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L’esperimento: 15 giorni di dieta 100% bio abbattono i pesticidi

Data: 05/01/2018 - Ora: 10:10
Categoria: Attualità

pesticidi

Dal 7 gennaio riparte "Il Giardino del Bio", il mercatino di prodotti biologici organizzato da Legambiente a Taranto in Via Mignogna

Bastano due settimane di una dieta a zero pesticidi per abbattere e in alcuni casi azzerare il contenuto di inquinanti nelle urine di una famiglia italiana. Madre, padre, due bambini di 7 e 9 anni: per tutti loro, per quasi tutte le sostanze chimiche analizzate, si passa da livelli di contaminazione alti a quantità molto basse e spesso sotto i limiti di rilevabilità. La "decontaminazione" ha funzionato per alcuni degli insetticidi più utilizzati dall’agricoltura convenzionale (clorpirifos e piretroidi) e per il glifosato, l’erbicida contro cui si è mobilitata l’opinione pubblica e una parte della ricerca a livello europeo e non solo.

In complesso, su 16 analisi delle urine (quattro per ognuno dei membri della famiglia), ben 13 hanno dato risultati estremamente positivi, con significative differenze tra prima e dopo la dieta, e solo in un due casi non si sono registrati miglioramenti. In altre parole la dieta bio ha avuto effetto su oltre l’80% delle analisi effettuate. Un’indicazione importante del fatto che la chimica contenuta negli alimenti da agricoltura convenzionale – anche in presenza di cibi che rispettano le soglie stabilite di fitofarmaci, come capita nella maggior parte dei prodotti consumati in Italia – rimane e si accumula nel nostro corpo, con conseguenze che ancora non sono state totalmente studiate e comprese.

È quanto è emerso dalla campagna #ipesticididentrodinoi - promossa da FEDERBIO con ISDE-Medici per l’Ambiente, LEGAMBIENTE, LIPU e WWF Italia - che ha analizzato il contenuto dei pesticidi nelle urine di una famiglia italiana, prima e dopo una dieta 100% bio.
I risultati delle analisi, elaborate a Brema in un laboratorio accreditato (il Medizinisches Labor Bremen - MLHB), hanno dato risultati indiscutibili. L’insetticida clorpirifos, ad esempio, prima della dieta era presente nelle urine del bambino più piccolo con oltre 5 microgrammi per grammo di creatinina, un valore più di tre volte maggiore della media di riferimento che è 1,5 (microgrammi/g). Dopo quindici giorni di dieta biologica la concentrazione dell’inquinante è scesa a un valore di 1,8 microgrammi. Mentre nelle analisi del padre, Giorgio, la stessa sostanza – che era oltre tre volte la media di riferimento per la popolazione adulta– non è più rilevabile dopo la dieta.


Per il glifosato, dopo la dieta tutti i valori sono sotto la soglia di rilevabilità. In Giorgio raggiungeva concentrazioni pari a più del doppio della media della popolazione di riferimento (+116%): dopo 15 giorni di cibi senza chimica, le tracce di erbicida non ci sono più. E lo stesso è successo ai bambini. Prima dei 15 giorni, il più piccolo era a quota 0,19 microgrammi di glifosato per litro e la più grande a 0,16 rispetto a una media, per la popolazione di riferimento, di 0,12 microgrammi/litro: ora i residui di erbicida sono assenti.
Più complesse le analisi per rilevare, prima e dopo, la presenza di piretroidi. Per farlo, occorre analizzare le molecole che l’organismo stesso produce degradando le sostanze chimiche. I due metaboliti "sentinella" si chiamano Cl2CA e m-PBA. Per tutte e due le sostanze, le analisi della famiglia mostrano una diminuzione importantissima degli inquinanti: solo per Marta il valore rimane appena sopra la soglia di rilevabilità.
L’iniziativa crediamo debba spingere a una seria riflessione sul fatto che se cerchiamo ‘i pesticidi dentro di noi’ è molto probabile che li troviamo. Ma su questo non ci sono monitoraggi su ampia scala: è incredibile che ancora oggi ci si ponga in maniera molto vaga il tema dell’effetto dei pesticidi all’interno del nostro organismo. Misurare i livelli di inquinamento da fitofarmaci sui prodotti alimentari è il primo passo. Ma serve approfondire la conoscenza degli effetti che diverse e numerose sostanze hanno sulla nostra salute. Serve più ricerca, e soprattutto più ricerca indipendente dagli interessi economici.


Ci sono già state esperienze simili in altri paesi europei: in questo come negli altri casi i risultati delle analisi prima e dopo la dieta provano che il biologico è una risposta più che valida alla chimica nel piatto. Due sole settimane sono bastate a cambiare significativamente la quantità di pesticidi rilevabili.
Il biologico si conferma come la strada maestra per evitare i rischi chimici che sono associati direttamente al consumo alimentare, oltre che per garantire un ambiente sano per tutti. Per questo Legambiente organizza a Taranto, per il quarto anno consecutivo, Il Giardino del Bio, il mercatino di prodotti biologici che si svolgerà generalmente la prima domenica di ogni mese in Via Mignogna dalle ore 9 alle ore 14. Un'occasione mensile dedicata non solo a "fare la spesa" acquistando prodotti biologici, sani, gustosi, ma utile anche per parlare con chi li produce, conoscere la storia di quelli che ci piace chiamare cibi a "denominazione d'origine raccontata" e delle persone che ne hanno cura.


Si parte domenica 7 GENNAIO. I successivi appuntamenti saranno il 4 febbraio, il 4 marzo e il 25 marzo, per poi continuare dopo le festività pasquali. Con Legambiente ci saranno, a raccontare le ragioni di una scelta non solo di consumo, ma di vita:

- Chiara Soluna e Vito Castoro, dell'AgricoLa Leggera di Miglionico
- Pasquale Germano, dell'omonima azienda agricola di Rotondella
- Maria Stellato, titolare di azienda agro-zootecnica casearia di Chiaromonte
- Paolo Casulli, del 'azienda casearia Nuovo Muretto di Putignano
- Antonio Bernardi, dell'azienda agricola Clarabella, di Castellaneta Marina
- Nicola Ierinò e Maria Cristina Maragno, dell'Uovo di Dulcinea di San Mauro Forte
- Giuseppe Bonora, dell'omonima azienda agricola di Castellaneta
- Maria Castoro, della Masseria La Fiorita di Matera
- Francesco Colafemmina, dell'apicoltura La Pecheronza di Acquaviva delle Fonti
- Patrizia Mauro, dell'azienda agricola L'ape e la coccinella di Fasano
- Francesco Camporeale, dell'omonima azienda agricola di Molfetta

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