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Luci e ombre dell’economia leccese

Data: 28/05/2025 - Ora: 13:06
Categoria: Economia

stasi

Il tessuto imprenditoriale e le prospettive di sviluppo al centro della sesta commissione consiliare

L’economia leccese è basata prevalentemente sui settori del commercio, del terziario e delle costruzioni. In particolare, negli ultimi anni, sono aumentate le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione, mentre sono diminuite le attività agricole, manifatturiere ed artigianali.

È quanto emerso nel corso della sesta commissione consiliare che si è svolta questa mattina, a Lecce, nel palazzo di città. All’ordine del giorno "Il tessuto imprenditoriale a Lecce: analisi dei dati e prospettive di sviluppo". Ha introdotto i lavori il presidente della commissione Bronek Pankiewicz che ha sottolineato l’importanza della raccolta dei dati e della successiva elaborazione al fine di comprendere meglio l’andamento dell’economia locale. Dall’inizio della pandemia ad oggi, infatti, molto è cambiato in città. Dopo una breve riflessione, ha passato la parola a Davide Stasi, data analyst, che, attraverso una serie di grafici e tabelle, ha illustrato ai presenti in sala la composizione del tessuto imprenditoriale a Lecce e le potenziali prospettive di sviluppo.

Dai numeri snocciolati, emergono segnali contrastanti. Per alcuni settori, infatti, prosegue la crescita post-pandemica, per altri, invece, si registra un progressivo calo. Tutto sommato, però, sembrano esserci più luci che ombre. Di positivo, infatti, c’è la tenuta del tessuto produttivo locale, anche se le dimensioni medie aziendali restano, in molti casi, troppo piccole per poter competere sui mercati nazionali ed internazionali. A Lecce si contano 13.299 imprese, con un saldo positivo della nati-mortalità (determinato dalla differenza tra le nuove iscrizioni e le cancellazioni al registro della Camera di Commercio di Lecce).

Non manca qualche performance negativa, però. Un tempo, erano fiorenti le fabbriche e le botteghe artigiane. Ma davanti alla sempre più agguerrita concorrenza estera, molte imprese si sono viste costrette ad arrendersi. L’artigianato tipico tradizionale e di qualità ha trovato una boccata d’ossigeno solo grazie ai crescenti flussi di visitatori. Non va sottovalutato inoltre il fatto che dal turismo possano nascere nuove opportunità per il settore delle costruzioni: immobili con destinazione residenziale o commerciale sono diventante strutture ricettive di lusso e non. L’incremento dei posti letto nel Salento non dà solo opportunità di lavoro agli operatori del settore. A monte, infatti, si richiede l’impegno di imprese e ditte specializzate nel recupero di palazzi storici, masserie, ex istituti religiosi e scolastici. Il comparto edile, fortemente sostenuto dagli incentivi per le ristrutturazioni edilizie e la riqualificazione energetica degli immobili, ha trainato la ripresa delle compravendite residenziali, aumentando il numero delle transazioni. I lavori volti all’efficientamento energetico hanno incoraggiato la nascita di nuove ditte e società e ravvivato il mercato degli impianti termici, idraulici e di produzione di energie rinnovabili.

È stata rilevata l’importanza delle filiere in ambito produttivo anche per rafforzare gli scambi commerciali con l’estero, mentre resta ancora debole la domanda interna. Il calo della popolazione attiva, in particolare, si verifica quando diminuisce la forza lavoro in seguito al pensionamento di un numero di persone superiore rispetto ai nuovi occupati. Tale situazione può causare gravi squilibri nella società, come la flessione delle entrate fiscali e tributarie che servono a garantire i servizi essenziali per la cittadinanza. Da un lato la denatalità, dall’altro, i giovani che sono spinti a lasciare il Paese d’origine in cerca di lavoro altrove accrescono ancora di più la carenza di manodopera, ma non solo. Le conseguenze sono estremamente rilevanti sui consumi di beni e servizi, sulla maggiore e crescente spesa da sostenersi per l’assistenza sanitaria agli anziani e sull’edilizia abitativa perché la scelta dei pensionati di invecchiare nella propria abitazione, anziché venderla, porta a un forte immobilismo del mercato immobiliare. Da qui la necessità di cambiare paradigma, trovando delle contromisure efficaci. Dopo la pandemia e la conseguente ripresa, stiamo ora vivendo un progressivo rallentamento dell’economia.

A Lecce ci sono 4.634 imprese che operano nel commercio all’ingrosso e al dettaglio; 1.243 sono le attività di ristorazione e gli alloggi dotati di partita Iva; 1.041 le ditte e le società di costruzioni; 732 le attività professionali costituite in società; 665 le aziende agricole; 578 le attività manifatturiere; 561 le altre attività di servizi; 521 le attività immobiliari; 492 le agenzie di viaggio o di noleggio e di supporto alle imprese; 491 quelle dei servizi di informazione e comunicazione; 348 le attività finanziarie e assicurative; 223 le attività artistiche e di intrattenimento; 162 si occupano di trasporto e magazzinaggio; 158 operano nella sanità e nell’assistenza sociale; 144 nell’istruzione; 56 le attività di fornitura e vendita di energia elettrica e gas. A seguire le altre attività con numeri via via decrescenti.

Gli addetti, ovvero i lavoratori impiegati stabilmente, nelle imprese di Lecce sono saliti a 40.602, di cui 7.504 sono familiari e 33.098 gli addetti subordinati.

Riguardo alla natura giuridica delle imprese, ci sono 6.604 ditte individuali, che rappresentano la gran parte delle imprese. Seguono le 5.314 società di capitali (che registrano un trend in crescita) e le 824 società di persone (con un trend in flessione); 350 le cooperative; 67 i consorzi e 140 sono costituite in altre forme.

Si contano 6.828 imprese con un capitale sociale assente; 2.552 con capitale inferiore a 10mila euro; 3.457 quelle con un capitale sociale tra i 10mila euro e i 100mila euro; 382 con un capitale sociale tra i 100mila euro e un milione di euro; 69 con un capitale sociale tra un milione e cinque milioni; in 11 superano i cinque milioni di euro di capitale sociale investito.

In città ci sono 38 sportelli bancari (nel 2009 erano 70), dove sono depositati 2 miliardi 640 milioni di euro e ne sono stati prestati 2 miliardi.

Il patrimonio immobiliare è composto da 57.051 unità residenziali, 2.493 uffici e studi privati e 39.372 fabbricati con destinazione commerciale e terziario.

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