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Ascensione del Signore. "Credere", per noi, non è dono di natura, ma accrescimento della Grazia battesimale divina

Data: 19/05/2023 - Ora: 10:02
Categoria: Cultura

ascensione

Il dubbio infatti è proprio dell'uomo adulto, sempre
chiamato a verificare la propria fede


Ascensione del Signore. Gesù, prima di tornare al Padre, si congeda dagli undici; in Galilea, sul monte (luogo- simbolo dell'incontro dell'uomo con Dio), il Maestro si rivela ai Suoi; questi però,
nonostante Lo abbiano già visto, Risorto, per due volte, nel Cenacolo, incontrano
difficoltà nel riconoscerLo. Il dubbio infatti è proprio dell'uomo adulto, sempre
chiamato a verificare la propria fede, bisognosa di crescere. Svilisce il cristiano non
la difficoltà, ma l'incapacità di superare le incertezze umane. Dobbiamo perciò far
ricorso alla preghiera e all'umiltà, che il Vangelo richiede.
"Credere", per noi, non è dono di natura, ma accrescimento della Grazia battesimale
divina. Se Gliela chiediamo filialmente ogni giorno, il Signore ce l'accorderà. Gesù
non si preoccupa del dubbio degli undici - Egli conosce bene il cuore umano - sa
bene chi siamo, quindi si impegna ad aiutarci nella comune fragile fede, con la
costante Sua presenza, fino alla fine del tempo. Rinnova cioè per tutti la promessa di
inviare il Suo Spirito che ci aiuterà ad annunciare il Suo Vangelo a tutte le genti.
Ecco il significato della affermazione che il Maestro aveva fatta precedentemente "È
bene che io me ne vada... Manderò a voi il Paraclito..." che vi consolerà e difenderà,
ed ancor meglio, vi soccorrerà nel diffondere l'annuncio della Salvezza eterna.
Promessa valida per tutti i tempi. Frutto richiesto da Gesù, che ascende al Padre, è
l’evangelizzazione dei lontani, non credenti, e l'osservanza comune di "tutto ciò" che
Egli ha comandato. Noi siamo parte delle genti, cui il Signore indirizza principi e
precetti da rispettare, perché siamo Suoi discepoli ed inviati, come evangelizzatori,
fra i popoli.

Dopo l'Ascensione: sulla terra.
Frantumi logori.
Ti conosciamo ormai, Signore!
Hai, per cuore l'Eucaristia,
Pane a noi donato!
Noi, invece, siamo logori frantumi
del tuo Amore, che, per salvare
il mondo, con Te, si lasciano
morire, seminati,
per rifiorire, bellissimi, nell'Oltre.
Dopo l'Ascensione: in Cielo.

In giubilo
I beati, pur senza parole,
a Te, Signore, cantano in giubilo.
S'accendono i loro volti
di luce solare: gioioso sfavillio
di cento stelle, che le luminarie
delle nostre sagre poveramente
imitano.

Autore: Mariagrazia Camassa

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