L’Operazione denominata "Levante", a conclusione di laboriose indagini iniziata nell’aprile 2003 e protrattesi fino al dicembre 2004, ha portato all’emissione di 14 ordinanze di custodia cautelare
Nella mattinata odierna personale della Polizia di Stato in servizio presso la Questura di Lecce - Squadra Mobile – Sezione criminalità straniera – ha arrestato due donne, in esecuzione di Ordinanza di Custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Caltanisetta, su richiesta di quella Procura D.D.A..
Trattasi di una italiana, Rita Pignari, del 1958, residente a Galatone, agli arresti domiciliari e di una polacca, Jozefa Jagodnizinska, del 1960, residente a Lecce, associata alla Casa Circondariale di Borgo San Nicola.
Entrambe rispondono di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per aver "fornito" ai componenti di una vera e propria associazione a delinquere, finalizzata alla tratta di esseri umani da avviare al lavoro nero, la "merce" richiesta.
L’Operazione denominata "Levante", a conclusione di laboriose indagini iniziata nell’aprile 2003 e protrattesi fino al dicembre 2004, ha portato all’emissione di 14 ordinanze di custodia cautelare (di cui 5 in regime di arresti domiciliari) e di 12 provvedimenti dell’obbligo di presentazione alla P.G.. Nata da indagini sul territorio nisseno, si è successivamente estesa nei territori isolani delle province di Agrigento, Enna e Catania, interessando poi le province di Roma, Napoli, Salerno e Lecce.
I leaders del sodalizio criminoso, identificati in CASTIGLIA Domenico, del 1962, MARTORANA Giovanni, del 1978, ed ANTINORO Gaetano, del 1968, siciliani, avvalendosi della collaborazione di altri partecipi e di terzi fornitori, fra i quali le due "salentine", facevano giungere nel territorio della provincia nissena, nonché delle province limitrofe, cittadini extracomunitari (prevalentemente donne provenienti dai Paesi dell’Est Europeo: Romania, Ucraina, Russia, Polonia), fatti entrare nel territorio nazionale per motivi di turismo e qui trattenuti in dispregio della normativa sull’immigrazione.
Gli stessi venivano poi dirottati dall’organizzazione ai più diversi lavori (badanti, camerieri, pastori, braccianti agricoli, operai) ovvero alla convivenza more uxorio.
Per far giungere nel territorio nazionale gli stranieri, l’associazione criminale si avvaleva di "fornitori", operanti sul territorio nazionale ed anche all’estero (Romania), i quali, su commissione procuravano la "merce umana" richiesta..
Il tutto avveniva dietro pagamento di una cifra di denaro che si aggirava sui quattrocento/cinquecento euro per straniero, che il richiedente-acquirente versava al momento del ricevimento dell’extracomunitario.
I contatti tra gli aderenti all’organizzazione criminale, nelle varie province italiane, permettevano ai solidali di spostare agevolmente gli immigrati da un comune ad un altro, ovvero ad occupazioni diverse nell’ambito dello stesso comune.
L’Organizzazione criminale curava ogni dettaglio dell’illecito traffico, predisponendo anche un "servizio di prelievo" degli immigrati in arrivo dall’estero, alle varie stazioni ferroviarie o degli autobus, ovvero l’anticipazione, via fax, ai richiedenti delle fotografie delle giovani donne, ancora in Romania, al fine di permettere agli interessati di visionare preventivamente la qualità della "merce umana" ordinata.