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Data: 23/09/2010 - Ora: 11:33
Categoria:
Politica
"Del resto, dove in Puglia si è già proceduto con le internalizzazioni, per esempio nella provincia di Foggia, abbiamo avuto modo di constatare i risultati positivi di questa operazione"
"Dare una boccata d'ossigeno alle casse della Regione Puglia e restituire dignità a migliaia di lavoratori: sono questi i motivi per i quali il governo regionale aveva intrapreso la strada della internalizzazione del personale precario della Sanità. Due buoni propositi, a dir poco, che il governo nazionale è però riuscito a trasformare nel principale ostacolo che gli ha impedito di controfirmare il piano di rientro sanitario regionale. Un piano che, sotto la minaccia di perdere 500 milioni di euro di trasferimento nel 2010, la Puglia ha dovuto preparare in tempi strettissimi. E la fretta, si sa, non è mai una buona consigliera, soprattutto quando in gioco c'e' la salute dei cittadini". Lo sostengono, in una nota congiunta, il segretario regionale del Partito democratico, Sergio Blasi, e il capogruppo del Pd alla Regione Puglia, Antonio Decaro.
"Tuttavia – sottolineano - nonostante il poco tempo a disposizione, l'assessore alla Sanità con il suo staff sono riusciti a fare un ottimo lavoro, ricevendo il plauso dei tecnici del ministero che, riconoscendone la sua validità, hanno dato il via libera al piano di rientro". "Tutto sembrava andare per il verso giusto fino a quando arriva un nuovo diktat del governo: la Puglia – ci viene imposto - deve deludere migliaia di persone, deve buttare via migliaia di speranze, deve far vivere ancora nella precarietà migliaia di famiglie. Si costringe la Puglia, insomma, a sospendere le internalizzazioni. Il dialogo tra la Puglia e il Governo centrale, dopo un avvio positivo, è di nuovo frenato e non è certo colpa nostra. In questa fase, a un'operazione ponderata con attenzione dall'amministrazione regionale, il governo oppone un rifiuto ideologico: quello di non voler ascoltare non solo le nostre ragioni, ma neanche quelle di migliaia di famiglie pugliesi".
"Chiediamo scusa al ministro Tremonti forse non abbiamo la sua stessa confidenza con i numeri, ma non riusciamo proprio a capire come si possa chiedere alla Puglia di risparmiare e allo stesso tempo non permettergli di farlo. Se in nome di un contenimento della spesa sanitaria siamo costretti a tagliare 2.200 posti letto, come si fa a vietarci di contenere la spesa sanitaria internalizzando personale che adesso ci costa di più, e che oltretutto una volta internalizzato godrebbe di più diritti e di un contratto migliore?". "Allora – rimarcano il segretario e il capogruppo - non crediamo di essere in malafede quando riteniamo che l'opposizione a questa iniziativa regionale, non sia esclusivamente di natura economico-finanziaria, ma che i motivi celati dietro al rifiuto delle internalizzazioni siano quanto meno da cercare altrove. In ogni caso, ci teniamo a sottolinearlo pur ritenendo che il concetto sia ben chiaro a tutti, che bloccando l'operazione delle internalizzazioni si fa un torto ai lavoratori la cui unica colpa è quella di aver prestato per anni la propria professionalità al mondo della sanità, di essersi alzati ogni giorno al mattino presto per contribuire a garantire a tutti noi la tranquillità di ricevere le cure opportune nel momento del bisogno. E adesso, quando sono loro ad aver bisogno di ricevere da noi le giuste attenzioni in un momento quanto mai opportuno, cosa facciamo? Rispondiamo ‘scusate, forse non saremo in grado di aiutarvi'". "Tutto questo deve farci riflettere sul nostro ruolo, al di là delle divisioni dovute all'appartenenza di ognuno di noi a diversi schieramenti, ragionando nell'ottica del servizio che dobbiamo garantire alla collettività: quello di tutelarne i diritti.
Del resto, dove in Puglia si è già proceduto con le internalizzazioni, per esempio nella provincia di Foggia, abbiamo avuto modo di constatare i risultati positivi di questa operazione, sia in termini di costi che di benefici. Inoltre, imporre la sospensione delle internalizzazioni non sarebbe stato necessario, poiché la Corte costituzionale, alla quale gli scettici avevano rimesso le proprie perplessità, si pronuncerà a riguardo". "Ora, dunque non possiamo che appellarci tutti al governo nazionale, per stralciare la norma sul blocco delle internalizzazioni dalla legge che stiamo approvando. Altrimenti, come uomini in gabbia, non ci resta che attendere il giudizio della Consulta, proseguendo con l'operazione del piano di rientro e sperando, ed è un appello rivolto a tutti, che a rientrare non siano solo i conti ma anche e soprattutto le divisioni. Affinché altri contrasti e opposizioni non finiscano per influenzare negativamente, come spesso accade, la vita dei cittadini pugliesi come sta accadendo oggi con i lavoratori che sono fuori dall'aula".
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