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Persi 2.646 addetti nelle province di Lecce Brindisi e Taranto

Data: 05/08/2020 - Ora: 11:02
Categoria: Economia

aziende

La perdita di questi posti di lavoro è dovuta, principalmente, al mancato rinnovo dei contratti a termine

Persi 2.646 addetti nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto. È quanto emerge da uno studio sulle imprese attive, riferito al primo semestre di quest’anno, condotto dall’Osservatorio Economico di Aforisma School of Management, socio ordinario Asfor (Associazione Italiana per la Formazione Manageriale).
«L’analisi per provincia – spiega Davide Stasi, responsabile dell’Osservatorio Economico Aforisma – consente di comprendere quali siano le aree più colpite dalla recessione economica. Prendendo in esame solo le imprese attive, escludendo quelle sottoposte a procedure concorsuali, la più penalizzata è la provincia di Lecce che ha perso 1.593 addetti, pari ad un tasso negativo dello 0,89 per cento: da 179.128 unità lavorative a 177.535. Va precisato, però, che dal 2018 ad oggi, cioè negli ultimi due anni e mezzo, è stata la provincia pugliese che è cresciuta di più, dopo il capoluogo regionale (passando dai 170.378 addetti del 31 dicembre 2017 agli attuali 177.535, pari al 4,20 per cento in più). La perdita di questi posti di lavoro è dovuta, principalmente, al mancato rinnovo dei contratti a termine e per la forte stagionalità del settore turistico-ricettivo (-1.216 addetti), oltre alla crisi sul fronte dei servizi di informazione e comunicazione (-1.427).


Il trend negativo dell’ultimo semestre ha interessato anche la provincia di Brindisi che ha perso 558 addetti, pari ad un tasso negativo dello 0,63 per cento (al 31 dicembre 2019, si contavano 88.556 unità lavorative ed ora sono 87.998).
Stessa sorte per la provincia di Taranto che ha perso altri 495 addetti, registrando una flessione dello 0,40 per cento (dai 123.280 agli attuali 123.659).
Nelle aziende pugliesi, si contano 945.461 addetti nelle aziende attive. La media è di 2,9 addetti per impresa, considerato che le attività economiche attive, iscritte al «Registro Imprese» delle Camere di commercio della Puglia, sono 327.133.
Nell’ultimo semestre, ovvero da inizio anno fino al 30 giugno scorso, gli addetti sono diminuiti di 1.287 unità (erano 946.748 al 31 dicembre 2019). Pari ad una flessione dello 0,14 per cento.
Il sistema produttivo pugliese è caratterizzato, nel complesso, dalla forte presenza di ditte individuali e micro-imprese, considerato che la media per impresa non arriva neppure alle tre unità lavorative. Nelle attività manifatturiere ci sono sei addetti per impresa (148.383 addetti in 24.616 aziende). Nelle attività dei servizi di alloggio e ristorazione, lo stesso rapporto è di 4,3 (100.362 addetti in 23.575 aziende). Nel settore delle costruzioni è di 2,3 (89.571 addetti in 38.888 aziende). Nel commercio è di 2,1 (207.262 addetti in 96.659 aziende). In agricoltura il rapporto addetti per impresa è di 1,4 (110.942 addetti in 76.977 aziende).
Segno positivo, invece, per le province di Bari e Barletta-Andria-Trani, dove gli addetti sono aumentati di 855 unità (da 405.044 a 405.899, pari allo 0,21 per cento in più) e Foggia, con 504 nuovi addetti (da 150.740 a 151.244, pari allo 0,33 per cento in più).
In Puglia, dunque, la variazione percentuale degli addetti oscilla tra lo 0,33 per cento della provincia di Bari, compresa Barletta-Andria-Trani e il meno 0,89 per cento della provincia di Lecce.


Riguardo ai settori, le «attività dei servizi alloggio e ristorazione» sono le più penalizzate (-1.765 addetti), perché si caratterizzano per la forte stagionalità, in gran parte compromessa dal Covid-19.
Gli altri comparti in difficoltà sono il commercio (-1.703); i servizi di informazione e comunicazione (-1.238); il trasporto (-217); le attività artistiche, sportive, di intrattenimento e divertimento (-193); le altre attività di servizi (-191); le attività finanziarie ed assicurative (-49).
Crescono, invece, l’agricoltura (+2.153 addetti); le attività professionali, scientifiche e tecniche (+474); le attività manifatturiere (+438); le costruzioni (+388), la sanità e l’assistenza sociale (+265); i servizi di supporto alle imprese (+263). Pressoché invariate l’istruzione (-8 addetti) e le attività immobiliari (-7).

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