"Non mi consegno né mi arrendo. Torno a disposizione del Lecce". Così il ds del lecce calcio è tornato sui suoi passi. Pantaleo Corvino è tornato. Il diesse del Lecce ha ritirato le dimissioni con una lettera indirizzata al presidente Mario Moroni. Tre pagine: lo sfogo, la spiegazione di quello che l'ha spinto a dimettersi, i ringraziamenti alla società, al sindaco e alla gente che ha espresso solidarietà nei suoi confronti. E poi la spiegazione della decisione di tornare. Tutto esplicito, tutto sincero. Ma in corsivo. Tranne quella frase finale scritta in stampatello: «Non mi consegno né mi arrendo». Un messaggio che parla da solo, ma che lo stesso Corvino vuole spiegare. «Ho riflettuto a lungo e mi sono trovato a un bivio: sentirmi orgoglioso di questo Lecce? Sentirmi circondato dalla stima della famiglia Semeraro e della dirigenza? Consegnarmi a quei tifosi che dimostrano in forma esasperata l'attaccamento alla squadra con reazioni che possono minare il lavoro immediato e di prospettiva in cui siamo impegnati? Arrendermi a una parte di qualche associazione di club che in nome di un cosiddetto interesse del Lecce tenta di ostacolare in tutti i modi, anche non leali, la crescita della società?»
La risposta è quella scritta in stampatello. E si traduce con il ritorno di Corvino dietro la scrivania ai piani alti via dei Templari. Ma è una domanda che si è posto l'uomo mercato del Lecce, quel dubbio se arrendersi o meno, che fa scattare il ragionamento. Il diesse salentino è stato in silenzio per due settimane. Poi ha scritto la lettera. L'ha fatto il giorno dopo la rottura della dirigenza giallorossa con il Centro coordinamento dei Lecce club. Una spaccatura che il presidente Moroni definisce così: «Il Lecce non rompe i rapporti con i club, ma cerca di proporre e intensificare i rapporti con i tifosi organizzati che oggi sono impediti dal fatto che il presidente del Coordinamento, Mario De Lorenzis, faceva da filtro impedendo contatti diretti tra la società e i tifosi». E allora non è un caso, non può essere una coincidenza che il ritiro delle dimissioni sia arrivato ieri. La società prende le distanze da chi ritiene possa danneggiare la squadra e lui torna. La chiave di lettura la fornisce lo proprio Corvino con una frase: «C'è una parte di associazioni di club che tenta di ostacolare in tutti i modi la società». Quella parte evidentemente era rappresentata dal sodalizio di De Lorenzis.
Il diesse salentino si era dimesso dopo l'aggressione di quattro giocatori a Calimera. Corvino parlò con gli aggressori. Senza risolvere il problema. A quel punto, stop: un periodo di riflessione per ragionare sugli errori e sulle responsabilità di quella situazione di tensione. Il giorno successivo, il presidente Moroni e il patron Giovanni Semeraro, assieme, avevano espresso la loro solidarietà nei suoi confronti. Ma c'è voluta la rottura per dare a Corvino la forza di tornare in ballo. Nonostante ci sia da lottare per conquistare quella salvezza che oggi è un traguardo difficile da raggiungere. Ma non impossibile. A nove giornate dalla fine del campionato, con 27 punti in palio, i giallorossi di Delio Rossi non hanno intenzione di mollare. Tra scontri diretti e sperando anche in qualche aiuto della buona sorte, il Lecce può giocarsela. E lui, il direttore sportivo che l'ha portata a tre campionati di A consecutivi, vuole esserci: «Io sono un salentino; ho deciso di vivere calcisticamente da salentino; seguo il Lecce da salentino; sogno il Lecce da salentino». Corvino è tornato ed è un bene per la squadra. E per la città.
Autore: Luca Pede