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Data: 23/04/2012 - Ora: 10:54
Categoria:
Politica /
Elezioni 2012
La Cgil chiede ai candidati sindaci di esprimersi su: Politiche sociali, fiscalità locale, contrattazione territoriale, lavoro
Il Segretario generale della Cgil Salvatore Arnesano chiede ai candidati sindaco della provincia di Lecce di spiegare con chiarezza le scelte che faranno su questi temi.
Ci sono temi che nei dibattiti elettorali finiscono puntualmente con l'essere sacrificati. Che non compaiono, praticamente mai, nei titoli di apertura dei giornali. Eppure sono temi molto importanti: per i cittadini, per le famiglie, per gli stessi amministratori della cosa pubblica.
Il lavoro, il welfare, le politiche sociali, la contrattazione territoriale con le parti sociali, la fiscalità locale, il futuro economico della città in cui si abita.
Forse questi sono argomenti meno attraenti rispetto a un animato botta e risposta tra candidati, ma sono i più interessanti per i cittadini.
Le famiglie, i lavoratori, i giovani, le donne, vorrebbero sentirsi protagonisti della discussione politica, anche in campagna elettorale. Per questo la Cgil sente il dovere di intervenire chiedendo ai candidati sindaci del territorio di accettare il confronto con i propri cittadini spiegando, con concretezza, le scelte che si faranno su questioni che toccano la carne viva della loro sempre più complicata quotidianità.
È necessario fare maggiore chiarezza su cosa si intenda fare, ad esempio, rispetto all'ampia e gravosa questione della fiscalità locale, anche alla luce delle ultime riforme fiscali nazionali.
Nel corso del 2011 il governo ha varato nel tessuto normativo attuale una serie di norme che dettano nuovi principi in ambito di fiscalità locale.
L'IMU innanzitutto rappresenta la maggiore rivoluzione in ambito della fiscalità locale. Con una tecnica legislativa volta ad aggrovigliare ulteriormente gli adempimenti e i calcoli a danno degli utenti.
I Comuni hanno il grande compito di modellare l'imposizione dell'IMU nei limiti consentiti dalla norma e soprattutto con attenzione all'imposizione sulle fasce deboli: anziani ricoverati in case di cura, titolari della sola abitazione principale, pensionati possessori di piccoli terreni, famiglie in difficoltà, lavoratori in cassa integrazione.
È vero che i bilanci dei Comuni sono in sofferenza, ma l'innalzamento della leva tributaria significherà aumento delle addizionali sui consumi Enel, aumento della tassa dei rifiuti, aumento della tassa di occupazione del suolo per i commercianti ambulanti.
Il cittadino rischia così di trovarsi, suo malgrado, in un processo che porta a indebolire lo stesso ente comunale. Infatti il cittadino è, nello stesso tempo, il soggetto che consuma e produce ricchezza nel Comune, ma è anche il soggetto che, consumando servizi, subisce gli aumenti delle tasse. Questo fenomeno contribuisce ad abbassare il potere di acquisto degli stipendi e ad abbassare la capacità di spesa delle famiglie, deprimendo la capacità di crescita di un territorio.
Un ente locale dovrebbe abbassare le tasse minori come quelle sull'occupazione delle aree commerciali per essere più competitivo ed aumentare la promozione delle attività commerciali ed imprenditoriali.
Dovrebbe pianificare le operazioni di raccolta differenziata ed umido per abbassare il costo dei rifiuti indifferenziati conferiti in discarica che rappresentano un costo decisamente esoso per l'ente che lo recupera, secondo legge, attraverso l'imposizione della tassa rifiuti.
Infine, per consentire alle famiglie di avere più liquidità, occorrerebbe abbassare il prezzo dei servizi forniti per aumentare la fascia di utenza, migliorare il servizio e creare nel contempo un sistema di equità sociale ed economica.
Gli enti comunali, insomma, rischiano di diventare artefici e vittime dei loro guai.
Pensiamo soltanto al danno che potrebbe venire ai Comuni a vocazione turistica da un aumento dell'Imu rispetto all'aliquota di base: dalla crisi dell'edilizia, prevista a livello nazionale, su cui influirà anche il fatto che molti proprietari di seconda casa penseranno di disfarsi di una proprietà che non possono permettersi più di mantenere.
Ma anche il turismo subirà un ridimensionamento, dopo la già infelice idea di applicare, anche nel Salento, anche a Lecce, la tassa di soggiorno a chi viene in visita nel nostro territorio.
"Il lavoro e la crescita, politiche per uscire dalla crisi" : questo è lo slogan che abbiamo scelto, insieme a Cisl e Uil, per festeggiare 1^ maggio. Ci aspettiamo, da parte dei candidati sindaci, che si faccia proprio questo obiettivo su cui il nostro sindacato sta lottando da anni.
Lo abbiamo ricordato recentemente: a Lecce e provincia, i disoccupati nella provincia di Lecce, al 29 febbraio 2012, risultano 213.644, di cui 163.295 hanno perso il lavoro, 50.349 sono inoccupati, non hanno cioè mai lavorato, oppure qualcuno di loro lavora in nero, rinunciando a qualsiasi tutela contrattuale e previdenziale in cambio di paghe spesso misere. La maggior parte di questi sono persone giovani.
Per coloro che, nei primi due mesi del 2012, hanno trovato un occupazione nel nostro territorio, il 60,86% dei rapporti di lavoro sono a tempo determinato, contro il 16,8% dei contratti a tempo indeterminato. Mentre soltanto il 7,01% ha firmato un contratto di apprendistato e il 6,9% ha un contratto co.co.co. (Fonte: Centri per l'impiego)
Le cifre sul sistema produttivo ci indicano che, a fronte di 6.371 nuove aziende iscritte alla Camera di commercio della provincia di Lecce, 5.432 sono state le cessazioni di attività.
L'emergenza abitativa ha investito ormai ceti sociali che fino a qualche anno fa appartenevano alla fascia media e che oggi hanno serie difficoltà a pagare l'affitto: il 5% in più di sfratti esecutivi rispetto all'anno precedente: è questo l'amaro bilancio del 2010.
Tra 10 anni serviranno 4 milioni di persone per la cura delle persone anziane – è il dato fornito dal Forum sulla Non autosufficienza: In Puglia gli over 65 sono il 18% della popolazione, una percentuale che nel 2022 raddoppierà. Come si pensa di intervenire per rendere più dignitosa la vita delle persone anziane, spesso pensionati che, fino a qualche anno fa, contribuivano in maniera determinante al sostegno dei figli e delle loro famiglie e che oggi sono finiti a chiedere aiuto alla Caritas perché non riescono a sostentarsi con la pensione?
Quello che può fare un'amministrazione è creare le condizioni che favoriscano la crescita: il rispetto della legalità nel lavoro e trasparenza nelle pubbliche amministrazioni, la lotta alla criminalità che assedia le imprese, una tassazione non oppressiva, eliminazione degli sprechi nelle amministrazioni.
Sempre la Cgil: "La Cgil è in campo per la lotta dei diritti delle fasce sociali più deboli e ritiene fondamentale la fase di contrattazione territoriale con le amministrazioni per garantire che le politiche di welfare siano operate nel segno dell'equità sociale. È un obiettivo su cui auspichiamo di trovare piena condivisione da parte dei futuri amministratori, senza alcuna distinzione di colore politico, nell'interesse esclusivo dei cittadini".
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