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Data: 22/02/2011 - Ora: 11:05
Categoria:
Cronaca
Confconsumatori fa appello affinché la norma contenuta nel "Milleproroghe", fortemente lesiva dei diritti dei consumatori e delle imprese, non venga mai approvata
Il 2 dicembre 2010 è stata per tutti i risparmiatori italiani una data storica. La Corte di Cassazione a Sezioni Unite ha, infatti, sancito – aderendo, così, all'orientamento della maggior parte dei Tribunali italiani - il diritto dei correntisti ad ottenere la restituzione delle somme illegittimamente addebitate dalle Banche a titolo di anatocismo sul conto corrente, vale a dire quel meccanismo perverso in virtù del quale gli interessi producono a loro volta interessi. Inoltre, la Suprema Corte ha sancito in modo inequivocabile il diritto del correntista di poter richiedere la restituzione del maltolto dal momento di apertura del conto e per tutta la durata dello stesso, stabilendo che, solo nell'ipotesi di chiusura del conto, si deve considerare il termine di prescrizione decennale dalla chiusura stessa. A distanza di poco più di due mesi, però, il Senato ha voluto dare un aiuto alle Banche, le quali sono uscite sconfitte, sino ad ora, nella maggior parte dei giudizi pendenti su tutto il territorio nazionale, introducendo nel testo del decreto "mille proroghe", che oggi dovrà essere esaminato dalla Camera dei Deputati, un emendamento con il quale, in buona sostanza, vengono vanificati i risultati ottenuti sino ad oggi in sede giudiziale dai correntisti bancari, risparmiatori ed imprese.
Con una disposizione dal contenuto alquanto ambiguo, infatti, si stabilisce che "la prescrizione relativa ai diritti nascenti dall'annotazione in conto inizia a decorrere dal giorno dell'annotazione stessa" (fonte "Il Sole 24 ore", 19 febbraio 2011): ciò, quindi, potrebbe significare, che i dieci anni per chiedere la restituzione delle somme non dovute decorrono dall'addebito in conto e non dalla fine del rapporto. Tale disposizione potrebbe, dunque, comportare un nulla di fatto per molti correntisti che, sulla scorta dell'orientamento giurisprudenziale prevalente avevano promosso azioni legali per far valere giudizialmente i propri diritti. "Una norma salva banche di tal genere è un evidente aiuto agli istituti di credito, i quali, sino ad oggi, sono risultati quasi sempre soccombenti nei giudizi promossi in materia di restituzione delle somme illegittimamente percepite dalle banche a titolo di anatocismo applicato sul conto corrente bancario".
Commenta l'avv. Emilio Graziuso, responsabile del settore Risparmio per Confconsumatori. "Che l'Italia sia un Paese di lobbies, purtroppo, lo sappiamo, ma che a livello parlamentare venga presa una posizione così netta a danno di migliaia di correntisti, risparmiatori ed imprese ponendosi anche in aperto contrasto con quanto stabilito dalla maggior parte dei Tribunali e dalle in una materia nella quale le Sezioni Unite della Cassazione hanno posto, almeno da un punto di vista strettamente giuridico, la parola fine è veramente troppo. Nel giro di pochissimo tempo, questo è il secondo aiuto che arriva dall'attuale compagine parlamentare al sistema bancario. Già nel 2009, infatti, è stato abrogato il processo societario grazie al quale in tempi brevissimi erano giunti a conclusioni i giudizi civili promossi dai consumatori in materia di scandali finanziari" continua l'avv. Graziuso. Confconsumatori fa, quindi, appello ai Deputati affinché una norma fortemente lesiva dei diritti dei consumatori ed allo stesso tempo delle imprese non venga mai approvata. "Speriamo che tutti i deputati, ed in tal senso rivolgiamo loro un appello, si oppongano fermamente ad una norma che potrebbe vanificare i risultati ottenuti dai correntisti a livello giudiziale.
Inoltre, vorremmo che si tenesse conto della circostanza fondamentale che le vicende legate ai conti correnti non sono esclusivamente di natura giuridica. Spesso, è noto, dietro di esse si nascondono veri e propri drammi delle persone e piccole e medie imprese che hanno subito sulla propria pelle abusi da parte delle banche. Non dimentichiamo, infatti, che, molte volte, a causa proprio della posizione debitoria maturata attraverso il meccanismo dell'anatocismo, c'è gente che è fallita ed altra che, purtroppo, ha dovuto far ricorso all'usura pur di cercare di evitare procedure esecutive a proprio carico" conclude l'avv. Graziuso.
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