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Mafia/ Arresti a Palermo, Riina voleva una stagione di sequestri

Data: 17/07/1998 - Ora: 12:09
Categoria: Politica

La Dia ha arrestato sei presunti mafiosi riservati che avevano funzione di appoggio logistico e di copertura per gli uomini delle cosche di Altofonte e San Giuseppe Jato. L' indagine ha permesso di scoprire un nascondiglio sotterraneo in cui Totò Riina voleva tenere segregati imprenditori sequestrati per chiedere il riscatto. Secondo il pentito Gioacchino La Barbera, infatti, il padrino mafioso avrebbe voluto inaugurare una stagione dei sequestri in Sicilia per approvvigionare le casse di Cosa nostra. Uno degli obiettivi del boss sarebbe stato Giuseppe Cambria, socio dei cugini Ignazio e Nino Salvo nella gestione delle esattorie siciliane. (MN)

La Dia ha arrestato Salvatore Vassallo, 69 anni, pensionato del Banco di Sicilia, Nunzio Raccuglia, 69 anni, allevatore, Calogero Di Carlo, 43 anni, dipendente forestale, Giovan Battista Tusa, 56 anni, pensionato delle Poste, Luigi Vito Palo, 46 anni, impiegato comunale, Calogero Todaro, 38 anni, agronomo. Un settimo uomo e' ancora ricercato. Vassallo avrebbe curato la riscossione del pizzo a commercianti e imprenditori ad Altofonte.
Raccuglia e' padre di Domenico, presunto reggente della cosca di Altofonte, latitante da 3 anni. Nella sua casa di campagna si sarebbero tenuti summit di mafia e sarebbero stati ospitati boss latitanti come Andrea Di Carlo e Giovanni Brusca. Nei terreni di Raccuglia sarebbe stato nascosto, per un lungo periodo, il micidiale arsenale sequestrato poi nel 1996 in contrada Giambascio, a San Giuseppe Jato, dalla Dia. E sempre nelle proprietà del presunto mafioso Riina aveva creato il nascondiglio per segregare i sequestrati. Calogero Di Carlo, cognato del pentito Gioacchino La Barbera, sarebbe un vero e proprio ''becchino'' della mafia. Avrebbe infatti sotterrato sei o sette cadaveri - dice La Barbera - vicino la cava Buttitta. Di Carlo sarebbe stato avvicinato da mafiosi di San Giuseppe Jato che volevano notizie per eliminare La Barbera e l' altro pentito Mario Santo Di Matteo. Giovan Battista Tusa, custode della proprieta' del conte Naselli a Villagrazia di Palermo, avrebbe partecipato a summit mafiosi tra cui quelli per organizzare la strage di Via D' Amelio. Luigi Vito Palo avrebbe curato gli interessi dei Brusca, nascondendo nel proprio garage un arsenale. Calogero Todaro sarebbe un professionista a disposizione del boss Bernardo Brusca, padre di Giovanni. Per conto di quest' ultimo e di Riina avrebbe amministrato la cantina ''Kaggio'', che e' stata poi confiscata. Secondo l' accusa e' un ''consigliori'' di strategie economiche dei Brusca.

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