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Data: 02/08/2010 - Ora: 11:48
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Internet
Non decolla l'invio online dei certificati malattia all'Inps.
Una norma prevista dal «progetto Tessera sanitaria» che negli ultimi mesi ha scaldato gli animi dei medici «prescrittori», vale a dire quelli che devono provvedere all'invio e che in caso di inadempienza, quando il sistema sarà a regime, rischiano pene che vanno dal deferimento disciplinare al licenziamento per i dipendenti e alla perdita della convenzione per i medici di medicina generale. Solo un medico su tre è "attrezzato" per inviare all'Inps i certificati. Un'avanguardia di 60.126 dottori su un totale di 192.742 tra medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, guardie mediche e medici dipendenti di Asl e ospedali. E in tutto sono stati trasmessi al 23 luglio scorso – ultima rilevazione del ministero della Salute pubblicata sul settimanale «Il Sole-24 Ore Sanità» in distribuzione da domani – 121.335 certificati online. In un mese quindi (dal 19 giugno al 18 luglio, periodo di collaudo) ha viaggiato su web il 3% circa dei 4,2 milioni di certificati che ogni mese sono inviati con il sistema cartaceo (in tutto 50 milioni l'anno).
Secondo le stime del ministero dell'Innovazione, il passaggio sul web, una volta ultimato, porterà a un risparmio di circa 500 milioni, ma se il ritmo restasse quello appena registrato non si andrebbe oltre i 15 milioni l'anno. Insomma una partenza al ralenti. Mentre il governo vara con la manovra le ricette telematiche - che dovranno viaggiare online con le stesse modalità - il sistema stenta, anche se il collaudo è finito il 18 luglio, come stabilito in una circolare del ministero dell'Innovazione. Per questo, il tavolo tecnico del monitoraggio (ministeri di Salute, Economia, Innovazione, Inps, Inpdap, FnomCeO e Regioni) ha dato un «giudizio complessivamente non positivo» e ha chiesto ufficialmente di poter «continuare il periodo di collaudo». Ma l'obbligo dell'invio non si ferma: resta «pienamente operativo, senza proroghe», sottolinea il ministero. Si bloccano invece fino a collaudo effettuato le sanzioni. Colpa delle regioni che non si organizzano e non organizzano programmi e piattaforme, sostengono i medici.
E nella gara virtuale degli invii tra le regioni, questa volta la maglia nera non va al Sud ma al Nord-Est. Secondo la rilevazione del ministero, dei 121.335 certificati la stragrande maggioranza sono arrivati all'Inps dal Nord-Ovest: 93.095, trasmessi da 29.973 medici abilitati. E di questi 90.037 dalla Lombardia, regione che vanta ormai da anni una tradizione di informatizzazione quasi completa dei servizi che di medici abilitati ne ha da sola 25.295.
Segue il Sud con 10.216 certificati probabilmente legati ai programmi di informatizzazione dei medici "di base", implementati negli ultimi anni dal programma E-gov 2012. Al Centro, nonostante il numero elevato di «prescrittori» (quasi 40mila) sono stati trasmessi 9.800 certificati dai 10.775 medici abilitati. Ultimo il Nord-Est, che di certificati ne ha trasmessi 8.231 da parte degli 11.176 medici abilitati di cui 8.613 nelle sole Veneto ed Emilia Romagna. In ogni caso il gradimento dell'intera operazione resta, tra i dottori, molto basso. Da un sondaggio realizzato da Health Monitor CompuGroup Medical in sinergia con Il Sole 24 Ore Sanità, su 1.000 camici bianchi intervistati in tutta Italia risulta che i certificati malattia online porterebbero pochi vantaggi per il Ssn e i pazienti e ancora meno per i medici e che l'obbligatorietà è il "rospo" più difficile da ingoiare per l'81% del campione. Altra certezza dei medici è che informazioni adeguate, connettività e strumenti informatici debbano essere forniti dalle aziende. In questo caso le percentuali di risposta sono pressoché omogenee: 88,33% al Nord-Est, 84,79% al Nord-Ovest, "solo" l'80,15% al Centro dove però è presente il maggior numero di indecisi (3,68%) e 83,53% al Sud. Infine, il giudizio sull'utilità della certificazione online. Bassissima la percentuale di chi ritiene che il meccanismo possa portare vantaggi ai medici: si va dal massimo del 18,3% di giudizi positivi al Sud ad appena il 3,33% al Nord-Est.
Ma è bassa anche la percentuale di chi giudica ci siano possibili vantaggi gestionali per il Servizio sanitario: si va dal minimo del 20% di «sì» del Nord-Est al massimo del 35,11% del Sud. Valori mediamente bassi anche per gli eventuali vantaggi per i pazienti. Con l'unica eccezione del Nord-Ovest, dove il 43,16% dei medici la pensa diversamente.
IL NUOVO SISTEMA - I medici del Ssn che possono rilasciare un certificato di malattia sono circa 190.000 (tra cui 60.000 medici di medicina generale e guardie mediche, 7.700 pediatri e 125mila medici dipendenti delle Asl e degli ospedali) - I lavoratori dipendenti sono circa 17 milioni (3,5 milioni appartenenti al settore pubblico e 13,5 milioni al settore privato) - I certificati di malattia prodotti ogni anno e inviati all'Inps per i controlli sono circa 50 milioni (e altrettanti gli attestati, quelli che giustificano l'assenza dal lavoro e sono privi della diagnosi): si stimano 100 milioni di pezzi di carta che circolano tramite raccomandata a/r o fax e che devono essere conservati - L'Inps dedica 500 persone al data entry dei certificati del settore privato - Il costo medio per la collettività dovuto alla gestione del "ciclo dei certificati di malattia cartacei" ammonta a circa 10 euro a certificato - Il risparmio introdotto dalla digitalizzazione dovrebbe ammontare a oltre 500 milioni - Il collaudo dell'invio online dei certificati è partito ad aprile 2010 e dal 19 giugno al 18 luglio (termine previsto per l'entrata a regime del sistema) la sperimentazione prevedeva l'impossibilità di utilizzare ancora i documenti cartacei
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