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8 marzo, le donne conquistano la scuola: sempre meno gli uomini in cattedra

Data: 08/03/2019 - Ora: 09:21
Categoria: Economia

insegnanti

E la "valanga rosa" non risparmia nemmeno la dirigenza scolastica

8 marzo, festa della donna, un ottimo giorno per dire che tra i settori pubblici la scuola è quello con la più alta percentuale di donne. In dieci anni la percentuale di "quote rosa" in cattedra è aumentata di oltre due punti percentuali – passando dall’80,6% all’82,7% - e, anche se in tutta Italia l’incremento è stato generalizzato, è stata la fascia delle scuole superiori a contribuire maggiormente a questo incremento di genere. Anche tra i docenti con contratto a tempo determinato la prevalenza è nettamente al femminile: le insegnanti statali con supplenza annuale o fino al termine delle attività didattiche su posti comuni e di sostegno sono infatti quasi 96 mila, il 76%. Una vera e propria "valanga rosa" che ha travolto anche la dirigenza scolastica, fino a pochi anni fa territorio a predominanza maschile. Al Meridione l’incremento più forte di donne nella scuola. Tuttoscuola ha analizzato il fenomeno elaborando gli ultimi dati Miur sul personale scolastico.

Solo nel 2017, secondo gli ultimi dati ufficiali del Ministero dell’Istruzione elaborati da Tuttoscuola, le insegnanti donne in cattedra, di ruolo o supplenti nelle scuole statali sono state quasi 700 mila, l’81,7% degli 855.734 docenti di ogni ordine e grado di scuola (esclusi i docenti di religione cattolica). Con riferimento ai docenti di ruolo, la percentuale è di un punto percentuale più alta (82,7%). Rispetto a dieci anni fa, quando la percentuale delle donne di ruolo nei diversi gradi di scuola era dell’80,6%, la percentuale è aumentata di oltre due punti, arrivando, appunto, all’82,7%.

Elaborazione Tuttoscuola su dati Miur

Secondo l’elaborazione di Tuttoscuola, nelle regioni del Sud Italia è stata più sensibile la colorazione rosa dell’ultimo decennio con il record della Puglia che nel complesso dei vari settori è passata dal 78,3% del 2006-07 all’81,9% del 2016-17 (3,6 punti di incremento percentuale), seguita da Basilicata (+ 2,8 punti in percentuale), Calabria (+ 2,6) e Campania (+ 2,5).

La crescente femminilizzazione dell’insegnamento è tuttavia un fenomeno che investe tutti i Paesi economicamente più sviluppati, e suscita non poche preoccupazioni. Infatti, secondo alcuni, comporterebbe un certo impoverimento della qualità dell’insegnamento soprattutto nell’area delle discipline tecnico-scientifiche, essendo i laureati maschi in tali discipline attratti da altre professioni, più gratificanti e meglio retribuite. La quasi totale assenza di uomini tra i docenti in tutto il percorso di studi preuniversitario demotiverebbe inoltre gli studenti maschi dall’intraprendere questa professione, percepita ormai come femminile.
In altri settori le donne, in particolare ai vertici, sono ancora pochissime: solo il 7% degli amministratori delegati in Italia e in Europa sono donne. Se sembra esserci un "soffitto di cristallo" che limita la carriera delle donne, si direbbe che ci sia una porta di cristallo che limita l’accesso degli uomini alla professione docente.
E se in molto settori si affronta giustamente il tema delle "quote rosa" per limitare la disparità di genere, forse si dovrebbe avviare una riflessione su possibili "quote azzurre" per l’insegnamento, o comunque a rendere più attrattivo per tutti il mestiere di insegnante dal punto di vista economico e della carriera.
Altrimenti la tendenza è chiara, consolidata e probabilmente destinata a continuare: la "marea rosa" si diffonderà ancora nella scuola.

In quali settori, invece, è diventata più consistente la presenza femminile? Secondo lo studio di Tuttoscuola, data ormai per scontata la situazione pressoché strutturale della scuola statale dell’infanzia dove la presenza femminile sfiora da anni il 100% (99,30% nel 2016-17), meritano attenzione gli altri settori e, in particolare quelli della secondaria. Nella scuola primaria la percentuale femminile che dieci anni fa era del 95,8%, nel 2016-17 è stata del 96,4%, cioè oltre mezzo punto in percentuale di incremento. Di questo passo non è lontano il momento in cui anche la scuola primaria che un secolo e mezzo fa era quasi interamente affidata a maestri, sarà diretta pressoché interamente da donne.

Negli ultimi dieci anni la presenza femminile nelle cattedre di scuola secondaria di I grado è passata dal 76,8% al 78,1%, un incremento piuttosto sensibile. Tra i docenti della secondaria di I grado, dove la percentuale di presenza femminile è del 78%, si registrano percentuali oltre l’80% in Emilia, Lazio e Liguria, ma è l’Umbria al top con l’82%.

Ma come emerge dall’elaborazione di Tuttoscuola, il cambiamento di genere più significativo nell’ultimo decennio si è registrato negli istituti superiori dove la percentuale femminile è passata dal 60,6% al 65,7%, con un balzo avanti di oltre cinque punti in percentuale. Mediamente oggi in cattedra nelle scuole superiori 2 professori su tre sono donne. Vent’anni fa il rapporto di genere era pressoché pari: 50% e 50%. La Liguria, l’Emilia e l’Umbria, con oltre il 68% di professori donne, registrano attualmente il più elevato tasso di femminilizzazione negli istituti secondari di II grado; ma nel Lazio la percentuale va ben oltre, sfiorando il 70%.

La valanga rosa non ha risparmiato nemmeno la dirigenza scolastica: nell’anno scolastico 1998-99, prima dell’autonomia scolastica, cioè, quando i 10.839 capi d’istituto in servizio provenivano per concorso dai settori scolastici dove avevano operato come docenti, gli uomini erano 6.798 (62,7%) e le donne 4.041 (37,3%): quasi 2 uomini ogni 3 capi d’istituto. Nel 2015, come si legge nello studio di Tuttoscuola, il superamento è ampiamente avvenuto. Tra i 7.448 dirigenti scolastici in servizio gli uomini si sono ridotti a 2.515, un terzo del totale, mentre le donne sono 4.933, pari al 66,2%. Rispetto a quasi vent’anni prima, dunque, tra i capi d’istituto il rapporto di genere si è invertito a favore delle donne.

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