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Ratto. Storia e caratteristiche del roditore più controverso

Data: 12/02/2019 - Ora: 10:46
Categoria: Attualità

ratto

Spesso e volentieri sono un vero problema delle nostre città

Il rattus comunemente chiamato ratto è un roditore appartenente alla famiglia dei Muridi. Il sovrappopolamento di questa specie è dovuto al fatto che si tratta di un mammifero straordinariamente prolifico (una femmina di ratto può partorire 12 cuccioli ogni 20 giorni per poi ritornare fertile e generare nell’arco di un anno fino a 100 ratti).

L’uomo ha sempre avuto un rapporto più che conflittuale con questo animale per diverse ragioni, prima fra tutte la presenza di malattie più o meno gravi di cui è portatore; in secondo luogo questo piccolo roditore causa danni alle coltivazioni e ai fili elettrici, per questi motivi l’uomo cerca di limitarne più possibile la presenza.

Facendo un passo indietro nella storia, per comprendere in che misura gli uomini temano i ratti è giusto ricordare di come nel tredicesimo secolo fu responsabile della più grande pandemia che coinvolse l’Europa: la peste nera.
La peste nera sterminò circa un terzo della popolazione dell’epoca, il roditore infatti infilandosi nelle navi mercantili, razziava e contaminava il grano trasportato e consumato dalle persone.
Questa malattia non lasciava scampo e la medicina non era in grado di fronteggiare un’epidemia così grave e d’incomprensibile origine.
Venivano impiegati metodi empirici legati a teorie, seppur di base errate, casualmente efficaci grazie al fatto che in base alla falsa credenza che la peste provenisse dai venti caldi e umidi del sud, i medici consigliavano di mantenere gli ambienti secchi attraverso il calore del fuoco: oggi sappiamo che le pulci dei ratti (alla base del contagio) sopravvivono meglio in luoghi freddi e umidi che in ambienti secchi e caldi.
L’accortezza di mantenere il calore negli ambienti, ha probabilmente tenuto a bada il contagio salvando dalla peste Papa Clemente VI barricatosi in Vaticano per tutto il tempo dell’epidemia.

Ad oggi, grazie all’avvento degli antibiotici e della medicina , la peste è un lontano ricordo, e le malattie che portano i topi sono raramente mortali, ma sarebbe un errore sottovalutare la loro carica infettiva, poiché vivendo nelle fogne, i ratti sono principale veicolo di un sacco di batteri pericolosi per l’uomo (tra cui la leptospirosi, malattia infettiva che se non curata tempestivamente con gli antibiotici, può portare alla morte.)
I topi vengono utilizzati dall’uomo come cibo per animali addomesticati (serpenti o rettili) e vengono selezionati come cavie da laboratorio a causa della loro analogie anatomiche con gli esseri umani.
In particolare la sperimentazione dei topo risulta utile in campi medi quali oncologici, genetici, tossicologici e farmacologici.
La scienza spera in un futuro non tanto remoto di poter far a meno di questa pratica, anche se nel 2011 in un articolo su Nature il 92% della comunità scientifica ammette l’indispensabilità della sperimentazione animale poiché ad oggi non esiste nessuna valida alternativa possibile.

Se nella cultura Occidentale il topo è un animale da evitare in qualsiasi modo, in altri posti come Thailandia, Indocina, Vietnam rappresenta una fonte di cibo squisito e ricco di proteine. Contrariamente a quanto si possa credere, questo piccolo roditore è stato sempre incluso nella dieta onnivora dell’uomo sin dalla preistoria e nel nostro continente (specialmente in Francia).
In Cina oggi vari ristoranti propongono piatti a base di topi escludendo qualsiasi malattia grazie al fatto che la carne provenga da esemplari ruspanti di campagna e perfettamente sani.
Salentonline consiglia una nuova lettura sul tema proponendo un’intervista a un ad un derattizzatore vs animalista per permettere ai lettori di conoscere le opinioni contrastanti da parte esperto e dall’altra una persona la cui morale non ammette nessuna tecnica di sterminio.

Autore: Susanna Conte

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