Riceviamo e pubblichiamo integralmente
Sento ancora oggi il peso della responsabilità che oltre 6.000 cittadini, ( 1/3 dei elettori) di Nardò mi hanno consegnato al primo turno di queste elezioni e che rappresenta un preciso mandato a cambiare le cose, la storia di questa città. Se l'elettorato ha deciso legittimamente che non potrò farlo da Sindaco, ci è stata data la possibilità di realizzare (in tutto o in parte) le istanze programmatiche, le idee, i progetti che la coalizione del Polo Neretino ha rappresentato fin qui. E' una opportunità che il sistema elettorale prevede, non è una nostra invenzione: peraltro, sembra ovvio che il famoso "apparentamento" consenta ad una parte di collaborare con un'altra per mezzo di un atto pubblico e trasparente nel quale si rinuncia un po' alla propria parte per consentire lo spazio all'altra. Questo vuol dire "lavorare in comune" !
Non è stata una decisione facile, ma mi ha convinto la sorprendente disponibilità di Antonella Bruno e della sua coalizione nei confronti di alcune precise proposte da parte mia nel programma, quali la riorganizzazione della macchina amministrativa, il risanamento del bilancio, la necessità urgente di mettere in sicurezza la discarica e di definire sull'efficienza il recupero organico del centro storico e del territorio mediante un P.U.G. per il rilancio del turismo. Vogliamo rafforzare e completare i nostri alleati con i desideri e le ambizioni di quegli oltre 6000 neritini. Io non sono stato il candidato del Pd. Ma il candidato di un gruppo di civiche estranee agli schieramenti tradizionali e del Pd. Per questo non c'è alcuna "anomalia" e chi usa questo termine o non è di Nardò e ha seguito solo le ultime 24 ore della campagna elettorale oppure è in malafede. Mi fa sorridere la contrapposizione ideologica, il ragionare con i concetti di berlusconismo, neo-fascismo, comunismo, destra e sinistra, in una città della periferia del Mezzogiorno che ha urgente bisogno di essere ben governata. In questa fase serve maturità, non dannose rivalità. Scegliere di rimanere fermi solo per evitare critiche e rancori (e anche insulti) non è affatto preferibile rispetto alla scelta di schierarsi per cercare di essere utili a Nardò e ai neritini. Da fermi la storia non si cambia.
Ancora una volta mi metto in gioco e ci metto la faccia solo perché davvero amo la mia città, in cui ho deciso di tornare, di lavorare, di far crescere i miei figli. Avrei preferito che tutti i compagni di viaggio del Polo Neretino avessero avuto fiducia in me ed in questa direzione e sono rammaricato se qualcuno ha scelto strade diverse. Ma il fatto che sia successo, mi induce a pensare che probabilmente questo "qualcuno" non ha compreso perfettamente lo spirito ed i propositi della coalizione di cui ha fatto parte sino ad oggi. Soprattutto se oggi decide non di non votare, ma di stare dall'altra parte. Sono costretto a pensare che il sostegno fosse esclusivamente condizionato alla vittoria elettorale. Schierandomi con Antonella Bruno mi metto a disposizione, insieme a chi ha condiviso pienamente la scelta, decido di non stare fermo a guardare per essere bello, bravo e immacolato… e lasciare la città nelle mani dei soliti noti e delle solite alchimie. Non sono uno abituato a pensar male e a non fidarmi, ma quando ho visto la timida mano che mi ha teso Marcello Risi (nonostante le ferme convinzioni di alti personaggi della politica provinciale e nazionale – quali Sergio Blasi, Salvatore Capone, Adriana Poli Bortone, Totò Ruggeri, sino pare al leader del PD, Massimo D'Alema – di concedere questo apparentamento con almeno una delle nostre liste) ho capito che per lui è già cominciata la fase dei veti, delle opposizioni e dei tornaconti personali, chiari segnali di una cultura politica che i neritini conoscono già.
Infatti, io non chiedevo l'apparentamento per le postazioni nell'esecutivo (le cui quotazioni da parte della coalizione di Risi salivano di minuto in minuto) chiedevo un'azione concreta e sottoscritta che desse legittimità a questa condivisione. Ma evidentemente l'idea è stata bocciata per le imposizioni delle famigerate "bocche da sfamare", per le quali Antonella Bruno evidentemente non deve pagare dazio. Sono certo che se Marcello RISI avesse potuto decidere da solo, avremmo probabilmente trovato punti di contatto e possibilità di collaborazione. Oggi c'è chi discute la mia scelta. C'è naturalmente una parte di persone che contesta per ragioni di convenienza, perché vede "rafforzato" il suo avversario. Chissà cosa sarei per questi ultimi se avessi fatto la scelta opposta. C'è una parte di persone, invece, che ammirevolmente ragiona con il cuore, li capisco e li invito a fare uno sforzo di comprensione. Se non siamo stati a guardare è perché Nardò ha bisogno di un patto serio e ampio di chi la deve governare e noi vogliamo dare in qualche modo il nostro contributo. Con tutto il cuore e con tutte le forze. Se abbiamo scelto Antonella Bruno è perché è l'unica che ci ha dato la possibilità di lavorare lungo le direzioni che il Polo Neritino ha tracciato in campagna elettorale e che quegli oltre 6000 neritini vorrebbero che la città seguisse. Con trasparenza ed entusiasmo. Se non abbiamo fatto l'altra scelta possibile è solo per questioni di coerenza, quelle che mi hanno portato a rifiutare due mesi fa il sostegno di gran parte degli uomini e dei gruppi di Marcello Risi. E la coerenza non si misura dalla sera alla mattina, ma su distanze di tempo molto più lunghe. Per sempre Neritino.
Autore: Giancarlo De Pascalis