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Foggia, condannate all'ergastolo le due "amiche" killer

Data: 10/02/2000 - Ora: 10:22
Categoria: Politica

Le due amiche Anna Maria Botticelli e Maria Filomena Sica sono state condannate all'ergastolo per l'omicidio di Nadia Roccia, uccisa nel garage della famiglia Botticelli, a Castelluccio dei Sauri, il 14 marzo 1998. La sentenza è stata emessa alle 20.04 dopo oltre nove ore di camera di consiglio. Tra la folla in aula, ad ascoltare il verdetto, la famiglia della vittima, non c'erano le due imputate. Anna Maria Botticelli e Maria Filomena Sica hanno confessato di aver ucciso l'amica Nadia, ma le contraddizioni e i misteri che la Corte ha dovuto esaminare sono state molte. A cominciare da ciò che Anna Maria Botticelli confessò a poche ore dal delitto: l'omicidio di Nadia le sarebbe stato "ordinato" in sogno del padre di Maria Filomena Sica, morto da 17 anni. C'è poi l'ora dell'omicidio: secondo il medico legale è avvenuto non oltre le 17.30, mentre le ragazze parlano delle 19. (MN)

C'è poi la lettera trovata sul cadavere di Nadia Roccia, risultata falsa, in cui la ragazza scrive di essersi suicidata perchè omossessuale. E ci sono le lettere sequestrate nelle case e nelle celle delle due amiche, tra cui una di minacce inviata alla Botticcelli da una persona che non si firma e che l'avverte di non fare il suo nome (per cui il pm sospetta che le due ragazze abbiano agito in concorso "con una persona da identificare"). Ma soprattutto ci sono frasi come "Lucifero è bello, sono stata anche io con il demonio", che le due donne pronunciano durante un colloquio registrato in Procura. E, infine, c'è l'accusa di Mariena Sica all'amica di averla plagiata.
Nelle videoregistrazioni che la corte d'Assise sta esaminando, Maria Filomena Sica spiega come compirono l'omicidio: "Quando mi accorsi che dal collo non c'erano più battiti cardiaci dissi ad Anna Maria che Nadia era morta e lei mi disse brava". Mariena Sica racconta di aver avvolto la sciarpa intorno al collo di Nadia ("Lei iniziò a dire: ragazze cosa state facendo?, mentre io continuavo a stringerle la sciarpa al collo"), e che quando Nadia tentò di liberarsi dalla sciarpa, a urlare "per attirare l'attenzione della gente che era all'esterno del garage", "Anna Maria mi incitava a stringere più forte e mi diceva di tapparle la bocca". "Ad un certo punto Nadia ha cominciato a scalciare", racconta ancora Mariena Sica. "Quando Nadia morì presi una corda e gliela avvolsi intorno al collo per simulare il suicidio".

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