Questo portale non gestisce cookie di profilazione, ma utilizza cookie tecnici per autenticazioni, navigazione ed altre funzioni. Navigando, si accetta di ricevere cookie sul proprio dispositivo. Visualizza l'informativa estesa.


Home Page

Taranto, ragionare sul futuro dell’Arsenale

Data: 13/07/2009 - Ora: 10:01
Categoria: Cronaca

Il prossimo 14 di luglio, come preannunciato, si terrà il confronto tecnico con il presidente del CRAMM, il che sta a dire che si aprirà il tavolo nazionale sull’Arsenale di Taranto

La sede tecnica in cui le Rappresentanze Sindacali maggiormente rappresentative discuteranno del progetto effettuato dal Comitato di riconversione degli Arsenali della marina militare, il cosiddetto piano industriale, sarà il luogo del definitivo disvelamento di quanto si è venuto a concretizzare attraverso un decennio? Attendiamo di conoscere gli esiti dell'ennesimo tavolo tecnico ma, da un'attenta analisi di quanto già di pubblico dominio qualche ragionamento si può azzardare. Il 7 luglio, su un quotidiano locale appare un'intervista al direttore Arsenale, l'Amm. Isp. Giulio Cobolli, che tra le altre cose dichiara "…abbiamo bisogno di personale altrimenti l'Arsenale chiuderà…" riferendosi alla necessità di turn over per le qualifiche operaie attualmente costituite da personale di elevata età e nessun aggiornamento professionale sulle nuove unità di prossima entrata in linea operativa.

Si badi bene, la differenza spesso non compresa sino in fondo tra formazione ed aggiornamento professionale è decisiva in questo caso particolare. La formazione di personale giovane che costituisce un investimento in mano d'opera specialistica richiede anni, al contrario l'aggiornamento professionale di personale già formato si sarebbe potuto diluire nel corso degli anni senza provocare scosse o discontinuità solo che si fosse voluto, oggi probabilmente è già troppo tardi, in termini di costo efficacia, per alcune tipologie lavorative. Si discetta pertanto sulla necessità di procedere con urgenza all'assunzione di giovani operai che garantiscano capacità d'intervento per i prossimi anni, altrimenti tutti gli sforzi di adeguamento delle strutture sarà stato vano. Quest'avvenimento, già di per se fortemente irrituale ma, tutto sommato aderente alla personalità del direttore che ci ha abituato ad annunci shock come quando dichiarò la propria intenzione di sospendere tutte le attività industriali in arsenale a seguito delle prescrizioni della Magistratura, è estremamente indicativo. Il "grido di dolore" stranamente simile a quello del Dott. Bono, A.D. di Fincantieri il quale nel corso dell'audizione di martedì 23 giugno 2009, in Commissione Difesa della Camera, dichiara: "…dovremo convincere i nostri giovani a fare, ad esempio, i saldatori pagandoli magari più di un laureato per poterli invogliare ad accettare, perché altrimenti continuerebbero a preferire un impiego nei call center.

La mia preoccupazione è che tra dieci anni non riusciremo a costruire le navi perché non esisteranno più i mestieri." tenta di far arrivare a chi di dovere un messaggio estremamente chiaro alla vigilia delle ormai non più procrastinabili decisioni che condizioneranno il futuro della F.A. Abbiamo sempre avversato la "privatizzazione" dello stabilimento intendo con ciò una vendita, sic et simpliciter, ad una grande azienda di cantieristica privata individuandola in Fincantieri che, per amor del vero è ancora un'azienda pubblica gestita con criteri privatistici la quale, unica nel disastrato panorama industriale italiano produce reddito con performance di alto livello internazionale. Ora sappiamo che questa strada si rivela improponibile non già per l'opposizione parlamentare che sul tema non esiste proprio o, men che meno per le lotte dei lavoratori ma, semplicemente per l'indisponibilità del soggetto industriale che, piuttosto pensa ad una joint venture con la marina militare in cui la gestione dell'arsenale assume un ruolo secondario, in primis Fincantieri privilegia il "global services" cioè quello strumento che fornisce "chiavi in mano" le unità navali complete di manutenzione per l'intera vita operativa dei mezzi.

A supporto di tale volontà l'A.D. propone un semplice ragionamento partendo da una domanda: qual è il core business della F.A.? La risposta, specie in un momento di grave crisi come l'attuale, è quella di disporre di mezzi in perfetta efficienza tali da garantire in ogni momento gli impegni istituzionali richiesti – maggiormente pressanti oggi rispetto a ieri dato il crescente impegno fuori area cui i mezzi ed i loro equipaggi sono ormai sempre più spesso chiamati - non certo quello di farne anche la manutenzione con l'obbligo di mantenere una catena logistica ridondante ed estremamente costosa che costringe a dotarsi di una pletora di pezzi di rispetto destinati, in buona parte, a prendere polvere sugli scaffali. Il Dott. Bono, dal suo punto di vista naturalmente, suggerisce la costituzione di una società che, gradualmente accompagni la riconfigurazione verso il nuovo modello di gestione. Dichiara che Fincantieri non è interessata ad acquisire gli arsenali, bensì il pacchetto costruzione/manutenzione delle Unità Navali militari con un occhio attento alla tecnologia duale che si potrà, in seguito e con successo impiegare nella costruzione dei mega yacht/traghetti, campo in cui Fincantieri è leader a livello mondiale.

