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Data: 21/09/2001 - Ora: 10:20
Categoria:
Politica
"La secolare pratica della bruciatura delle stoppie, in particolar modo quelle dei campi a coltura cerealicola - osserva Pepe - è spesso causa di incendi che si propagano nelle aree circostanti e causano la devastazione di boschi e di coltivazioni agricole arboree e arbustive, con grave danno al nostro patrimonio ambientale. Va considerato, inoltre, il forte pregiudizio per le attività economiche dei nostri agricoltori e allevatori. Per non dire dello scempio ambientale che ogni anno rischia di modificare lo stesso paesaggio pugliese". Va sfatato, peraltro, il pregiudizio positivo che la pratica sia efficace per preparare i terreni alla semina. "Risulta anzi inutile e dannosa anche dal punto di vista agronomico - fa notare il capogruppo PPI - i potenti mezzi meccanici in uso oggi nei campi permettono un’agevole aratura anche in presenza di stoppie". Cade, quindi, l’alibi tradizionale che siano di ostacolo ad una buona aratura. Il fuoco ha pure un altro effetto negativo: inaridisce gli strati del terreno immediatamente al di sotto di quello superficiale, compromettendo così la fertilità dei campi, che perdono progressivamente l’equilibrio idrogeologico. Questi i presupposti dell’iniziativa legislativa, che prevede anche sanzioni per l’inosservanza, da 3 a 20 milioni e conferma le responsabilità per eventuali danni causati dall’incendio. La proposta sollecita inoltre l’abrogazione della legge regionale attualmente in vigore - con restrizioni e divieti solo nella stagione a forte rischio di incendi boschivi - e di ogni regolamentazione relativa a tempi, modi e condizioni per l’accensione delle stoppie.
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