alle ultime manovre finanziare, con l'ovvio alleggerimento del Patto di Stabilità. La bozza di Decreto ministeriale dovrà essere approvata anche dalla Conferenza Unificata Stato, Città, Regioni, e in tale sede ANCI Puglia auspica che:
- siano chiarite le distorsioni emerse in merito alla corretta individuazione degli Enti Locali virtuosi;
- sia pubblicata anche una sorta di elenco dei "non virtuosi" secondo un apposita graduatoria;
- siano scongiurati gli effetti penalizzanti derivanti dall'applicazione della clausola di salvaguardia.
Il Governo prenda coscienza che i Comuni sono ormai allo stremo. Con i provvedimenti in materia di IMU, tesoreria unica e patto di stabilità rischia di mettere in ginocchio il paese. I tavoli di concertazione non hanno prodotto ad oggi risultati tangibili, sono state sistematicamente ignorate alcune proposte alternative fatte dall'ANCI. Così non si può andare avanti, i sindaci senza soldi non possono amministrare né dare risposte ai cittadini. I Comuni pugliesi sono pronti ad una mobilitazione, proprio il senso di etica e responsabilità verso le comunità amministrate ce lo impone.
Lo ribadiamo all'ANCI Nazionale: serve una forte azione di protesta civile nei confronti del Governo affinché risponda alle priorità degli enti locali, tenendo fede agli impegni presi e puntualmente disattesi.
Autore: Maria Nocera
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