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Data: 19/10/2010 - Ora: 08:38
Categoria:
Cronaca
Gli investigatori stanno ricostruendo i movimenti anche minimi avvenuti nei quindici minuti, tra le 14 e le 15, in cui Sarah è stata prima attirata nella trappola e poi uccisa
Ennesima giornata di un racconto incredibile oramai quello che si sta scrivendo ad Avetrana attorno all'omicidio, ricordiamolo, di una ragazza indifesa, esile, di uno scricchiolo insomma, Sarah Scazzi, tanto piccola quanto carina e dolce. Tutto il resto ha il sapore amaro di un giallo scuro, cupo, nero, senza senso. Lascia l'amaro in bocca peggio di tante altre storie questo racconto e descriverne i contorni spesso è atroce, "è banale perchè il male è banale" direbbe Hannah Arendt. Ieri, è stato il giorno della conferma del fermo di Sabrina, accusata dal padre di aver partecipato al sequestro e all'omicidio di Sarah e il lungo interrogatorio di Cosima, la zia di Saraha contorniato da tanti, forse troppi: "Non so, non ricordo". Quattro ore di confronto, affiancata dalla sorella Emma e dalla figlia Valentina, che la protegge come può, anche dall'assalto dei reporter. "Spero che tutto sia stato chiarito, mio marito è un assassino e ora non vuole pagare per le sue colpe", avrebbe detto ai pm. Parole dure. Nello stesso momento, nello studio del legale di fiducia del marito-killer, la descrivono come una "matriarca", una donna che nega al consorte persino i soldi per un caffè al bar dell'angolo, costretto a sudare e lavorare sempre, dall'alba al tramonto. Con la sola missione di completare i lavori biblici della villa e a dedicarsi anima e corpo ai capricci delle donne di casa. E dunque, un uomo pronto ad accollarsi anche ed eventualmente, responsabilità non sue. La tempesta è tutt'altro che passata.
Gli investigatori stanno ricostruendo i movimenti anche minimi avvenuti nei quindici minuti, tra le 14 e le 15, in cui Sarah è stata prima attirata nella trappola e poi uccisa. Oggi o domani, potrebbero convocarla di nuovo, per altre e nuove contestazioni. L'iscrizione nel registro degli indagati, per ora, potrebbe essere solo un atto dovuto, per consentire gli accertamenti tecnici tuttora in corso da parte dei Ris, alle prese con impronte e tracce di Dna su vestiti e oggetti. In modo indiretto, ha confermato l'alibi della figlia: "Era con me in casa, s'è alzata solo quando Sarah ha fatto lo squillo d'avviso, come sempre. L'ho sentita che andava in bagno e che si preparava per uscire". E poi: «Non ho visto mio marito, sapevo che doveva andare in campagna, doveva riparare il trattore. Sono scesa in strada solo dopo che Sabrina mi ha detto che Sarah non era arrivata. Ci guardavamo intorno, per vedere se era rimasta nei dintorni, mentre Sabrina continuava a chiamarla sul telefonino". Madre e figlia non cadono in contraddizione. Cosima difende Sabrina a spada tratta, anche qui troppo, a tutti i costi, mentre è pronta a gettare nel fango il marito faticatore.Spiega ai pm che "Michele dev'essere impazzito, ha ucciso Sarah e non si ferma più, deve ammazzare tutta la famiglia. Sabrina è innocente".
Ma anche il suo, di alibi, traballa. Perchè un suo parente stretto ha detto agli inquirenti che lei, dopo le 14, era sulla strada assieme a Sabrina, qualche minuto prima dell'arrivo di Mariangela Spagnoletti, l'amica con cui lei e Sarah avrebbero dovuto andare al mare. Sulla strada, sul marciapiede davanti a casa, a due metri dal garage. E non "distesa nel letto, a riposare". Mariangela idem: "Era in strada". Qualcosa non torna. Il suo destino appeso alle intercettazioni ambientali. In un frammento di conversazione con le figlie, chiede notizie su un fondo, sull'ubicazione di un pozzo. Sarebbe la prova che era a conoscenza della fine di Sarah, uccisa e gettata nel cunicolo. Ma i pm e i carabinieri non hanno più alcuna fretta; aspettano che sia concluso l'esame dei tabulati telefonici, degli accertamenti del Ris nella villa e nel garage. Dei tabuti telefonici non si sa quasi nulla, e mentre molto spess oi cronisti brancolano nel buio e ci si arrampica su ipotesi, forse fantasiose, gli inquirenti hanno un disegno del racconto molto più preciso e marcato.
Intanto altro tassello, MIchele Misseri non avrebbe violentato Sarah dopo la sua morte. L'avvocato ha tenuto una conferenza stampa annunciando chesuo cliente ritratterà. "Il povero Michele Misseri" non contava nulla in casa sua, viveva "accerchiato in un gineceo" e "non gestiva neppure un centesimo". La rappresentazione di un uomo completamente in balia delle donne di casa è quindi l'ultima versione fornita dal suo difensore, l'avvocato Daniele Galoppa.
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