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Data: 27/07/2023 - Ora: 09:38
Categoria:
Economia
Lo studio prende in esame tutte le imprese attive operanti in provincia di Lecce
"L’eccessiva frammentazione del tessuto imprenditoriale rappresenta uno dei principali freni alla crescita del Salento". È quanto sostiene Davide Stasi, direttore dell’Osservatorio economico Aforisma. La provincia di Lecce registra, ancora una volta, un aumento del numero delle aziende. Anche nel secondo trimestre di quest’anno, infatti, il saldo della nati-mortalità è positivo, confermando il trend dell’ultimo decennio.
Sarà la voglia d’impresa, sarà l’apertura della partita Iva vista come alternativa alla disoccupazione, sarà anche il crescente ricorso agli incentivi per l’auto-imprenditorialità. Sta di fatto che, da aprile a giugno scorsi, le iscrizioni al Registro delle imprese della Camera di commercio di Lecce, sono state 1.136, le cancellazioni 650, per un saldo di 486 attività in più. Il tasso di crescita trimestrale è stato dello 0,64 per cento.
«Oltre alla burocrazia, un forte freno alla crescita è rappresentato dall’eccessiva frammentazione del tessuto imprenditoriale – spiega Stasi – Va detto che il Salento è storicamente caratterizzato da una fitta rete di micro, piccole e medie imprese, ma questa peculiarità, che in passato ha consentito di sviluppare un sistema produttivo specializzato e molto flessibile, rappresenta oggi un elemento di rischio perché comporta una minore competitività su un mercato sempre più globale, con l’agguerrita concorrenza delle multinazionali e dei grandi player. Basti pensare alle difficoltà a cui tante imprese (operanti in forma societaria o collettiva) andranno incontro, proprio a causa delle ridotte dimensioni, nell’assolvimento dell’obbligo di approntare assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati, anche al fine di favorire l’emersione tempestiva della crisi, così come imposto dalla recente riforma della disciplina della crisi dell’impresa e dell’insolvenza. La sopravvivenza delle micro, piccole e medie imprese salentine – aggiunge Stasi – dovrà passare dalla "messa in rete" che sappiamo potrà dar vita ad attività capaci di esprimere intenti comuni ed interessi condivisi, nella consapevolezza che in tal modo possono aumentare non solo le economie di scala, ma anche la competitività sui mercati».
Nell’ultimo decennio, il settore che è cresciuto di più, ma solo in termini quantitativi, è quello dei servizi di alloggio e ristorazione. «A fronte di dati sulle presenze molto incoraggianti che, almeno sulla carta, sono semplici da conteggiare riscontriamo un impatto molto limitato sulla crescita della provincia di Lecce – sottolinea l’analista – Il modello salentino, infatti, conferma la sua bassa produttività, distogliendo risorse dai settori ad alto valore aggiunto, come manifatturiero e costruzioni. A meno che non cambi il modello di sviluppo turistico».
Lo studio prende in esame tutte le imprese attive operanti in provincia di Lecce, ad eccezione di quelle inattive e di quelle sottoposte a procedure concorsuali. In provincia di Lecce, si contano 20.770 esercizi commerciali all’ingrosso e al dettaglio; 9.909 ditte di costruzioni; 9.275 aziende agricole; 5.889 attività di alloggio e ristorazione; 5.097 attività manifatturiere; 3.450 altre attività di servizi; 1.972 attività di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese; 1.938 attività professionali in forma imprenditoriale; 1.316 attività finanziarie e assicurative; 1.288 attività immobiliari; 1.154 servizi di informazione e comunicazione; 1.086 ditte di trasporto e magazzinaggio; 1.060 attività artistiche, sportive e divertimento; 750 operano nella sanità e assistenza sociale; 408 nel campo dell’istruzione e 395 non ancora classificate.
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