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Data: 02/01/2013 - Ora: 16:49
Categoria:
Cronaca
I magistrati tarantini sollevano la questione di legittimità sul decreto legge emanato a fine Dicembre
Strano inizio d’anno per quello che è ormai conosciuto come il "caso Ilva".Una delle questioni che ha tenuto banco per tutta la seconda parte del 2012 si trascina nel nuovo anno portando con se ancora più dubbi e incertezze. Il braccio di ferro tra governo e azienda da una parte e magistrati dall’altra, continua senza sosta mentre i cittadini di Taranto e gli operai attendono inermi di conoscere il proprio destino.
Il mese di Dicembre si è concluso con il ricorso, da parte della Procura della Repubblica di Taranto alla Consulta, affinché si chiarisca la legittimità o meno a livello costituzionale, del decreto "salva Ilva" approvato qualche settimana fa.
La possibilità di consentire ad un’azienda evidentemente in torto di continuare a produrre, secondo il procuratore capo di Taranto Franco Sebastio, altro non è che un incipit a commettere nuovi reati e un’ indiretta legittimazione ad agire in modo contrario a quello previsto dalla legge, se ci sono interessi economici da tutelare.
Il decreto che ben presto, appena dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale sarà legge a tutti gli effetti, viola, a parere della procura tarantina, i principi dell’indipendenza del pubblico ministero e dell’ obbligatorietà dell’azione.
Rappresentando tale questione un modello di gestione di emergenze simili, almeno in base a quando previsto dal nuovo decreto legge, è importare capire chi a voce in capitolo e quali sono le sue competenze.
Notizia degli ultimi giorni è inoltre quella relativa al rifiuto, da parte della Regione Puglia, di concedere la cassa integrazione in deroga così come richiesto dall’azienda, che dovrà ora accollarsi per intero i costi dell’inattività del personale dell’area a freddo.
Il no della Regione deriva dall’assenza di una formale richiesta da parte dell’Ilva e dal fatto che esistano già due procedure di cassa in corso, di cui beneficiano gli operari dello stabilimento tarantino.
Resta da vedere come si comporterà l’azienda a tal proposito, nei confronti dei tanti dipendenti lasciati a casa nell’incertezza più assoluta.
La prossima tappa di questo turbolento percorso a ostacoli, comunque, è prevista per il prossimo 8 Gennaio, quando nel tribunale di Taranto si discuterà dell’istanza di dissequestro dei prodotti semilavorati, del valore di oltre 1 milione di euro che giacciono nel porto, e sui quali l’Ilva vorrebbe mettere le mani pur essendo il prodotto di lavorazioni avvenute con gli impianti posti sotto sequestro.
Autore: Federica Bicchierri
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