Semplice, forse troppo, perché se è vero che Fincantieri è un colosso nella costruzione non altrettanto si può dire per la manutenzione, la piccola manutenzione, il raddobbo poco impegnativo la cui mancanza può però significare l'impossibilità di utilizzare a pieno le unità per i tempi e le missioni previste: qui trova la sua ragione di continuare ad esistere una manodopera in house, qualificata, aggiornata ed immediatamente "spendibile". "…il mantenimento delle lavorazioni essenziali e delle nicchie di eccellenza che lo stabilimento ancora può vantare, chiudendo i reparti concettualmente obsoleti." È' quello che la Direzione Arsenale ha tentato di fare nella condizione data, la scommessa del "Piano Brin" con la costruzione delle quattro officine polivalenti a regime nel 2012 (ma molto probabilmente si slitterà ancora) parla, senza altri dati, di un ridimensionamento importante dell'Arsenale. I segnali del ridimensionamento delle funzioni amministrative che a seguito della costituzione della partecipata del Ministero Difesa "Difesa Servzi s.p.a." e più di recente della stipula del protocollo d'intesa tra Ministero Difesa, Ministero dello Sviluppo Economico e INVITALIA agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa s.p.a., tendente a concordare con la Difesa le attività volte ad elaborare analisi, studi, ricognizioni e progetti pilota, nonché ogni altra attività strumentale e di supporto tecnico-amministrativo alla Difesa, è ancora un altro pezzo del puzzle che va prendendo forma. Ancora, la risoluzione 127 approvata in modo bipartisan il 24 giugno scorso dalla Commissione Difesa del Senato, ribadisce, se ancora ce ne fosse la necessità, l'orientamento generale in merito ai destini che si immaginano per gli arsenali della Marina Militare, assolutamente replicabili per altri enti industriali con i debiti aggiustamenti, portando sul tavolo il punto dolente: il personale.

Come risaputo si pensa ad una "rottamazione" dei dipendenti fuori target, prossimi alla pensione e non in possesso di competenze tecniche specifiche ed attuali. Questo il quadro entro il quale si va all'incontro del 14 p.v., dove tutto sembra essere stato già stato deciso e allora che ci vanno a fare i sindacati? Per tutelare i lavoratori, naturalmente, per spendere tutta la loro forza di mobilitazione nel caso in cui la soluzione proposta sia troppo onerosa anche per una rappresentanza abituata ad accontentarsi… Ma, d'altronde quale potrebbe essere la controproposta sindacale di fronte a cotanto schieramento di interessi contrapposti? Non si può più coerentemente continuare a chiedere il fantomatico ruolo pubblico dell'Arsenale che, in ogni caso, formalmente non è mai stato in discussione, certo occorre il mantenimento di tutti posti di lavoro poi, però, si dovrà indicare chi dovrà occuparli quei posti: il personale che già c'è o quello giovane del quale si sente la necessità? Ed in questo caso? I lavoratori dell'Arsenale, in grande maggioranza vogliono risposte, quali che siano saranno sempre meglio del limbo in cui da troppo tempo sono costretti a sopravvivere, è disumano tenere la gente in sospeso per così tanto tempo, è la vergognosa replica di una grande Palazzina LAF! La psicosi si sta impadronendo di molti di noi spingendo alla ricerca di soluzioni individualistiche in una lotta tra poveri alla quale non intendiamo più assistere, i "tavoli" si rendano conto di questo e facciano presto altrimenti più che di prepensionamento di dovrà parlare di esaurimento nervoso generale e il prossimo direttore dovrà essere un eminente psichiatra più che un Ammiraglio. Luigi Pulpito componente indipendente RSU Arsenale M.M. di Taranto

Invia commento

Commenti su questo articolo

Documenti

Link

Risorse correlate

Ultimi video della categoria

Ultime notizie della categoria

BitMeeting - Organizza le tue riunioni quaificate on-line

BitMeeting - Organizza le tue riunioni quaificate on-line

Banner AIL Salento

Banner AIL Salento

CARLA E ANNACHIARA QUARTA

CARLA E ANNACHIARA QUARTA
Torna a inizio pagina
RECAPITI E INFO

Sede amministrativa:
Via 95° Rgt. Fanteria, 70
73100 Lecce
Tel. 0832 34 40 41
Fax 0832 34 02 28 

info@sudnews.tv

Privacy Policy
Cookie Policy

SUDNEWS

Editore: ClioCom
Testata giornalistica
Reg. Tribunale di Lecce
31 Agosto 1995 n. 617

ClioCom © 2025
Clio S.r.l. Lecce
Tutti i diritti riservati