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Data: 02/07/2012 - Ora: 12:30
Categoria:
Cronaca
Comune: Lecce
In una giornata in cui si sono registrati disagi in tutta Italia, anche l’Eurostar diretto dalla capitale al capoluogo salentino ha vissuto episodi da dimenticare
Un assolato pomeriggio domenicale. Ore 15, circa. Gli incandescenti 40 gradi (all'ombra) che hanno segnato lo scorso weekend, nella carrozza numero 7 di un eurostar, si sentono tutti.
Il treno, da poco partito da Roma Termini, inizialmente procede con tranquillità, poi, la tranquillità, diventa troppa. Il paesaggio, i cui colori prima si mischiavano, ora si riconosce distintamente: si va avanti a passo d'uomo, a volte ci si ferma, poi si riparte, piano, per pochi metri prima di arrestare di nuovo la marcia.
Fra i passeggeri della "carrozza-coach 7" iniziano a diffondersi i primi punti interrogativi, il dubbio che qualcosa non vada per il verso giusto assomiglia sempre di più a una certezza: ora, il treno è fermo da qualche minuto e sembra che l'aria condizionata non funzioni più. Le domande, allora, si trasformano in insofferenza, le riviste in improvvisati ventagli.
Il controllore dice che va tutto bene, che in quel tratto di binario bisogna proseguire lentamente, ma superati pochi metri si continuerà come previsto. Non succederà.
Il treno rimane fermo per degli interminabili minuti durante i quali l'aria sembra mancare e la gente moltiplicarsi. Si accalcano tutti verso le uscite, per l'occasione, aperte. Ma non passa un filo di vento, perché il vento, ieri, era in vacanza; passano solo i pianti dei bimbi e le imprecazioni di chi già pregusta un lungo pomeriggio in preda alla sfortuna.
Finalmente, quando il ritardo accumulato è di circa un'ora, si riparte, l'aria condizionata, quella d'emergenza, sembra iniziare a funzionare, basta avvicinarsi molto ai bocchettoni. Ma non finisce qui. Siamo nei pressi di Benevento e da un telefono parte una chiamata ai carabinieri: "Venite, una bimba si sta sentendo male". Ci si ferma di nuovo, per permettere i soccorsi, arrivano le cure, mentre fuori alcuni passeggeri si sfogano con le autorità: vogliono il rimborso del biglietto, perché, così, non si può viaggiare. Si urla, e ci si scala ancora di più.
Infine, si riparte, i ventagli sventolano sempre meno, la bimba si addormenta, l'unica triste consapevolezza è che gli ultimi a scendere, quelli con destinazione Lecce, non riusciranno a vedere la finale dell'europeo. Poco male, arriva il fresco e si ragiona di più: ci si organizzerà con le radioline.
Alla fine, il ritardo effettivo sarà di un'ora e mezzo.
Mentre le fermate si susseguono e gli sguardi di invidia verso chi è arrivato a casa e può scendere aumentano, dagli altoparlanti del treno, una voce registrata, ma entusiasta, ricorda a tutti che viaggiare con Trenitalia conviene sempre, grazie ad un mix di tecnologia, comfort e sicurezza.
Non c'è neanche bisogno di ascoltarne la fine: spontaneo, rassegnato e sincero, parte un fragoroso applauso.
foto da mediterranews.org
Autore: Valentina Maniglia
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