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I risultati del convegno sull'osteoporosi di Lecce, una vera minaccia nascosta

Data: 31/10/2001 - Ora: 12:51
Categoria: Politica

I risultati del convegno dell'altra sera a Lecce sul problema dell'osteoporosi sono stati allarmanti ma incoraggianti alla stesso tempo. Hanno partecipato al convegno il Dott. Maurizio Muratore, Direttore U. O. di Reumatologia dell' Ospedale A. Galateo S. Cesario di Lecce e la Dott.ssa Giuseppina Santacesaria, Dirigente I^ livello di Reumatologia dell' Ospedale A. Galateo S. Cesario di Lecce.
Di è parlato di una vera e propria malattia che interessa la maggior parte delle donne dalla menopausa in poi. Più in dettaglio si è detto che si tratta di una malattia cronica, progressiva e degenerativa, che aggredisce il tessuto osseo esponendolo al rischio di fratture da fragilità, si accanisce essenzialmente sulle donne dopo la menopausa per la loro conseguente ridotta capacità di produrre estrogeni, fondamentali per fissare il calcio nello scheletro umano.

In conseguenza di ciò a partire de 50 anni la maggior parte delle donne è esposta al rischio di fratture. Il dato emerge da una ricerca a livello nazionale effettuata da un istituto finalizzato alle indagini in campo sanitario, che ha condotto una ricerca sulla conoscenza dei pericoli dell’osteoporosi tra la popolazione femminile italiana.
Ma come affrontano le donne leccesi questo serio e preoccupante appuntamento con la vita? Secondo la ricerca, svolta intervistando come fonte primaria gli specialisti interessati al tema: ginecologici, ortopedici, internisti, a Lecce è emerso che: • Le donne affette da osteoporosi rappresentano il 56% • l’età media per la prima frattura in Puglia è pari a 67 anni.
• Una donna su due dichiara di essere a conoscenza dei gravi rischi che comportano le fratture.
• Il 70% delle donne vede nella prevenzione la strada più efficace per la lotta alle conseguenze dell’osteoporosi. • Ben il 55% delle donne pugliesi teme i possibili effetti dovuti ad una terapia ormonale sostitutiva.
Per questo motivo si riscontra un atteggiamento positivo nei confronti delle nuove terapie per curare l’osteoporosi, tra cui il raloxifene che ha dimostrato comportarsi come estrogeno nell’osso e come antagonista dell’estrogeno nei tessuti delle mammella e dell’utero.

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