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Data: 14/01/1999 - Ora: 11:08
Categoria:
Politica
Il Parlamento europeo è riunito da lunedì per decidere se votare o no una mozione di censura nei confronti
della Commissione europea accusata di mala gestione delle finanze pubbliche, frode e irregolarità.
Sono gravi le accuse. Mai è stato applicato nella storia dell'Unione il procedimento di censura ai vertici
politici europei. E la crisi degenera a sei mesi dalle prime elezioni nell'era della moneta unica per il rinnovo
dell'Europarlamento.
Se domani, giorno della votazione, la mozione di censura venisse adottata dai due terzi dei deputati, la
Commissione sarà costretta a dimettersi in blocco.
Comunque vada il voto, la costruzione
dell'Europa politica con questa vicenda
precipita al di sotto di ogni sospetto, e la
sfiducia verso i rappresentanti e gli
organismi comunitari aumenta
sensibilmente con questo impeachment
o pasticciaccio all'europea.
Tanto più che fino ad oggi, nessuna
mozione di censura è stata mai adottata a
Strasburgo.
Alle origini della crisi europea
La macchia sulla Commissione si è
allargata in dicembre, con il rifiuto della
ratifica della corretta esecuzione del bilancio. I due principali gruppi parlamentari, socialista e popolare,
sembrano orientati a sostenere la Commissione, o a graziarla. Difficile assistere a significative defezioni.
Potrebbe però passare la proposta dei liberali, che chiedono almeno le dimissioni dei due commissari al
centro delle accuse, lo spagnolo Manuel Marin (sospettato di illeciti nel programma di cooperazione Media) e
la francese Edith Cresson (sospettata di irregolarità nel programma di formazione Leonardo).
Entrambi, come lo stesso Santer, hanno respinto le accuse di aver mal gestito il bilancio comunitario e
denunciato anche una campagna scandalistica ai loro danni.
Nonostante le pressioni che la signora Cresson, responsabile della ricerca, ha definito intimidazioni, nessuno
ha voluto dimettersi.
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