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Il lavoro e la crescita, politiche per uscire dalla crisi

Data: 26/04/2012 - Ora: 12:24
Categoria: Economia

Ognuno faccia la sua parte altrimenti sarà peggio per tutti

Un Primo Maggio difficile quello che si celebrerà tra pochi giorni, un giorno triste per molti, di preoccupazione per molti altri, di ansia per tanti altri ancora. Nessuno, in qualunque campo operi, si può dire tranquillo dalle ripercussioni della crisi, non c'è settore che non sconti la difficoltà di questi ultimi anni. I lavoratori, le imprese, i giovani, gli anziani, tutti stanno pagando amaramente i costi di una crisi finanziaria, creata da pochi e subìta dal resto.

C'è poco da festeggiare penseranno i lavoratori e le lavoratrici che sono in cassa integrazione da anni e che non vedono prospettive per superare le difficoltà; quelli che hanno perso il lavoro; quelli che non sono mai riusciti a trovarlo e hanno smesso di cercarlo. C'è poco da festeggiare obietteranno le donne che vengono penalizzate sul luogo di lavoro se scelgono di diventare madri. Poco da festeggiare per i pensionati che, fino a oggi, hanno fatto da ‘ammortizzatore sociale' per i propri figli e loro famiglie e che oggi sono al limite della soglia di povertà. C'è poco da festeggiare, diranno, le centinaia di lavoratori esodati che vivono in una situazione incredibile, senza né stipendio, né pensione. Poco da festeggiare per i precari e le precarie, di tutti i settori, a cui il mancato rinnovo di un contratto significa disoccupazione senza sostegno al reddito, senza ammortizzatori sociali e senza speranza per una tutela previdenziale.

Sono in crisi le aziende che creano lavoro, manca la liquidità bancaria che significa ossigeno alle politiche industriali, manca la cosa più importante e che si avverte più di ogni altra: la mancanza di futuro, di prospettiva, non si intravede l'idea di un sogno che possa tramutarsi in fiducia. Doloroso fare sacrifici, immaginarsi una prospettiva meno rosea, ma se almeno ci fosse quel sogno...

Autore: Maria Nocera

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