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Data: 09/01/2013 - Ora: 16:32
Categoria:
Cronaca
Resta da capire come l’applicazione della nuova legge voluta fortemente dal governo e dal ministro dell’ambiente Clini cambierà la situazione a Taranto
Si attende ancora la mossa decisiva che potrebbe sbloccare le pedine, immobili a difendere la loro posizione, sulla scacchiera della città di Taranto. Il decreto "salva-Ilva", convertito in fretta e furia in legge e divenuto effettivo pochi giorni fa con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, fa storcere il naso alla procura del capoluogo ionico che ha ribadito, con più vigore rispetto a qualche settimana fa, di volere una chiara indicazione sulla legittimità o meno di tale provvedimento.
Si attende anche di conoscere le sorti del materiale depositato sulle banchine del porto e sequestrato lo scorso 26 Novembre; la decisone finale da parte del tribunale competente dovrebbe arrivare domani. Potrebbe così sciogliersi uno dei nodi cruciali della vicenda, che pare essere determinante per assicurare lo stipendio ai dipendenti dello stabilimento Ilva.
Il presidente Bruno Ferrante ha infatti sottolineato l’importanza di poter vendere il materiale prodotto, e ora bloccato a causa del sequestro, per garantire il rispetto dei tempi di pagamento degli stipendi di Dicembre.
Comprensibile la crescente preoccupazione dei dipendenti che hanno mutui sulle spalle e bollette da pagare, e che hanno già dovuto subire il ritardo nella liquidazione della tredicesima dello scorso mese, accreditata il 24 anziché il 20.
Proprio questa mattina, l’ambientalista e presidente della onlus "Fondo Antidiossina di Taranto" Fabio Matacchiera, ha ribadito il proprio sostegno all’azione della magistratura, che non vuole piegarsi alle scelte del governo che poco hanno tutelato la salute dei cittadini. Per Matacchiera il decreto, ora ufficialmente trasformato in legge, contrasta non solo con molti articoli della Costituzione italiana, ma anche con le norme della Comunità Internazionale Europea dei diritti dell’uomo.
L’atteggiamento del governo, criticato ormai da più parti, sarà oggetto di un dossier che a breve sarà reso pubblico, come anticipato qualche giorno fa dal segretario dei Verdi Angelo Bonelli.
Tale dossier cercherà di fare luce sulle responsabilità che negli anni il governo ha accumulato nei confronti dell’emergenza ambientale e sanitaria della città di Taranto; non dimentichiamo infatti, che al di la delle responsabilità della famiglia Riva e dei suoi collaboratori, l’acciaieria ha prodotto e inquinato per diversi decenni, sotto la "tutela" dello Stato italiano che ne era il proprietario.
Autore: Federica Bicchierri
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