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La partita tra scapoli e e ammogliati di ieri al Via del Mare spazza le illusioni di una squadra che non merita la serie A
Lasciatemi scrivere di pallone. Perché fino a ieri ho avuto l'illusione (a dire il vero l'ho avuta dall'inizio del campionato) che il Lecce ci fosse e potesse ottenere una salvezza, se non proprio comoda, almeno non troppo sofferta. Ma l'illusione svanisce quando il Lecce dimostra di non saper sfruttare le occasioni decisive, quelle speciali, giocando in casa contro una squadra di serie B.
Fosse stato anche il Real Madrid, e non il Cesena già condannato di un allenatore che sta alla serie A come io sto al sollevamento pesi olimpico, il Lecce avrebbe dovuto strafare, lottando da guerriero, nel cerchio di morte Apache, per una sfida all'ultimo sangue. Invece disattenzione e pressappochismo sono stati il condimento di una minestra disgustosa nella quale si perdeva il sapore dei talenti migliori e di quelle cose buone che si erano talvolta intraviste in passato.
E' un mese ormai che il Lecce, gioca male segna poco e non convince, e se non prende sciabordate di gol e solo per i miracoli di un grande portiere venuto dal nulla. L'unico elemento degno della serie A Max Benassi.
Se prima c'era almeno un gioco discreto e pochi risultati, adesso vien meno anche quello. Ecco perché non si comprende come si possa fare per centrare l'obiettivo. Se non si vince con le dirette concorrenti già retrocesse, possiamo sperare di vincere con la Roma, la Lazio, il Napoli o la Juventus? Non scherziamo. Una squadra che deve salvarsi e recuperare 5 punti in poche partite ha solo una strada da seguire: vincere tutte le partite. Altrimenti Amen. E certamente quelle in casa e con squadre alla portata.
Infine l'allenatore... Caro Cosmi, è indubbio che il Lecce con Lei in panchina ha cambiato passo rispetto al girone d'andata durante il quale il Lecce ha compromesso il suo campionato, ma adesso è arrivato il momento di tormentare i giocatori, di cacciarli se necessario, e addirittura di terrorizzarli come facevano i grandi allenatori degli anni '80. Quando vincere era una questione d'onore.
Sarebbe il caso di tenere a pane e acqua chi tocca la palla con il tacco, tanto per cominciare, e di ricordare a tanti giovani sopravvalutati che con la retrocessione caleranno le quotazioni di tutti, senza remissione di peccato per nessuno. Anche se siamo a Pasqua.
Autore: Marco Renna
Data: 26/04/2013
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Data: 03/09/2018
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