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Moria di pesci nel Canale Asso. Appello alle amministrazioni locali e ai volontari

Data: 10/01/2020 - Ora: 12:47
Categoria: Attualità

pesci moria

Salviamo i sopravvissuti, ma attenzione agli effetti collaterali

Da qualche giorno il canale Asso, nel tratto compreso tra Nardò e Copertino, è interessato da un’ampia moria di pesci rossi, adagiati nella parte centrale del canale, in totale assenza di acqua. Solo in alcune zone rimaste umide alcuni pesci sopravvivono, per il momento.

L’appello che il WWF Salento rivolge alle amministrazioni locali e ai volontari è quello di intervenire salvando i pesci ancora in vita, trasferendoli in fontane pubbliche e private e vasche (o acquari). Attenzione però a non liberare questi animali nell’ambiente naturale.

La causa della moria è molto probabilmente imputabile all’attuale mancanza d’acqua; i pesci, infatti, giacciono in un letto fangoso quasi totalmente secco, anche se, in passato, lo stesso canale Asso è stato al centro di diversi dubbi e perplessità per la qualità delle sue acque. In questo corpo idrico, infatti, s’immettono reflui provenienti da depuratori urbani e industriali, che potrebbe inficiare sullo stato di salute ambientale del canale e delle sue acque sotterrane che si immettono nella Vora del Parlatano, Nardò. Si rammenta, a questo proposito, che il Codice dell’Ambiente vieta espressamente gli scarichi nel sottosuolo e in acque sotterranee, seppur con alcune deroghe.

Il nostro appello si rivolge innanzitutto alle autorità competenti, al Consorzio di Bonifica di Arneo e all’Ente Provincia, perché si indaghi sulle cause di questi disastri ambientali, e si cerchi di prevenire che la situazione si ripeta, attraverso una gestione e monitoraggio attento del Canale, luogo di grande impatto ambientale e paesaggistico da riqualificare, valorizzare e tutelare.

I pesci tratti in salvo da alcuni nostri attivisti sono tutti riconducibili alla specie Carassius auratus, i pesci rossi domestici comunemente tenuti in acquari.

I C. auratus sono pesci della stessa famiglia delle carpe, originari dell’Asia orientale. Si sono diffusi in Europa a partire dal 1700 soprattutto in acque stagnanti e bacini artificiali, introdotti dall’uomo per contrastare la diffusione delle zanzare. C. auratus, infatti, si nutre delle larve di questi insetti, riducendone il numero. Negli anni passati nel Canale è stata rilevata anche la presenza di Gambusie, pesci con caratteristiche simili, anch’essi notoriamente utilizzati per la lotta alle zanzare.

Con il tempo sono emersi gli effetti collaterali di questa strategia. C. auratus è una specie alloctona ed altamente invasiva, nel nostro ambiente non trova predatori perciò si riproduce in maniera incontrollata, e inoltre, in spazi aperti e con abbondanza di cibo cresce fino a diverse decine di centimetri. Questi pesci entrano in competizione per le risorse con le specie locali; inoltre mangiano le loro uova e possono introdurre nuove malattie, alterando notevolmente l’ecosistema locale e la sopravvivenza delle specie endemiche acquatiche. Per questo motivo non vanno assolutamente liberati in corsi d’acqua fluviali o bacini.

Un’ulteriore richiesta d’aiuto è rivolta a istituzioni locali e volontari perché si traggano in salvo i pesci ancora vivi prima del totale disseccamento della zona. Ricordiamo, ancora una volta di non liberare assolutamente i pesci salvati nell’ambiente naturale, ma possono essere ospitati in vasche e fontane pubbliche o private e acquari. Invitiamo inoltre i cittadini, al fine di tutelate in futuro la zona interessata, a segnale alle autorità competenti la presenza di attività illecite.

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