Pensiamo alla città con i cittadini dentro, prima di tutto.

Il clima da campagna elettorale che oggi sfonda il muro temporale dei 45 giorni prima del voto, durante i quali la competizione si fa dura e il confronto è disciplinato da regole precise, rischia di allontanare i candidati dalla realtà.
Proiettati nella vischiosa mischia della contrapposizione politica e risucchiati dal vortice aspira tutto della ricerca dei voti, tanti candidati possono commettere l'errore di pensare prima a se stessi e poi ai cittadini. Cittadini che saranno bersaglio di continue sollecitazioni perché, anche questa volta, spunteranno personaggi da eleggere in ogni famiglia leccese o quasi. Se non avremo un fratello can didato, o un genitore, avremo certamente un cugino, uno zio o un caro amico.
Alla propaganda non si può rinunciare per carità, altrimenti i giornalisti di cosa vivrebbero in queste settimane, ma il punto dolente riguarda il dopo. Ciò che rimarrà. Alla fine dello spettacolo, a riflettori spenti, con le stelle filanti per terra, cosa ci rimarrà in mano?
Di certo 32 eletti. I migliori in lizza? No. I più forti in lista semmai.
I più freschi e generosi? Chi può dirlo? Di sicuro i più organizzati e magari quelli che avranno messo in campo più energie. Non solo olio di gomito ovviamente, anche olio di moneta. La politica si fa con i soldi, con le speranze, le idee e le buone azioni si coltiva il paradiso, ma quella è un'altra cosa.
La politica è la politica, quella fatta in casa o quella porta a porta, nel giardino delle segreterie di partito, o quella del più proverbiale do ut des. Sicuramente quella di chi da una vita è sempre in lista per essere eletto al Comune di Lecce e che fino ad oggi, però, non è bastato ai cittadini. Chissà se basterà domani...