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Caso Ilva: nessuna soluzione definitiva all'orizzonte

Data: 23/10/2012 - Ora: 18:32
Categoria: Cronaca
Comune: Taranto

Ilva

Focus sulla situazione tarantina ormai da mesi al centro delle cronache nazionali

Dallo scorso 27 Luglio, giorno in cui la magistratura tarantina ha aperto le danze arrestando otto dirigenti dell’acciaieria Ilva e decretando il sequestro dell’area a caldo dello stabilimento, sono passati circa tre mesi.
In questo periodo di tempo sono accadute molte cose: scioperi, contestazioni, litigi, false promesse, rimpalli tra magistratura e vertici dello stabilimento, visite di personaggi illustri del mondo della politica nel capoluogo ionico, ma purtroppo, ancora oggi, le richieste espresse dal giudice Patrizia Todisco nell’ordinanza di fine Luglio non sono state attuate non permettendo, dunque, alcun cambiamento concreto.
I custodi, che avrebbero dovuto individuare la strada migliore per condurre lo stabilimento a rispettare quanto deciso dalla magistratura tarantina, hanno dovuto affrontare una serie infinita di ostacoli ai quali si è aggiunto, la scorsa settimana, il rilascio da parte del ministro dell’ambiente Clini dell’AIA, (autorizzazione integrata ambientale) che, a quanto pare, non tiene minimamente in considerazione le conclusioni dei periti coinvolti dal giudice Todisco, che hanno poi comportato, tre mesi fa, l’emanazione del decreto di sequestro dell’area a caldo.
Le proteste sono arrivate da più parti perché l’AIA, già poco efficace in passato, non potrebbe in una situazione grave come quella in cui verte la città di Taranto, attenuare, nè tantomeno risolvere i gravi problemi riscontrati dai periti all’interno dello stabilimento Ilva. Ancora una volta, quindi, nonostante gli sforzi della magistratura per far rispettare la legge e tutelare la salute dei cittadini, sono i giochi di potere e la legge del più forte ad avere la meglio. Nessuno si preoccupa realmente di trovare soluzioni concrete per Taranto, che possano permettere ai suoi abitanti di vivere in modo dignitoso senza rinunciare ad un diritto fondamentale: respirare aria pulita.
Inoltre, nonostante l’applicazione dell’AIA non comporti eccessivi sacrifici per i vertici dell’Ilva, al di là di congrui investimenti economici davanti ai quali non sarebbe immaginabile tirarsi indietro, il presidente Bruno Ferrante non ha ancora confermato che l’azienda si impegnerà per rispettare quanto previsto da tale documento lamentandosi, invece, del fatto che l’AIA finirà inevitabilmente con il minare la competizione dell’acciaieria tarantina rispetto ai concorrenti.
Dunque non solo l’aria a caldo, che secondo quanto evidenziato dalle perizie causa i danni maggiori all’ambiente e alla salute, non verrà chiusa, almeno per adesso, ma c’è chi addirittura si lamenta dell’entità degli investimenti richiesti per la messa a norma degli impianti poiché le cifre alte e le tempistiche ristrette rischiano di danneggiare i profitti economici.
Nella giornata di lunedì 22 Ottobre, poi, il ministro della salute Balducci in visita all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto, ha commentato con preoccupazione i dati derivanti dallo studio epidemiologico "Sentieri" realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, che delineano una crescita notevole di patologie tumorali per la popolazione tarantina, con un aumento di incidenza del 100% nel giro di soli undici anni per i tumori alle vie urinarie, ai reni e allo stomaco. La preoccupazione del ministro Balducci serpeggia in verità da molto tempo tra coloro che, a Taranto, denunciano da anni una situazione drammatica che oggi, grazie a questi dati è sotto gli occhi di tutti.
La diffusione dei dati dello studio "Sentiri" non ha comunque spinto, almeno per ora, coloro che dovrebbero e potrebbero impegnarsi concretamente per risolvere la soluzione. Di parole, ormai, ne sono stati dette ben troppe, e poiché carta canta, e queste carte cantano del dolore e della disperazione della malattia e della morte, inclusa quella di numerosi bambini, sembra davvero arrivato il momento di agire.
Sarebbe necessaria, allo stato attuale, un presa di coscienza da parte della classe politica tarantina, l’unica che, all’interno della disputa, dovrebbe realmente essere autorizzata a prendere le redini della situazione e a guidare la città e i suoi abitanti verso un futuro diverso, prevedendo alternative occupazionali che possano dare coraggio e speranza ad un territorio che ormai non ne ha più.
Nei prossimi giorni il presidente dell’Ilva Ferrante incontrerà i vertici dei sindacati di categoria comunicando, inoltre, la posizione dell’azienda in relazione all’AIA e scrivendo l’ennesimo capitolo di una storia infinita che però speriamo, prima o poi, possa concludersi nel migliore dei modi.

Foto www.meravigliaitaliana.it

Autore: Federica Bicchierri

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