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Pesca, Coldiretti Puglia: Tunisia invade il mercato ittica made in Italy

Data: 01/08/2025 - Ora: 10:30
Categoria: Economia

pesca

Flotta pugliese sotto attacco

La Flotta pugliese è sotto attacco delle importazioni massicce dall’estero, con l’Italia che è il primo importatore di prodotti ittici dalla Tunisia ed anche per questo è particolarmente grave la proposta di bilancio presentata dalla Commissione Von der Leyen che rischia di uccidere la pesca italiana, tagliando i 2/3 dei fondi destinati al settore ittico. A denunciarlo è Coldiretti Pesca Puglia, che parla di inaccettabile tradimento dopo i sacrifici e le misure imposte in questi anni alle imprese.

I dati dell’ultimo bollettino dell’Osservatorio nazionale dell’agricoltura (Onagri) fotografano la bilancia commerciale dei prodotti della pesca marittima in Tunisia a maggio 2025, secondo cui con il 31% del totale delle esportazioni, seguita da Spagna (14%) e Libia (12%), un incremento dell’import in Italia di prodotti ittici tunisini. Tra i principali prodotti importati – segnala Coldiretti Pesca Puglia - figurano pesce fresco e refrigerato come merluzzi, orate, spigole e altre specie tipiche del Mediterraneo, ma anche crostacei, in particolare i gamberi rosa e rossi, molto richiesti, molluschi, polpi, calamari e seppie. L’Italia importa anche prodotti trasformati o semi-lavorati come filetti e preparati, che facilitano la distribuzione e l’uso nella ristorazione, con la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti di pesce che è passata nel giro degli ultimi quarant’anni dal 30% al 90%, secondo Coldiretti Pesca.

Il settore della pesca e dell’acquacoltura in Puglia – dice Coldiretti Pesca Puglia – vale 225milioni di euro, secondo i dati CREA, con una flotta operante lungo le coste pugliesi costituita da 1.455 battelli che rappresenta il 12,3% del totale nazionale, il 10,5% del tonnellaggio e il 12% della potenza motore, con le aree vocate di Manfredonia, Molfetta, sud Barese, Salento, dove il pescato più importante è costituito da gamberi, scampi, merluzzi, oltre agli allevamenti in mare aperto di spigole, ombrine e orate. E’ l’ennesimo attacco a una Flotta Italia che negli anni scorsi ha dovuto soffrire le scelte di un estremismo ambientalista lontano dalla logica che, unite all’aumento dei costi, ha portato a perdere circa 1/3 delle barche e ben 18.000 posti di lavoro. Il risultato è che a causa del calo delle imbarcazioni e delle politiche comunitarie la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti di pesce è passata nel giro degli ultimi quarant’anni dal 30% all’85%, secondo l’analisi di Coldiretti Pesca.

Nei mari italiani si pescano ogni anno circa 180 milioni di chili di pesce cui vanno aggiunti gli oltre 140 milioni di kg prodotti in acquacoltura – spiega Coldiretti Pesca – mentre le importazioni dall’estero hanno ormai superato il miliardo di chili. Una situazione che lascia spazio agli inganni dal pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, fino all’halibut o la lenguata senegalese commercializzati come sogliola. Una frode in agguato sui banchi di vendita in Italia e soprattutto nella ristorazione dove non è obbligatorio indicare la provenienza. Tra i trucchi nel piatto più diffusi in Italia ci sono anche – continua la Coldiretti Pesca – il polpo del Vietnam spacciato per nostrano, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa o le vongole turche e i gamberetti targati Cina, Argentina o Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento con antibiotici che in Europa sono vietatissime in quanto pericolosi per la salute.

Una crisi quella del settore ittico tricolore che si trascina da 30 anni – rileva Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura.

Intanto, quasi 8 pesci su 10 che arrivano sulle tavole sono stranieri – conclude Coldiretti Pesca Puglia - spesso senza che i consumatori lo sappiano, soprattutto a causa della mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine sui piatti consumati al ristorante che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy. Per questo nei Mercati di Campagna Amica si organizzano eventi di informazione per far conoscere caratteristiche, qualità ed aiutare a fare scelte di acquisto consapevoli, soprattutto di pesce dei nostri mari a miglio0.

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