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Braccianti stagionali stranieri. Cgil: "Si consolida il processo di ‘normalizzazione’

Data: 08/08/2013 - Ora: 16:10
Categoria: Cronaca

Braccianti

Le problematiche permangono e si affrontano in modo tardivo e inefficace

Questa mattina è arrivata alla nostra Organizzazione sindacale la convocazione da parte del Comune di Nardò del Tavolo permanente comunale sul lavoro in agricoltura, per le ore 11 del giorno 28 agosto 2013. Apprezziamo che sia finalmente giunta la risposta a una richiesta che più volte sollecitata, ma, allo stesso tempo, constatiamo l’intempestività e il forte ritardo di questa convocazione: purtroppo infatti, anche quest’anno, chiuderemo la campagna di raccolta ascoltando gli intenti per quella del 2014.

La nostra Organizzazione, nel frattempo, continua a svolgere quotidianamente la propria attività sindacale nei luoghi in cui sostano e lavorano i braccianti stagionali migranti: ciò che osserviamo in questi giorni è una sorta di processo di "normalizzazione" dello stato di cose. Dato che ci fa interrogare sul livello di consapevolezza di quali siano le effettive problematiche dei migranti stagionali in agricoltura e dei fenomeni che interessano il comparto dell’agricoltura.

Sicuramente i problemi alloggiativi sono i più evidenti: anche la Ministra Kyenge, nel corso della sua recente visita in questi luoghi, ha visto il degrado cui sono costretti gli stranieri che sostano nel cosiddetto "campo degli ulivi" e nella "ex falegnameria", oggetto di sgombero. Così come ha visto l’inconsistenza della soluzione individuata dall’amministrazione comunale neretina di attrezzare per l’accoglienza la zona sosta camper in Contrada Scianne, a quasi 10 chilometri di distanza da Nardò, costata non poco (30mila euro), ma rimasta vuota e inutilizzata dai lavoratori, perché ritenuta da loro stessi troppo isolata, forse perché in loro è più matura l’aspirazione di sentirsi integrati nella comunità neretina.

Così pure riteniamo inadeguati a dare serie e concrete risposte al territorio, e a chi vi lavora, i più volte annunciati progetti del Comune di Nardò: il progetto denominato "Più Amici" prevede, tramite risorse del Pon Sicurezza (350mila euro), la destinazione di Masseria Boncuri a centro di accoglienza per soltanto sedici immigrati richiedenti asilo o titolari di protezione internazionale.

Intanto, lo scorso 8 luglio è scaduto il termine per la presentazione delle offerte sul bando dell’Ambito Sociale di Zona di Nardò per il servizio di "Consolidamento e potenziamento dello sportello per l’integrazione socio sanitaria culturale" (importo a base di gara 158mila 900 euro) il cui iter non è ancora concluso.

Certo, non possiamo che osservare che le idee non mancano, così come non mancano le risorse, e mai sono mancate visto che lo scorso anno l’Amministrazione ha ritenuto di non accogliere la disponibilità della Regione Puglia di destinare circa 78mila euro per riattivare Masseria Boncuri.

Ma restano idee, non sono mai divenute buone prassi visto che, nel frattempo, sta per ultimarsi anche quest’anno la stagione di raccolta delle angurie, come sta per chiudersi il Ramadan che i lavoratori stranieri hanno osservato pregando nella "moschea" ricavata fra gli ulivi.

E dell’altra vera emergenza, quella dello sfruttamento lavorativo e dell’intermediazione illecita - posto che non tutto può essere affidato ai procedimenti penali - e dello sfruttamento sessuale delle donne straniere che abbiamo registrato nel corso della nostra attività sindacale, in quale contesto si parlerà?

Nel corso dell’ultima riunione in Prefettura sulle problematiche dei migranti stagionali, il sindaco di Nardò si era impegnato a convocare il Tavolo tecnico, peraltro già richiesto a più riprese da CGIL e FLAI-CGIL provinciali, per una discussione a tutto campo, nonché per la verifica, alla presenza anche delle parti datoriali, del protocollo sottoscritto dalle organizzazioni sindacali di categoria, al quale hanno aderito poche imprese costituitesi in rete (ma tante altre non hanno inteso aderire). Una buona prassi, questa sì, ma abbandonata nel vivo della stagione di raccolta. Stagione durante la quale, anche quest’anno, come abbiamo verificato con la nostra attività sul campo, sono presenti i caporali – confusi tra gli stagionali soggiornanti – impegnati nella gestione della manodopera agricola; ci sono lavoratori utilizzati in nero che combattono per vedersi riconosciuto un minimo retributivo per nulla adeguato al livello contrattuale; ci sono ancora alcune aziende agricole che dichiarano in busta paga 3-4 giornate di lavoro a fronte di 20-25 effettivamente prestate in un mese, di cui non daranno mai conto; altre che ignorano di poter assumere manodopera bracciantile dalle liste di prenotazione. Anche questa sarebbe buona prassi e valido strumento per rendere effettivo l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro nel settore agricolo, sia per i lavoratori locali che per gli stranieri, in grado di incentivare economicamente le stesse assunzioni e di annullare l’alibi utilizzato dai datori di lavoro che fino ad oggi hanno lamentato l’assenza di un sistema di collocamento in grado di rispondere alle esigenze produttive delle loro aziende.

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