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Rischio tubercolosi in provincia di Lecce. Asl: controlli al carcere e immigrati

Data: 07/01/2015 - Ora: 09:29
Categoria: Attualità

borgo san nicola

I tisiologi spiegano che lo screening è necessario

Nel sito aziendale si parla di «pressione epidemiologica dei flussi migratori» e di «criticità» presenti nella struttura penitenziaria di Lecce.
Da qualche anno in qua la Tbc fa paura per la sua recrudescenza, soprattutto la forma «bacillifera». Una patologia infettiva che da noi era quasi scomparsa e che ha ripreso a galoppare dopo l’accoglienza e l’ospitalità agli immigrati e agli extracomunitari. Soggetti, spiegano gli pneumologi di casa nostra, che spesso sono portatori sani, nei quali la Tbc lantentizza.
«Rispetto agli anni passati, quando i casi di Tbc erano rari – ha riferito Anacleto Romano primario di Malattie Infettive al "Vito Fazzi" nel corso di un convegno - Adesso è quasi sempre presente in reparto almeno un paziente con una Tbc polmonare bacillifera. E in alcuni periodi anche 2-3-4 ricoverati contemporaneamente. Si tratta in genere di soggetti immigrati, che vengono soprattutto dell’est, come la Romania e dall’Africa. Ma anche casi di italiani infettati».
Ma il rischio della ripresa della Tbc, per il quale la Asl di Lecce sta mobilitando e allertando le sue unità operative, ridefinendo funzioni e responsabilità, risale ad alcuni anni addietro.
Elio Costantino, presidente regionale di Aipo, l’associazione italiana degli pneumologi ospedalieri, ha confermato che «in Puglia la presenza di immigrati e di extracomunitari ha sicuramente una relazione con il ritorno della Tbc e con l’aumento delle Bpco (broncopneumopatie). Sono state fatte delle indagini al Cara, il centro accoglienza richiedenti asilo di Bari in tre anni successivi: 2009 -2010 e 2011. Per il 2009 e 2010 si è visto che l’ incidenza di "cutipositivi", cioè di soggetti che erano risultati positivi al "tine-test", era presente in una percentuale intorno al 30 per cento. Di questi però soltanto 4 su 912 presentavano tubercolosi attiva. I dati del 2011 erano parziali perchè l’indagine venne fatta i giorni in cui ci fu la rivolta per il riconoscimento di "rifugiati politici"».
I tisiologi spiegano che lo screening è necessario «perché questi soggetti presentano un’infezione tubercolare latente; cioè sono venuti a contatto con il bacillo di Kock, ma non sono soggetti malati e non sono pericolosi per gli altri, «ma qualora le difese immunitarie dovessero abbassarsi – mette in guardia il dottore Costantino - possono slatentizzare la malattia e diventano con Tbc attiva».
Al Servizio Pneumotisiologico Sovradistrettuale della Asl è stato affidato il coordinamento funzionale degli Ambulatori Distrettuali di Pneumologia e degli Pneumologi in servizio presso la Casa Circondariale di Lecce.

Autore: SaluteSalento

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