Le liberalizzazioni del commercio continuano a dividere gli attori socio-economico e i sindacati
A pochi giorni dall'entrata in vigore della liberalizzazione degli orari commerciali voluta dal governo Monti, appare del tutto evidente l'assurdità di questo provvedimento. L'assurdità sta innanzi tutto sulla convinzione che, in un momento di massima contrazione dei consumi, l'apertura 24 ore su 24 degli esercizi commerciali possa creare nuova occupazione e sviluppo. Il risultato di questa liberalizzazione selvaggia andrà in tutt'altra direzione e i primi a soccombere saranno i piccoli esercenti che non riusciranno a reggere la concorrenza delle grosse catene commerciali. In questi anni, poi, abbiamo avuto modo di toccare con mano i risultati di una politica delle aperture selvagge, anche nel territorio della provincia di Lecce, dove ai prolungamenti degli orari e alle aperture nei giorni festivi e domenicali non ha corrisposto nessun aumento dell'occupazione. Tutt'altro.
Prendiamo l'esempio dell'ipermercato Conad Lecrerc di Cavallino che, nel 2011, ha ottenuto 52 aperture domenicali e che, in tutta risposta, ha messo in mobilità e licenziato 48 lavoratori. Altro che occupazione! Quello che è sicuro è che avremo il peggioramento delle condizioni di chi lavora nei grossi centri commerciali e che le conseguenze di maggiore disagio ricadranno in particolare sulle donne, la grande maggioranza degli addetti nel settore. Per loro in particolare sarà impossibile conciliare i tempi di vita e di lavoro, già massacranti. Alcuni beni non hanno un prezzo e non sono rilevabili dal PIL: sono le relazioni, la famiglia, la qualità della vita, dell'aria, la sostenibilità ambientale. Non è il consumismo la risposta alla crisi.
Se il governo vuole rilanciare i consumi, deve ridurre il peso fiscale sui consumatori, favorire l'incremento di salari e pensioni, non tenere sempre aperti i negozi. Sosteniamo pertanto la scelta della Regione Puglia di seguire l'esempio di altre amministrazioni regionali, come la Toscana, rivendicando la competenza regionale sulla materia e impugnando il provvedimento davanti alla Corte Costituzionale. Noi avevamo già proposto, inoltre, durante un tavolo di confronto al Comune di Lecce, la possibilità di costruire una piattaforma per valutare l'appetibilità delle giornate domenicali e festive in cui individuare delle aperture che potessero avere reali ricadute sui consumi (in periodi di maggiore flusso turistico). Chiediamo anche su questo un coinvolgimento e una iniziativa istituzionale a livello regionale.
Autore: Maria Nocera